Giugiaro lascia Genova: dopo l’incontro con i lavoratori la Giunta decide di convocare l’azienda

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Genova –  Giugiaro lascia Genova dopo 15 anni di attività e la città perde altri 32 posti di lavoro. Così ieri, dopo lo sciopero dell’8 febbraio, dipendenti e rappresentanti sindacali sono arrivati a Tursi per chiedere l’intervento del Sindaco.

“Abbiamo incontrato l’Assessore Vinacci e il Sindaco Bucci e la Giunta si è presa l’impegno di convocare l’azienda”, spiega Ivano Mortola di Fiom-CGIL alla fine della riunione in sala Giunta Nuova, e poi precisa: “Sono ottimista per natura ma è chiaro che le difficoltà sono tante, e il malumore persiste. Venerdì prossimo avremo un ulteriore incontro con l’azienda. È una vertenza difficile ma i lavoratori hanno dimostrato di poter reggere”.
Una situazione davvero complessa quella dei dipendenti di Giugiaro che, a maggio 2018, quando l’azienda si era trasferita a Verona, avevano ricevuto delle garanzie che ora sembrano carta straccia. Dice ancora Mortola: “L’azienda non solo ha aperto uno stabilimento a Verona e assunto personale in loco, ma ha anche trasferito materiali e attrezzature dal sito di Bolzaneto a Verona“.[/vc_column_text][vc_video link=”https://www.youtube.com/watch?v=Fbm7DppPlro”][vc_column_text]“L’azienda ci ha sempre dato rassicurazioni e poi ha aperto improvvisamente queste 32 procedure di licenziamento. Così i tempi sono ristretti e siamo in ritardo sulle soluzioni. Capannoni a Genova ce ne sono, basta averne voglia”. Commenta così Alessandro Tanda di Fim CISL, la decisione di Giougiaro di chiudere lo stabilimento di Genova e aggiunge una nota sulla logistica: “L’azienda dice che si rifornisce a Brescia e dunque Verona è più vicina, ma spedisce dal porto di Genova! Non stiamocela a raccontare. Lo stabilimento è a tre minuti di macchina dal casello di Bolzaneto. I materiali spediti sono molto grossi e dunque è più facile spedirli da qui”. 

Insomma, le giustificazioni dell’azienda non convincono, soprattutto il fatto che abbia tirato in ballo il ponte Morandi.
Continua Tanda: “Chi ha scritto la procedura di licenziamento ha fatto riferimento a una cosa becera: il crollo del Morandi. Con le 43 vittime, gli sfollati e tutto quello che c’è stato, l’ho trovato di pessimo gusto. Le altre motivazioni sono assurde e facilmente smontabili”.
La battaglia è aperta.

st[/vc_column_text][vc_video link=”https://www.youtube.com/watch?v=jWt7jzX6ylM”][/vc_column][/vc_row]

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *