DIA Genova: ‘ndrangheta padrona della Liguria, tra infiltrazioni nel tessuto politico e traffico di cocaina

Il Capocentro Sandulli: “Per arginare la criminalità organizzata serve una normativa europea che permetta un’azione di contrasto omogenea”

Genova – “Per arginare la criminalità organizzata serve una normativa europea che permetta un’azione di contrasto omogenea”. Questo l’appello del Capo Centro della DIA genovese, Sandro Sandulli, durante la conferenza stampa di presentazione della relazione semestrale della Direzione Antimafia.
“Pensiamo ad esempio al 416-bis che nella legislazione italiana non ha bisogno del sostegno dei reati fine. All’estero è un problema”, spiega Sandulli che poi aggiunge una nota sulla percezione delle mafie fuori dall’Italia: “Genericamente, all’estero c’è un po’ di difficoltà a considerare le organizzazioni mafiose come qualcosa di più che delle semplici gang. Anche dopo la strage di Duisburg, le cose sono tornate come prima”.

Il focus sulla Liguria

Sin dagli anni ’50 la Liguria ha attratto l’interesse delle organizzazioni criminali, sia per la ricchezza prodotta, soprattutto nel settore turistico-immobiliare, che per la sua conformazione e posizione geografica, quale crocevia strategico tra la Versilia, la Costa Azzurra, le regioni del nord Italia, il nord Europa e, attraverso il sistema portuale, verso gli altri continenti.

Tra le diverse proiezioni delle mafie nazionali, a farla da padrona in Liguria è ancora la ‘ndrangheta, il cui insediamento è stato favorito, sin dalla metà del secolo scorso, dal fenomeno migratorio dalle regioni meridionali.
La strategia di “mimetizzazione” attuata dalle cosche in Liguria ha reso più difficile, nel tempo, comprendere e far emergere il fenomeno, favorendo in tal modo tentativi di condizionamento delle amministrazioni locali e, talvolta, la commissione di atti intimidatori (soprattutto incendi dolosi), strumentali al raggiungimento degli obiettivi criminali.
Le indagini degli ultimi anni hanno acclarato l’esistenza di una macro-area criminale denominata Liguria operativa sull’intero territorio regionale, che estende le sue propaggini anche in basso Piemonte (in particolare in provincia di Alessandria, Asti e Cuneo), attiva attraverso almeno quattro locali dislocati a Genova, Lavagna (GE), Ventimiglia (IM) e Sarzana (SP). Tali strutture risultano coordinate tra loro e con il Crimine reggino attraverso un organismo intermedio, la Camera di controllo con sede a Genova, nonché, attraverso la Camera di passaggio dislocata a Ventimiglia, con reti logistiche di riferimento in Costa Azzurra, costituite nel tempo anche per la gestione di importanti latitanze.

Le proiezioni operative delle cosche in territorio ligure si esplicano non solo nell’infiltrazione del tessuto politico-amministrativo locale e nell’acquisizione di posizioni privilegiate in diversi settori economici, ma anche nel traffico di stupefacenti (in particolare cocaina), grazie alla presenza degli importanti scali marittimi liguri.

La situazione genovese

Nel capoluogo di regione si conferma la presenza del locale di Genova, al vertice del quale si collocherebbe un esponente del sodalizio GANGEMI, originario di Reggio Calabria, titolare di una “carica” che gli avrebbe consentito, nel tempo, di interagire direttamente con il Crimine reggino e di svolgere funzioni di coordinamento tra questo e le diverse “unità operative” liguri.
Per quanto concerne la provincia di Genova, tra le diverse operazioni antimafia degli ultimi anni vale la pena di richiamare quella denominata “I Conti di Lavagna”, che ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Lavagna (GE), nel marzo 2017, per sospette infiltrazioni mafiose.

Imperia e la locale di Ventimiglia

La provincia di Imperia vede qualificate proiezioni delle cosche SANTAITI-GIOFFRÈ, GALLICO, PIROMALLI, MAZZAFERRO, ALVARO e PELLE della provincia di Reggio Calabria, che fanno capo ad un’unica articolazione criminale, il locale di Ventimiglia.
In proposito, appare emblematica la Sentenza della Corte di Cassazione (p.p. n. 55748/2017 del 14 settembre 2017, nell’ambito dell’operazione “La Svolta”), che ha portato al riconoscimento giudiziario, in via definitiva, dell’articolazione territoriale insediata nell’estremo ponente ligure – il locale di Ventimiglia appunto – funzionale al collegamento con l’omologa proiezione ultra nazionale, attiva nella vicina riviera francese, la cd. “Camera di passaggio” o “di transito”, di cui si è fatto cenno.
Sono stati individuati come capi storici della citata cellula mafiosa alcuni esponenti delle cosche PIROMALLI e MAZZAFERRO della Piana di Gioia Tauro, nonché delle cosche ALVARO di Sinopoli e PELLE di San Luca. Peraltro, il decesso per cause naturali di due esponenti di rilievo delle citate famiglie, rispettivamente nei mesi di gennaio e luglio, avrebbe, di fatto, aperto la questione della successione ai vertici del sodalizio.
Sul fronte investigativo, sempre a marzo, ad Imperia, la Polizia di Stato ha tratto in arresto, in flagranza di reato, un soggetto originario di Gioia Tauro (RC), ma da tempo residente a Ventimiglia, a cui è stato sequestrato, nel corso di perquisizione, un panetto di 200 grammi di tritolo.
Il successivo mese di maggio, nell’ambito dell’operazione “Bocca della verità”, ancora la Polizia di Stato ha eseguito una misura cautelare nei confronti di 4 soggetti contigui alla famiglia DE MARTE, ritenuti responsabili di numerosi episodi di cessione di sostanze stupefacenti, tipo cocaina e marijuana, destinate allo spaccio al dettaglio nella “Riviera dei fiori”.
Taluni soggetti collegati alle cosche di Palmi e Gioia Tauro risultano, invece, presenti tra Taggia e Sanremo.

La situazione a Savona

Per ciò che concerne il territorio di Savona, si conferma la presenza di gruppi familiari riconducibili alle cosche del reggino, come i PALAMARA-MORABITO-BRUZZANITI, i RASO-GULLACE-ALBANESE e i PIROMALLI.

La Spezia e la locale di Sarzana

Sul territorio di La Spezia e, in particolare, nel comprensorio della Val di Magra, si attesta la presenza di cosche reggine, soprattutto della fascia jonica, facenti capo al locale di Sarzana, ove emerge il gruppo ROMEO-SIVIGLIA, originario di Roghudi (RC), connesso al cartello PANGALLO-MAESANO-FAVASULI. A Bolano (SP) è stata riscontrata la presenza di gruppi imprenditoriali contigui ai GRANDE ARACRI di Cutro (KR).
A gennaio, nell’ambito dell’operazione “Stige” è stato arrestato un imprenditore di origini casertane, titolare di una società con unità locale anche a La Spezia, per concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto avrebbe messo a disposizione la sua impresa per riciclare i capitali della cosca GIGLIO di Strongoli (KR), referente dei ci- rotani FARAO-MARINCOLA.
Ad aprile, infine, i Carabinieri di La Spezia hanno individuato in Svizzera, beni per 700 mila euro, riconducibili ad un defunto sodale di rilievo proprio dei FARAO-MARINCOLA, tra cui anche un dipinto della scuola del Caravaggio.

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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