Genova – Ieri era domenica.
Una bella domenica di sole come non ne vedevamo da un po’, presi da allerte, mareggiate, frane e smottamenti.
Una domenica perfetta per visitare Villa Croce, il parco sul mare, il belvedere, la collezione permanente di opere d’arte contemporanea.
L’orario di apertura è lungo: dalle 10 alle 18e30 sta scritto sul sito, ma con una breve nota “visitabile su appuntamento”.
Andiamo ugualmente.
Quando arriviamo sul posto, la prima cosa di cui ci rendiamo conto è che la natura è affidata per lo più a chi la violenta.
Bottiglie di plastica incastonate nelle siepi, cartacce, scritte a pennarello sulla segnaletica che dovrebbe indicare al pubblico la presenza di un museo all’interno del parco.
Una zona in dissesto.
Anche le persiane senza stecche ti guardano, abbandonate, dalla facciata della villa che dà sul mare.
Il museo è vacante.
Ricorda la sua esistenza solo la lastra di marmo all’ingresso del book shop: “Questa ariosa villa patrizia perché ospitasse un museo, il circostante terreno per pubblico giardino, Andrea Croce con nobile cuore genovese per onorare la memoria dei propri genitori, Gio Giacomo Croce e Rosa Casaretti, lasciò alla città natale riconoscente”.
Simona Tarzia
[vc_video link=”https://youtu.be/CAGruplbd5E”]
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.