Genova – 1801 panetti di cocaina purissima, mezzo miliardo di euro di valore di mercato, 40 uomini impiegati solo in porto e 2 tonnellate di sale.
Sono i numeri dell’operazione “Neve Genovese”, il più ingente sequestro di cocaina effettuato in Italia negli ultimi venticinque anni.
Le attività, coordinate dalla DDA di Genova, sono state svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e dal II Gruppo che hanno collaborato, a livello internazionale, con la Armada Colombiana, le autorità britanniche e la Unidad Central de Droga y Crimen Organizado di Madrid.
La cocaina, proveniente dalla Colombia, si trovava all’interno di un container caricato sottostiva sulla motonave “Banak”, un mercantile partito dal porto di Turbo e che aveva come destinazione ultima il porto di Barcellona.
Lo stupefacente apparteneva a diverse organizzazioni di narcotrafficanti associate al gruppo armato organizzato conosciuto come il “Clan del Golfo”.
[vc_video link=”https://youtu.be/ICIHCNKSoB0″]L’operazione, che deve il suo nome non solo alla cocaina ma anche alla neve che il 23 gennaio scendeva abbondante su Genova, è stata condotta con astuzia da James Bond.
40 finanzieri, in 4 ore, hanno sostituito la cocaina con 2 tonnellate di sale e creato il clone del sigillo del container per non destare sospetti.
Una volta partito, il container è stato monitorato fino al porto di Barcellona dove un cittadino spagnolo di 59 anni, incaricato all’estrazione dello stupefacente dal porto, è stato arrestato.
LE ROTTE DEL NARCOTRAFFICO
Dal Sud America verso l’Europa, i corridoi del narcotraffico seguono le rotte caraibica e mediterranea.
Una logistica complessa che passa dal porto di Cartagena, in Colombia, da quello di Santos, in Brasile, e poi attraverso altre località dell’Honduras.
Esiste, inoltre, una certa mobilità all’interno dei paesi dell’America Latina. Il Perù, ad esempio, che è il secondo produttore al mondo di cocaina, trasporta la merce in Bolivia con i voli della droga, per poi farla partire da lì.
C’è molta effervescenza nel mondo del narcotraffico, soprattutto da quando sono stati smantellati i cartelli storici, come quello di Medellin, e dopo che la struttura verticistica è stata sostituita da quella reticolare che consente la sostituzione immediata delle cellule individuate e smantellate dalle forze dell’ordine.
Nel caso della motonave Banak, in particolare, lo stupefacente è partito dal porto di Turbo, nella parte meridionale del Mar dei Caraibi, ai confini tra Panama e Colombia.
IL RUOLO DEL PORTO DI GENOVA
Emerge dai sequestri effettuati a partire dal 2013, che il porto di Genova ha sostituito, insieme a quelli di Livorno e Savona-Vado, lo scalo di Gioia Tauro nel suo ruolo di crocevia delle rotte internazionali della droga.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.