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In Italia si riscontrano circa 3.500-4.000 nuove infezioni da HIV ogni anno e oltre un centinaio di queste diagnosi riguardano la Liguria, quarta regione per registrazione di nuovi casi.
“È un numero grande di per sé, ma quello che preoccupa è che sono cinque anni che non c’è calo”, segnala Giovanni Cassola, Direttore Medico S.C. Malattie Infettive Ospedali Galliera, che poi indica la disinformazione e l’ignoranza come gli ostacoli da superare per ridurre questi numeri allarmanti.
E, infatti, continua: “È segno che non c’è consapevolezza di questa possibilità di acquisire l’infezione, segno che ci sono portatori – quelli che noi chiamiamo “il sommerso” – che non lo sanno e continuano a propagare l’infezione”.
Un dato sostenuto anche dalle statistiche che indicano come il 40% delle nuove infezioni si scoprano in atto già da diversi anni, in uno stadio avanzato “nel quale le difese immunitarie, in particolare i linfociti che sono il bersaglio principale del virus, sono già ridotte al di sotto della soglia di sicurezza”, spiega Cassola che chiarisce come, in questi casi, ci sia un pericolo reale che i pazienti infetti da HIV manifestino la malattia conclamata, ossia la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita (AIDS), e siano esposti a una serie di infezioni e malattie che possono condurli alla morte.
“Quali malattie possano colpire questi cosiddetti late presenters, varia da soggetto a soggetto. Parliamo di polmoniti gravissime con insufficienza respiratoria, infezioni cerebrali o neoplastiche di altissima difficoltà nella terapia. Può succedere di tutto. Ci sono casi in cui non si arriva mai nemmeno a incominciare la terapia antiretrovirale”, commenta ancora Cassola che quindi sottolinea come la sfida sia arrivare a una diagnosi di sieropositività precoce, perché con le terapie esistenti “riusciamo, pur non eliminando il virus, a contenerlo in quelli che chiamiamo i santuari del nostro organismo – come alcuni linfonodi intestinali o il cervello – dove il virus rimane senza più diffondersi. Questo è dimostrato con il dosaggio della carica virale. Una persona che sia in trattamento corretto, non ha virus rilevabile nel sangue e, durante la regolare assunzione della terapia, non è contagiosa“.
Questa è una delle ragioni per cui è importante conoscere il proprio stato e dunque fare il test, ma è anche un motivo in più per non discriminare chi, con l’HIV, fa i conti ogni giorno.
Per non abbassare la guardia, il 1 dicembre, Giornata Mondiale di Lotta all’AIDS, in contemporanea con altre 39 città italiane, anche a Genova sarà possibile effettuare gratuitamente il test salivare rapido presso lo stand di ANLAIDS, all’angolo tra viale Sauli e via S. Vincenzo.
“Quello che importa è farlo”, conclude Cassola, “perché è solo eseguendo i test a tappeto che riusciremo a vincere la battaglia”.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.