Bernardo Strozzi (1581-1644) a soli sedici anni, nel 1597 entrò nell’ordine dei Francescani presso il convento di San Barnaba, sulle alture di Genova.
Dotato di un talento straordinario, dipinse in quasi tutte le chiese importanti della città. Ben presto il saio gli divenne “stretto” perché non sopportava la vita monacale. Accampando problemi familiari, riuscì a lasciare il convento, seppur temporaneamente. Si dedicò, in questo modo, alle opere ordinate da committenti di tutta la città ed anche fuori. In città sfruttò la protezione di importanti famiglie dell’aristocrazia genovese come i Doria e i Centurione.
Dipinti come “Madonna con bambino e San Giovannino” lo posero sovente al centro di critiche per il suo ritrarre il soggetto in modo disinibito, con un piede nudo fuori dalle vesti ed abiti poco curati, stante che le tele erano spesso firmate con il suo nome di rappresentante del clero “Presbyter Bernardus Strozzius”. Col passare degli anni la sua tecnica si avvicinò sempre di più a quella del Caravaggio con studi severi sulla profondità, sul chiaroscuro e sul realismo dei soggetti.
Ormai padrone di una linea stilistica ben precisa, aprì in Genova una bottega pittorica ben avviata nella quale continuò l’attività con soggetti popolari, il cui più riuscito e famoso fu “La cuoca”, un lavoro del 1625 che in realtà ritrae in modo vivace una lavorante che spenna della selvaggina. Palese è l’influenza in opere di questo tipo della scuola fiamminga, che all’epoca andava per la maggiore nella città di Genova, con pittori come Rubens e Van Dyck le cui opere venivano commissionate spesso dagli stessi dogi per ritrarre la famiglia come oggi si fa da un fotografo.
Cessati i motivi familiari che lo avevano allontanato dal convento (la sorella nubile, che si sposò – la madre anziana, che morì), il Papa in persona gli ordinò di tornare in convento. Conobbe anche per un certo periodo la prigione, prima di essere reinserito all’interno del convento di San Barnaba. All’epoca l’Inquisizione era pronta ad “investigare” qualsiasi abbandono di fede e dimessamente lo Strozzi ubbidì. Fino all’occasione di tagliare la corda. Scappato ed imbarcatosi per Venezia, non fece più ritorno a Genova. A Venezia trovò una nuova patria e fondò una scuola pittorica. Qui fu sepolto ed ivi giace dal 1644.
Le sue opere sono custodite in musei e pinacoteche di diversi continenti. A Mosca, Vienna, Kansas City, Londra, Monaco e naturalmente nei musei genovesi.
Giovedì 20 dicembre 2018 alle ore 17.30 Franco Bampi e Mauro Salucci presenteranno il primo volume della collana “I Sestieri di Genova” (2018) edito da De Ferrari e dedicato ai sestieri di Portoria e del Molo. La presentazione avverrà all’interno dei locali della libreria LIBRACCIO di Via Cairoli 4 – Genova, già storica libreria Bozzi.
Mauro Salucci è nato a Genova. Laureato in Filosofia, sposato e padre di due figli. Apprezzato cultore di storia, collabora con diverse riviste e periodici . Inoltre è anche apprezzato conferenziere. Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive di carattere storico. Annovera la pubblicazione di “Taccuino su Genova” (2016) e“Madre di Dio”(2017) . “Forti pulsioni” (2018) dedicato a Niccolò Paganini è del 2018 e l’ultima fatica riguarda i Sestieri di Genova.
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