Sono 31 le aziende RIR censite dal Ministero dell’Ambiente in Liguria, 16 solo nel territorio genovese
Roma – Sono 31 le aziende a rischio incidente rilevante (RIR) censite dal Ministero dell’Ambiente in Liguria, 16 solo nel territorio genovese dove, realizzate in aree altamente urbanizzate che ne subiscono anche le pericolose infrastrutture, convivono con case e scuole (QUI l’inventario nazionale).
Tutto nei limiti di legge. Almeno per ora.
Proprio ieri, infatti, una delegazione di “Altra Liguria” ha consegnato nelle mani del Presidente della Camera, Roberto Fico, la petizione che l’associazione ha lanciato un anno fa per estendere la normativa Seveso III – cioè il D.lgs. 105/2015 sul “Controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose” – anche alle infrastrutture come oleodotti o gasdotti.
Si tratta di impianti che. al momento, transitano sotto alle nostre case, nei nostri fiumi e sotto alle nostre strade senza che ci siano obblighi di manutenzione e controllo pubblico, lasciati alla buona volontà delle aziende che ne usufruiscono.
Un vuoto normativo tragicamente sottolineato dall’incidente di Fegino del 17 aprile 2016, quando unatubazione dell’oleodotto interrato che collega i depositi petroliferi Iplom alla raffineria di Bufala è esplosa, causando uno sversamento di 700.000 litri di petrolio.
“Siamo soddisfatti di quello che siamo riusciti a fare perché la nostra è stata una battaglia che è partita dai comitati cittadini locali che abbiamo voluto sostenere. È una goccia ne mare, ma è goccia dopo goccia che si possono tenere dei risultati”.
Commenta così Simonetta Astigiano, Presidente di Altra Liguria, il grande risultato raggiunto con la petizione, che ha raccolto 5.000 firme e ha dato lo spunto per una proposta di legge di modifica del campo di applicazione della Seveso.
Un iter legislativo che non si presenta brevissimo perché toccherà gli interessi rilevanti di aziende sulle quali graverà il costo di adeguamento degli impianti, ma che pare trovare un alleato nel Presidente Fico che ha dichiarato: “Tante le situazioni tragiche nel nostro Paese. Non possiamo andare avanti così, occorre fare le riforme e andare avanti di pari passo anche con le bonifiche”.
“È stato un momento importante perché siamo riusciti a portare in questo palazzo il territorio e i cittadini che dopo una raccolta firme hanno consegnato al Presidente Fico la petizione allegata alla nostra proposta di legge”, dichiara Roberto Traversi, deputato ligure del M5S e primo firmatario della proposta, che poi aggiunge: “Gli interessi che andremo a toccare sono pesanti, ma anche il problema lo è e dunque vedremo di correre con questo iter. Mi sembra che già il Presidente abbia dato una sua manifestazione d’interesse”.
Quanto ai tempi, la parola ora passa alla Commissione Ambiente, quindi si dovrò trovare l’intesa per calendarizzarla. Insomma, serve la volontà politica “altrimenti resterà solo una proposta in un cassetto”, conclude Traversi.
Si tratta di una vittoria importante anche per gli abitanti di Fegino che da quasi tre anni “stanno lottando contro i mulini a vento”, precisa Antonella Marras, coordinatrice Altra Liguria e presidente del Comitato spontaneo Borzoli e Fegino, che sottolinea: “Abbiamo preso coscienza di quali siano i nostri diritti, cioè vivere in un ambiente salubre e sicuro. Se riusciremo davvero a sollecitare il Presidente Fico perchè sostenga la nostra proposta di legge, significherà poter avere un piano di emergenza esterna anche per le tubature e non ritrovarci più come il 17 aprile 2016, quando è stato solo grazie all’intervento dei Vigili del Fuoco che si è messo un argine a una situazione che non aveva assolutamente alcun coordinamento”.
“Questo rappresenta per noi un grande risultato”, dichiara Danilo Zannoni, coordinatore Altra Liguria, che avverte: “Non ci fermeremo qua perché la conversione eco sostenibile dell’economia non è più rinviabile e la tutela del territorio e della salute dei cittadini è prevista dalla nostra Costituzione”.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.