Ho il sospetto di essere stato colpito da un pericoloso virus regressivo, un’infezione contratta, probabilmente, dopo essermi occupato di gossip. Dalla relazione Salvini/Isoardi andata in fumo, al ritorno di fiamma, rilanciato una volta di più, fra Albano e Romina, sino al bacio fra penitenti/trash Corona/Argento.
Perciò torno alla politica, ma con l’animo del fanciullino. Per uno zibaldone ingenuo sulla politica nazionalpopolare, con in testa quel ritornello della penitenza che ti veniva assegnata di volta in volta.
E dunque DIRE
Tranne poi aggiustare il tiro, all’italiana – come un Materazzi qualunque, che provoca e poi nasconde la mano.
Percio’ il Di Maio che, in quanto a condoni, illiberale ha dimostrato una volta di più di non esserlo affatto, gli ha risposto su due piedi : “L’Italia non è un Paese illiberale e quando la Francia arriverà al nostro livello Pierre Moscovici “ci può fare uno squillo”.
Ecco sarebbe il caso che il concorrente e vicepremier ripassasse, e magari ampliasse un po’, il vocabolario, dove alla parola illiberale si legge: “Illiberale: Che viola la libertà e i diritti del cittadino. Sinonimo autoritario”.
Probabilmente confusa dal nostro esimio politico con la parola liberista, da liberismo termine per il quale la Treccani spiega: “liberismo: in senso ampio, sistema imperniato sulla libertà del mercato, in cui lo Stato si limita a garantire con norme giuridiche la libertà economica e a provvedere soltanto ai bisogni della collettività che non possono essere soddisfatti per iniziativa dei singoli (in tal senso è detto anche liberalismo o individualismo economico); in senso specifico, libertà del commercio internazionale o libero scambio, contrapposto a protezionismo”.
Benedetto italiano, verrebbe da dire. Un’ultima osservazione. Sembrerebbe che proprio il Di Maio abbia intimato al suo ministro alle infrastrutture Danilo Toninelli di smetterla di esternare a profusione e di tacere, dopo le ultime e innumerevoli gaffe. E stizzito abbia esclamato: “Per le dichiarazioni basto io”. Ecco, basta lui.
E quindi FARE
Il contratto, spiega la nota, “rappresenta un importante passo per l’introduzione delle turbine a gas di classe H di Ansaldo Energia e rafforza ulteriormente la collaborazione strategica di lungo termine tra Shanghai Electric e Ansaldo Energia. Il cliente finale del progetto della centrale da 800 MW di Minhang è Shanghai Electric Power, la maggiore utility operante nel campo dell’energia nell’area di Shanghai e controllata da State Power Investment Company”. Un accordo, insomma, con molti padri, che dimostra, ove ve ne fosse necessità, come Bucci sia sempre più il sindaco e commissario del fare. E poco importa se qualcuno, a migliaia di chilometri di distanza, in patria, e sul suol natio, è rimasto un po’ perplesso e si è un tantino adombrato di fronte alla scelta del sindaco/commissario di andarsene a spasso per il mondo in un momento tanto difficile per la sua città. Ma lui che è manager, e ragiona per obiettivi da conseguire, avrà avuto senza dubbio le sue buone ragioni. Diamogli fiducia. Una volta ogni tanto.
A seguire BACIARE
E poi LETTERA
Compito di un sindaco è anche quello di presentare la città che amministra al mondo, soprattutto in compagnia delle aziende della città che nel mondo hanno successo.
Io non scappo: sono tutti i giorni a Genova e lavoro a tempo pieno per la città e per i nostri concittadini senza sosta e senza pause. Come sta facendo l’intera amministrazione.
Ecco perché da sabato scorso sono a Shanghai per accompagnare grandi realtà industriali che hanno la loro base in città e che operano in tutto il mondo. Ho incontrato realtà di rilievo in ogni campo, incontrato investitori, parlato con esponenti del governo cinese per promuovere Genova, le nostre peculiarità, bellezze, opportunità. Per Genova e per il suo futuro. Nessuna fuga, cara Cristina. Non ci sottraiamo davanti a nessuna difficoltà (lo stiamo dimostrando…) e stiamo affrontando ogni accadimento con massimo impegno e notevoli risultati.
Non c’è onore in quel commento: può darsi tanti altri sentimenti che non credo di dover commentare”.
Con immediata e piccata risposta della Lodi che una volta di più mostra gli artigli: “Caro Sindaco visto che mi scrive tramite FB sono onorata della sua attenzione ma purtroppo sono preoccupata. Da quando lei e l’assessore Vinacci siete a governare avete viaggiato molto, promesso tanto. Ultimo esempio Rinascente: colossi dovevano venire ad assumere quelli che sarebbero stati licenziati. Ora Vinacci vuole usare i soldi (che non ci sono) del Decreto Genova. Risultato: 41 licenziati. Idem in tutte le vertenze aperte. Quindi la mia preoccupazione nasce dalla realtà delle cose. Lo dica per esempio ai lavoratori della Rinascente che trova investitori. Ad oggi vedo solo piu di 500 lavoratori nel settore commerciale senza lavoro da prima del ponte Morandi, vedo le sue promesse. Abbiamo un ponte fermo perché dice la Procura che non c’è proposta e che deve farla il Commissario. Quindi il tempo passa e i genovesi sono in ginocchio. Mi ha insegnato la politica che prima di promettere bisogna essere sicuri di fare. I sindacati oggi hanno dichiarato sui giornali che molti lavoratori credendo all’assessore Vinacci non hanno fatto certe scelte. Oggi questi lavoratori sono senza lavoro.
L’onore é una cosa seria .
Sono molto colpita dagli insulti che permette contro di me sul suo fb. Questo non fa onore a lei.
PS. onorata comunque della sua attenzione visto che ha tempo di leggere i miei post. Non é che ha dato a qualcuno il compito di seguirmi sui social? Non perda tempo con me…segua e legga i cittadini che le stanno dicendo tutto quello che non va”.
Ecco e qui mi viene da citare il titolo di una canzone d’antan di Domenico Modugno: “Piange il telefono”. Nel senso che un tempo, ahimè’ lontano, si usava dirimere questioni di questo tipo al telefono. E l’osservazione vale anche per il Di Maio e il Moscovici, sempre che i duellanti riescano ad intendersi in italiano, o in francese. Ma l’epoca dei social e della politica “gridata”, che fa spettacolo, purtroppo è questo… e molto altro.
Infine TESTAMENTO
E il Testamento lo vorrei dedicare a Carlo Calenda, una delle stelle del comatoso Pd in visita a Genova, alla Feltrinelli, per presentare il suo libro “Orizzonti Selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio”. Ecco cito testuale da “Il Secolo XIX”: “ “Servirebbe un maggiore spazio per le donne, anche nel nostro partito, l’ho ripetuto tante volte, avrei voluto una donna come segretario del Pd, ad esempio Roberta Pinotti”, Carlo Calenda, esponente del Partito democratico, a Genova per la presentazione del suo libro “Orizzonti selvaggi”, torna a supportare la genovese ex ministro della Difesa. Il Pd andrà a congresso nei prossimi mesi, dopo le dimissioni di Maurizio Martina ma secondo Calenda: “dovrà esserci una discussione sulle idee, non solo sui nomi, serve un Pd che alle prossime elezioni faccia fronte comune contro il sovranismo, serve una piattaforma allargata al mondo progressista, liberal democratico, social democratico, che alle prossime elezioni faccia fronte comune contro il sovranismo, altrimenti si configura un rischio Venezuela o un rischio Argentina”. Su quale sia oggi il suo ruolo all’interno del Pd, Calenda risponde: “Cercare di dargli una svegliata”.
E, a parte l’endorsement per l’ex ministro della difesa genovese, senatore da qualche tempo in letargo, a far parlare è quel riferimento alla “piattaforma allargata al mondo progressista, liberal democratico, social democratico” che ha scaldato i cuori di molti… “liberali” o “liberisti”. Al ministro del Lavoro Di Maio, se ne è in grado, il compito di svelare l’arcano. Rimane il sospetto sull’interpretazione di quella stessa frase che ha gettato in ambasce la sinistra radicale. Sia nel caso di un probabile ideologico lascito testamentario sia nell’eventualità, più o meno remota, di una possibile evoluzione della malattia. O, persino, nell’ipotesi di decesso e di una improbabile, fideistica, resurrezione.
Giona


Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.