Genova – Il crollo del potere d’acquisto delle famiglie e il calo dei consumi, l’aumento del commercio on line, e la concorrenza delle grandi catene e dei discount stanno alla base delle difficoltà che incontrano i negozi di vicinato.
La liberalizzazione indiscriminata degli orari di apertura anche la domenica ha fatto il resto, creando grandi difficoltà ai piccoli negozi a cui non si può certo chiedere di lavorare 14-15 ore al giorno 7 giorni su 7, e favorendo di conseguenza la grande distribuzione. Il commercio on line sempre più diffuso, organizzato e rapido nelle consegne, ha dato il colpo di grazia.
Il problema non travolge solo il commerciante che chiude l’attività, spesso nel totale disinteresse della politica, ma genera nelle città una desertificazione diffusa interrotta solo da qualche “cattedrale del commercio”.
Esiste un rimedio per rilanciare le piccole attività che spesso rappresentano l’unica forma di reddito per nuclei familiari che nell’azienda investono fatica, tempo e denaro?
Di certo potrebbe esserlo l’introduzione di una tassazione agevolata che comprenda tutte le imposte come Imu, Tari e Tasi, e forse anche la reintroduzione delle licenze dopo la scellerata liberalizzazione voluta da Bersani. Liberalizzazione che ha portato ad avere 4 o 5 negozi con la stessa merceologia nello spazio di 10 metri.
Eppure il commercio potrebbe rappresentare una valida formula di ingresso nel mercato del lavoro ma, finché non si decide di semplificare le pratiche burocratiche e di non utilizzare il fisco come una mannaia, i nostri giovani preferiranno andare a investire le poche risorse all’estero.
Servirebbe, invece, una politica che andasse oltre l’ambito fiscale e facesse da “ammortizzatore”, per aiutare i giovani commercianti a non abbassare la saracinesca troppo presto, e per dare loro il tempo di rodare l’azienda senza l’ansia delle scadenze. In questo le amministrazioni potrebbero fare molto offrendo servizi di consulenza, soprattutto nella fase di ristrutturazione dei locali, per mettere il commerciante nella condizione di rispettare le leggi (sempre troppo complicate e spesso in contraddizione) senza incorrere in sanzioni. Un’amministrazione che fosse non più punitiva ma collaborativa.
Ma la sinergia tra pubblica amministrazione e commercio potrebbe anche estendersi a consulenze su come migliorare il servizio o su come fare impresa coprendo o scoprendo nicchie di mercato o nell’individuare gli orari di apertura giusti.
I negozi non consumano territorio, sono inseriti nel tessuto sociale, adiacenti ai portoni di ingresso delle nostre abitazioni. La grande distribuzione sì, e di agevolazioni ne ha avute fin troppe.
Se non poniamo un freno alla proliferazione dei non luoghi del commercio, finiremo con lo spegnere i nostri quartieri e la loro anima.
Sulla situazione genovese abbiamo sentito Alessandro Cavo, Vice Presidente Vicario Ascom-Confcommercio, che ci ha offerto una panoramica sul Centro Storico.
Cambiamenti epocali nel settore del commercio sono dettati anche dall’ondata dei negozi 24H, di centri benessere “notturni” e dalla proroga concessa dal Governo alle sale slot. Tutte realtà che possono diventare ritrovo per chi vive sul filo della legge, che generano degrado sociale e nel caso dell’azzardo, anche vere e proprie patologie di dipendenza.
Ne abbiamo parlato con l’Assessore alla Sicurezza del Comune di Genova, Stefano Garassino, che abbiamo stuzzicato un po’ anche sui centri sociali chiedendogli se per il futuro preveda ruspe o bando.
Infine, non poteva mancare l’Assessore al Commercio, Paola Bordilli che però, per i suoi tanti impegni, purtroppo ci ha risposto con un breve testo inviato tramite mail.
«Abbiamo intensificato, proprio a partire dal 2019, il lavoro congiunto ed indispensabile tra gli uffici del commercio e la polizia locale per mettere in atto uno degli obiettivi dell’Amminstrazione che è quello di lavorare in maniera sinergica contro l’abusivismo commerciale.
Tale abusivismo si rileva infatti non solamente in attività completamente abusive, ma anche sull’abuso di suolo pubblico da parte di diversi esercenti.
Sugli ambiti di propria competenza, ossia sulla somministrazione commerciale, abbiamo attuato grazie alle varie ordinanze emesse in molte zone del territorio comunale (tra cui soprattutto Sampierdarena e Cornigliano) un controllo maggiore sui circoli al fine di poter andare a rilevare quelli “impropri” che si caratterizzano soprattutto per una attività legata alla vendita e somministrazione di alcol e devo dire che la situazione, rispetto al luglio del 2017 (data del nostro insediamento) la situazione è decisamente migliorata, penso soprattutto a Sampierdarena, anche se molto c’è ancora da fare.
Con la attuale completa liberalizzazione sugli orari, come ben saprete, i Comuni hanno poca potestà in ambito di limitazioni e, anche per questo, abbiamo nel giugno scorso lavorato ad una intesa con Regione e Camera di Commercio per il Centro Storico atta ad utilizzare ogni strumento normativo disponibile per porre limitazioni ad attività poco qualificanti per i territori (tra cui anche le cosiddette attività di centri massaggi ai sensi della Legge 14 gennaio 2013, n.4 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”) abbinando tutto ciò a un forte controllo».
fp
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.