Crollo del Morandi: gli sfollati e tutti gli altri

Cade un ponte, per quali motivi lo stabilirà la magistratura, e improvvisamente ti ritrovi separato dalle tue cose, dalla tua quotidianità, dagli affetti delle persone che non hai più ma che rimangono tangibili tra i muri di casa tua.
Abbiamo in testa le parole di un abitante che ostinatamente rivoleva “la sua casa e le sue cose”, in un tragico gioco di parole che rendeva benissimo il dramma che molte persone stanno vivendo ancora da quel 14 agosto.
L’intervento tempestivo delle amministrazioni locali ha fatto sì che “gli sfollati”, diventati una vera e propria categoria sociale genovese, trovassero una dignitosa sistemazione.  Almeno così ci è stato raccontato. 
In questi mesi abbiamo sentito parlare molto di Via Porro e Via Fillak, le due strade direttamente interessante dalla minacciosa presenza di quel che resta del Morandi, abbiamo sentito le parole e le paure dei portavoce dei comitati, le cifre, i rimborsi, le quotazioni. E il tutto ha preso una piega leggermente più “materiale” perché, alla fine dei giochi, le bollette, le tasse, i mobili, li paghi con il vil denaro. 
Nel Decreto Emergenze le abitazioni che presumibilmente saranno demolite (ma bisogna attendere un progetto per capire bene cosa succederà) verranno valutate 2.025 euro al metro quadro, più una doppia indennità di 45.000 euro e di 36.000 euro per l’ improvviso sgombero. Un esempio: per un alloggio di 100 metri quadrati, l’indennizzo totale sarebbe di 283.500 euro.
Se consideriamo che il valore di alcune abitazioni di quella zona oscillava tra 600 e 800 euro a metro quadro, chi non ha avuto lutti in famiglia potrà anche accettare di buon grado le cifre che arriveranno.

Un altro capitolo riguarda il florilegio di urbanisti, ingegneri e architettie le proposte di ricostruire la piccola comunità in una zona che possa ospitarla tutta purchè sia ben servita dai mezzi, vicina a negozi e servizi, e con tempi certi di realizzazione. 

Per ricostituire questa comunità, si era anche valutata l’ipotesi di una zona a Fegino, che notoriamente è un quartiere “ben servito” e conosciuto da tutti per l’aria salubre e il traffico scorrevole.
Nel mazzo delle opzioni  non poteva mancare la collina degli Erzelli, grande cantiere da parecchi anni, e dove per scendere a valle bisogna prepararsi  con largo anticipo per acchiappare il 128 che passa ogni 40 minuti.

Forse sarebbe il caso di fermare le velleità di qualche professionista che vorrebbe consumare altro territorio, in una città che ha già troppe case vuote, in sofferenza idrogeologica e che, non solo per il crollo del ponte, è destinata a una decrescita demografica sensibile nei prossimi anni.

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