Genova – Dopo le dichiarazioni rilasciate da Paolo Signorini, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale, che ha ventilato alla stampa l’eventualità di delocalizzare il petrolchimico sulla diga foranea di Pra’, all’incirca di fronte al terminal container Vte, a Ponente si scaldano gli animi.
“Nel 2009 abbiamo fatto una grandissima manifestazione del Ponente unito contro questa ipotesi”, ricorda Arcadio Nacini del Coordinamento Comitati del Ponente che poi aggiunge: “È un’idea vecchia. Noi ci eravamo incazzati, e forse Signorini non lo sa perché all’epoca al suo posto c’era Luigi Merlo, anche perché il progetto prevedeva la proposta di costruire un ponte ferroviario sul canale navigabile, sul campo di canottaggio“.
L’idea prende spunto da un progetto del 2009 che prevedeva un riempimento a mare per la costruzione di una nuova piattaforma in grado di ospitare Carmagnani e Superba, e collegata alla terraferma attraverso questo ponte.
“Ci abbiamo messo trent’anni per avere la fascia di rispetto e il campo di canottaggio”, si arrabbia Nacini che ci tiene a sottolineare: “Durante la costruzione del Vte i cittadini di Pra’ e Voltri hanno vissuto per 15 anni con i camion che viaggiavano per fare i riempimenti. Ora basta”.
Il Ponente ha già dato, come si dice a Genova.
Eppure l’ipotesi non è così remota. Lo stesso Signorini, infatti, ha dichiarato che “già venerdì prossimo, quando ci incontreremo con Comune e Regione, verrà analizzata questa soluzione. Stiamo verificando la fattibilità e inviteremo al tavolo anche il Vte, visto che dobbiamo tenere conto del passaggio delle navi”.
“Al terminal Vte lavorano oltre 4.000 persone. E se dovesse succedere un incidente?”. È quello che si chiede Umberto Mongiardini. Anche lui fa parte del Coordinamento e ha ben presenti le lotte di questi anni e i rischi di una scelta del genere: “Se è già pazzesco lasciare il petrolchimico in mezzo alle case di Multedo, come si può pensare di spostarlo in mezzo a un porto e rischiare una catastrofe per tutto il Ponente? Pensate un po’ a quello che è successo a Viareggio“.
Ma il problema non riguarda solo il rischio di incidenti, ci sono anche criticità per la salute e l’ambiente e Mongiardini rincara la dose: “Ve li immaginate tutti i mezzi per il riempimento che attraverseranno la città? Migliaia di camion che arriveranno alla diga foranea per poi buttare in mare qualsiasi porcheria. L’unica spiaggia che ci è rimasta è quella di Voltri, se sarà inquinata dove andremo noi a fare i bagni?”.
L’amarezza è tanta tra queste persone che “ormai con i capelli bianchi” si ritrovano a dover combattere una battaglia che sembrava archiviata.
“Il Sindaco è l’autorità che dovrebbe vigilare sulla salute dei cittadini”, conclude Mongiardini che si chiede: “Ma cosa fa? Qui l’unica cosa che può fare sarà, sul piano comunale, prevedere l’allargamento dei cimiteri del Ponente“.
In effetti un paio di domande vengono spontanee anche a noi: in questa decisione calata dall’alto senza neppure consultare il municipio, quale posto hanno le voci ambiente e sicurezza?
Come star tranquilli quando i Piani di Emergenza Esterna per Carmagnani, Superba e IPLOM languono da anni in qualche cassetto?
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.