Genova –“Vendevano cappotti a 800 euro, che chiudano pure!”, oppure “Le commesse erano spocchiose”.
Questi sono solo due, due dei tanti commenti che rappresentano l’incomprensibile livore social contro i lavoratori della scomparsa Rinascente.
Ognuno ha in mano la “sua verità”, se la canta e se la crede, senza fare un minimo di approfondimento e senza impegnarsi in un ragionamento un po’ più articolato.
La chiusura del grande store nel centro di Genova non è figlia della presunta antipatia di qualche lavoratore, così come la sua sopravvivenza non sarebbe stata figlia della simpatia di altri.
Lo stesso vale per il “buco nero” dirimpetto, il Moody, esito delle gestioni economiche dissennate di QUI!Group.
Genova è prigioniera delle suelobbyche si spartiscono il territorio, che lo occupano e si perpetuano.
La casta dei boiardi è ben salda, tiene la barra a dritta con il vento in poppa ma contro gli scogli.
Al funerale simbolico della Rinascente, ieri sera, non c’erano politici “reggenti”.
Peccato.
Un’occasione persa per mostrare vicinanza a tutti quei lavoratori che stanno perdendo il posto. E sono moltissimi. Non ultimi i dipendenti delle aziende vicine al Morandi che è ancora lì, monco, in preda della politica in perenne campagna elettorale.
E mentre i vecchi politici si riciclano e quelli nuovi inaugurano anche le aiuole, la città si affloscia e non basterà mettere qualche alberello di Natale con le luci accese per interrompere il buio che ha colpito anche il centro di Genova.
Amen.
fp
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Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.