“Politiche costituzionali per le riforme”. La Costituzione come antidoto al neoliberismo

Dopo la caduta delle grandi ideologie anticapitalistiche del ‘900 e con l’ascesa della globalizzazione, anche il nostro Paese si è piegato con disarmante naturalezza al dio neoliberista, creando nuove forme di schiavitù: i precari, gli esodati, intere generazioni sono state sacrificate al volere del capitale transnazionale, tagliando le tutele del lavoro e facendo un favore alle multinazionali.

Complici i trattati europei come quello di Maastricht (1992), che ha sancito l’Unione economica e monetaria (UEM), i governi che si sono susseguiti alla guida del nostro Paese – e non solo – hanno di fatto dato il via libera alla delegittimazione delle politiche economiche nazionali e tradito i principi costituzionali tesi, invece, a un’economia cosiddetta mista, cioè con una forte presenza del pubblico a garanzia di alcuni settori essenziali come la scuola, la sanità o l’energia.
Così è nata la stagione della deregulation e delle privatizzazioni.
Così sono nati i vari TTIP e CETA, i trattati di libero scambio Usa-Ue (TTIP) e Canada-Ue (CETA), un altro favore alle multinazionali.
Il profitto come misura di tutte le cose.
Finché  la classe politica non hanno perso il controllo dell’economia ed è diventata pedina nelle mani di nuovi e spregiudicati attori.

Sono questi i temi sui quali l’ultimo libro di Luigi Fasce, “Politiche costituzionali per le riforme”, ci invita a riflettere. Perché è nei principi costituzionali che troveremo gli anticorpi a un mondo che blocca le persone mentre permette a merci e finanze di circolare liberamente.

Simona Tarzia

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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