Dopo i primi anni del secondo dopoguerra, quando il rilancio dell’economia fu affidato ad aziende pubbliche, abbiamo visto la stagione delle grandi privatizzazioni che non hanno quasi mai dato i risultati sperati.
Oggi questo confronto/scontro lo abbiamo intercettato sulle vicende delle farmacie pubbliche che per molti rappresentano un presidio sociale imprescindibile, per altri una fonte di spreco di denaro pubblico. Con i dovuti distinguo, soprattutto nei bilanci, non ci possiamo sottrarre dal verificare che l’esternalizzazione dei servizi pubblici è tenuta in grande considerazione dalle amministrazioni attuali.
“Si tratta di una piccola grande rivoluzione perché la società delle farmacie comunali di Firenze non dovrà guardare più solo agli aspetti del profitto e del fatturato, che sono comunque obiettivi aziendali, ma dovrà guardare al beneficio pubblico che l’attività della gestione delle farmacie porta su tutto il territorio. In concreto, ciò vuol dire potenziare tutti quei servizi che servono ai cittadini, al di là della vendita dei farmaci. Penso alle prenotazioni degli esami che si possono fare direttamente in farmacia attraverso il Cup, alle prestazioni varie che vengono offerte come, ad esempio, la misurazione del colesterolo e della glicemia, ma anche al trasporto dei farmaci a domicilio e al kit bebè donato ai genitori dei nuovi nati residenti a Firenze. Le farmacie comunali diventano sempre di più un centro che offre servizi socio-assistenziali di base per i cittadini, sono un collante per la nostra comunità e un luogo dove non si compra solo i medicinali ma si ricevono molti servizi”.
Queste le dichiarazioni del Sindaco di Firenze, Dario Nardella, rilasciate con una nota il 20 marzo 2018.
Il 28 dicembre, una delibera approvata dal Consiglio Comunale trasforma AFAM, l’azienda che gestisce le Farmacie Comunali di Firenze, in “società benefit” con il 20% a capitale pubblico e l’80% ceduto a Apoteca Natura SPA, mettendola così tra le più importanti aziende benefit e tra le prime società in Europa a capitale misto.
Le questioni non migliorano sul fronte romano dove, dopo ben 6 anni, Farmacap, l’Azienda Farmasociosanitaria Capitolina, è ancora commissariata.
La minaccia concreta, visti i risultati economici negativi e il rischio del fallimento, è la vendita, e ad un prezzo che sarà inevitabilmente più basso di quello che il Comune avrebbe spuntato appena un anno fa.
La giunta Raggi, che aveva cavalcato in campagna elettorale il mantenimento pubblico delle 43 farmacie romane, vedrebbe fallire così il progetto di risanamento, e la cessione ai privati sarebbe il copia incolla degli intenti della giunta Marino che ne voleva la vendita.
La vicenda delle farmacie comunali genovesi è storia recente. L’11 dicembre 2018, con 24 voti favorevoli e 14 contrari, l’amministrazione Bucci ha dato eseguibilità immediata alla vendita delle 8 aziende, prevedendo un incasso di circa 10 milioni di euro.
Quando si dice che certe decisioni non sono più una questione di bandiera politica.
fp
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.