Genova – Lo hanno denunciato perché camminava a piedi in via Borzoli, intralciando la circolazione dell’autobus di linea. Per questo Felice Dino Cadé rischia fino a un anno di carcere.
Felice ha un braccio al collo e non può guidare l’auto. Pensa di usare i mezzi pubblici ma “visto che gli autobus sono perennemente bloccati nel traffico e dovevo andare solo in piazza Pallavicini, a Rivarolo, ho deciso di andare a piedi perché avrei fatto prima io dell’autobus”.
Comincia così il suo racconto, mettendo in chiaro come sono andate le cose e ancora incredulo per quello che gli sta capitando: “All’altezza della trattoria La Baracchetta si sono incrociati due mezzi dell’AMT e l’autista mi ha fatto cenno di passare all’esterno dell’autobus, nel centro della strada. Io mi sono rifiutato e, accostandomi al muro, gli ho risposto che passasse lui. C’è stato un piccolo diverbio e poi è arrivata la Municipale”.
Dobbiamo precisare che in via Borzoli non ci sono marciapiedi né strisce pedonali e i residenti, ogni volta che entrano o escono da casa o dai pochi negozietti rimasti nel quartiere, giocano alla roulette russa.
Con il crollo del ponte Morandi, poi, la situazione è precipitata: la via è diventata un’importante arteria di collegamento con la Valpolcevera ed è perennemente congestionata dal traffico e percorsa dagli scooter che sfrecciano tra le auto con grave pericolo per i pedoni.
Lo stesso Felice ci racconta che il cane di sua mamma è stato ucciso qui, in via Borzoli, da un camion che ha incrociato un’auto e ha stretto la curva perché si è spaventato. Il cane era al guinzaglio. Da quel lato avrebbe potuto esserci la mamma di Felice, o un bambino tenuto per mano.
Una situazione invivibile resa ancora più assurda dalla denuncia per interruzione di pubblico servizio mossa contro un pedone che, tiene a puntualizzare Felice, stava seguendo le regole del codice della strada. E infatti precisa: “Io transitavo verso Rivarolo nella parte sinistra della carreggiata, quindi in senso contrario al flusso del traffico proprio come prevede il codice“.
Purtroppo non è sufficiente e i due agenti lo informano che riceverà una notifica. La lettera arriva puntualmente giovedì scorso. Ieri l’incontro con il difensore d’ufficio.
Felice è un pensionato e, andando a processo, si troverà a dover spendere un terzo di quella che è la sua pensione annuale perché camminava a piedi in via Borzoli.
“Questo non è più un Paese civile. Non siamo tutelati da nessuno”, accusa arrabbiato, “la Polizia Municipale che è intervenuta, invece di dire all’autista se si rendeva conto che aveva davanti un pedone con un braccio al collo, se la sono presa con me che andavo a piedi. Come è possibile essere denunciato per interruzione di pubblico servizio perché andavo a piedi a Rivarolo?”.
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Intanto, il 5 novembre prossimo, i cittadini di Borzoli e Fegino hanno organizzato una marcia di protesta a sostegno di Felice, “perché la strada è di tutti, soprattutto dei pedoni. Qui si è deciso di non gestire la mobilità ma semplicemente di far passare delle automobili. Adesso vogliamo avere la possibilità di muoverci nel quartiere, di attraversare la strada e uscire di casa per poter raggiungere quei pochissimi negozi e servizi che ancora ci sono”.
Annuncia così Antonella Marras, presidente del Comitato Spontaneo Cittadini Borzoli e Fegino, l’iniziativa “Camminiamo assieme” che partirà alle 17 dai giardini Montecucco e si snoderà per via Borzoli, perché “adesso”, conclude, “la pazienza è finita”.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.
È grave anche il fatto che sia morto un povero cane anche se non era un essere umano
Quello dichiarato dal signore non corrisponde assolutamente alla verità: i due autobus si sono fermati così come il traffico nei due sensi per far passare il signore (che non doveva essere li) al centro della carreggiata, lui si è piazzato davanti al bus dicendo che non si sarebbe mosso di la e che era l’autobus a doversi spostare.
ci ha tenuto bloccati per più di 20 minuti e solo l’intervento della municipale ha risolto il problema.
tra l’altro non aveva nessuna fascaiatura al braccio.
A questo punto stabilirà il giudice chi ha ragione o torto. Rimane il fatto che in quel punto il transito pedonale è consentito, ma se ci saranno discrepanze lo dirà sempre il giudice. Il nostro intervistato ha dichiarato che aveva il braccio ingessato – cosa che si nota anche dalle foto a dal video – e avrà modo di mostrare i referti nel caso ce ne fosse bisogno.
Rimane il fatto che una strada senza marciapiede, che peraltro è diventata una direttrice principale, non ha proprio senso. Grazie per il suo contributo.
E’evidente che uno dei due mente
Di sicuro non si è mai visto un posto al mondo dove i pedoni transitano al centro della carreggiata…