L’incubo del Trasporto Pubblico Locale
Ho avuto un brutto incubo: in una notte buia e nebbiosa Bucci e Balleari, si muovevano furtivi in un bosco portando sulle spalle un grosso tappeto arrotolato.
Arrivati in una radura il Sindaco diceva al suo vice di scavare una buca, ovviamente questi non era molto contento ma comunque tra mille fatiche riusciva nel suo intento. I due poi, srotolando con arte il tappeto, rovesciavano nella buca il cadavere di un tizio in giacca e cravatta, griffata Ferrovie dello Stato, che indossava la spilla di BusItalia.
Scambiatosi il cinque, i nostri eroi ricoprivano la buca e, saltellando felici, si allontanavano da quel luogo lugubre, senza rendersi conto che nascosta tra i cespugli c’era una vecchia insegna di legno con su scritto ‘PET SEMATARY’.
Il sogno finiva come nelle tradizioni dei miglior film horror: tuoni, lampi e l’inizio di un temporale che si abbatte sulla radura e dopo qualche secondo ecco che dal tumulo di terra smossa sbuca improvvisamente la mano del tizio di BusItalia.
Il risveglio
Mi sono risvegliato di botto trattenendo un urlo, poi scrollando la testa sono scoppiato a ridere.
Che assurdità vero? Mi dico che il tira e molla degli ultimi anni deve avermi provato la psiche, poi ripenso al fatto che le pulsioni alla privatizzazione selvaggia dovrebbero essersi fermate nella mia città, visto che l’attuale amministrazione comunale di Genova e il management di Atp e Amt hanno da poco ribadito l’avvenuto avvio della procedura di iscrizione di Amt al registro Anac e confermato il percorso per raggiungere l’affidamento ‘in house’ del servizio urbano ed extraurbano entro il 31 dicembre di quest’anno.
Questa cosa, ripeto dentro di me, permetterebbe finalmente di pianificare con serietà il futuro del tpl dell’area metropolitana e lascerebbe almeno quindici anni di quiete al nostro comparto, importantissimo per lo sviluppo della città.
Mi alzo dal letto rinfrancato, faccio le mie cose e davanti a una tazza fumante di caffè, mi metto a compulsare come ogni mattina le notizie dal tablet e il sorriso dopo poco mi muore sul volto trasformandosi in semi paresi.
Penso che forse è tipo nel film “Nightmare on Elm Street”, in cui la protagonista crede di essersi svegliata dall’incubo, ma invece lo sta ancora vivendo, rileggo il titolo certo di aver avuto le traveggole “BusItalia ed Autoguidovie impugnano l’affidamento in house”!
Le dichiarazioni dell’Ad di Ferrovie dello Stato
Aspetto un attimo in attesa del mio secondo e concitato risveglio… Niente, è tutto vero.
A ben vedere la cosa non avrebbe dovuto cogliermi così di sorpresa. D’altronde, un anno fa, l’AD di allora Renato Mazzoncini, ora sostituito da Stefano Rossi, aveva dichiarato in tono quasi minaccioso che avrebbe potuto anche decidere di far intervenire l’antitrust in caso di conferma, da parte della Giunta Bucci di mantenere il trasporto pubblico in house.
Detto fatto.
Busitalia e Autoguidovie, cioè il ramo extraurbano del gruppo, non ci stanno e presentano (separatamente) ricorso al Tar.
Non stupisce la reazione scomposta e irritata del colosso di proprietà delle FS che, nel suo piano industriale, ha fissato la conquista del 25% della quota Tpl entro il 2025.
Una torta che vale quasi 5 miliardi di euro l’anno per quindici anni. Un tesoro da 60 miliardi di euro da spolpare.
Per questo si oppone a qualunque decisione di internalizzazione del servizio e spinge per andare a gara ovunque, nelle grandi città, come Milano, Roma, Torino e Genova, così come si presenta puntualmente in tutte le realtà dove le gare vengono fatte.
Busitalia, un privato all’italiana
BusItalia è un privato all’italiana, teniamolo a mente, ovvero è parte delle Ferrovie dello Stato e di conseguenza investe soldi pubblici (cominciando ad acquisire fette di mercato estere, vedi il caso dell’olandese Qbuzz) comportandosi però come il peggior privato, ovvero recuperando risorse per sé, abbattendo il costo del lavoro, effettuando tagli alla contrattazione di secondo livello, tagli alle linee, aumentando il prezzo del biglietto ed esternalizzando i processi manutentivi, e peggiorando la qualità del servizio.
Basta chiedere a realtà dove è già successo, come Firenze, l’Umbria, Padova e Salerno.
Non solo.
Anche il comportamento tenuto durante le Gare di affidamento non è dei più trasparenti. Non è un caso che ovunque ci sia stata la presenza di BusItalia, spesso si sia passati all’annullamento delle gare (vedi Parma e Toscana).
La posizione del sindacato
Senza tanti rigiri di parole, visto che concordo al 100% con la comunicazione rilasciata ieri dal sindacato Or.S.A. sulla sua pagina Fb, faccio un bieco taglia e incolla: “… Il segreto di un buon Tpl non sta nel privatizzare, ma nell’investire con capacità e conoscenza nello sviluppo del Tpl, che passa dal potenziamento della metropolitana, alla creazione di una tranvia e assi protetti filoviari, dalla fusione di Amt con la realtà extraurbana (Atp) all’assorbimento della gestione dei parcheggi a pagamento (Genova Parcheggi).
A Genova si sta già cominciando a guardare seriamente in questa direzione, parlando di potenziamento del Capitale Sociale, ventilando forse una possibilità di internalizzare nuovamente i processi manutentivi e iniziando lo svecchiamento e riconversione green del parco bus, del progetto di massima per la riapertura di una nuova rimessa, del restauro e la riconversione di quelle già esistenti, di riorganizzazione ed efficientamento interno e di assunzione di nuovo personale tramite due selezioni. Come sindacato di categoria e come lavoratori vogliamo credere che l’amministrazione locale continui su questa strada, come addetti ai lavori invece saremo lieti di poter dare il nostro contributo fattuale di proposte e di idee, come abbiamo sempre fatto, perché siamo certi che BusItalia e Autoguidovie usciranno per l’ennesima volta da un ricorso con le ossa rotte. Per tre semplici motivi: 1) Non esiste alcuna legge che imponga la privatizzazione (anche se i Governi precedenti ci avevano provato, per esempio con la Legge Madia). 2) Nessun privato può dettare l’agenda politica ad una Giunta democraticamente eletta. 3) I Servizi Pubblici sono tali solo quando garantiscono la socialità, e questa francamente non ci risulta essere uno degli asset principali di nessun piano industriale dei privati”.
Ecco francamente meglio non sarei riuscito a dirlo.
Come finirà questo incubo? Avrà un happy end tipo “IT”, in cui il mostro muore per sempre, oppure finirà male tipo “La notte dei morti viventi”, in cui tutti i protagonisti muoiono?
Attualmente mi sento come Ash de “La Casa – Evil Dead”, assalito all’improvviso da quel mostro che credevo sconfitto e quasi certo che ci saranno altri sequel.
Barnaba
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