Il Mandylion, la Sindone di Genova

La Sindone di Genova, il Sacro Mandillo (dal greco Mandylion) è un reperto che il mondo ci invidia, spesso nell’indifferenza degli stessi genovesi. Vuole la tradizione che sia il telo con cui Gesù si asciugò il viso e su cui rimasero miracolosamente impressi i suoi lineamenti. È attualmente custodita nella Chiesa Convento di San Bartolomeo degli Armeni, chiesa fondata nel 1308 da monaci armeni in fuga dall’oppressione turca, con ingresso in Corso Armellini. Nel 1362 venne donata a Leonardo Montaldo (in seguito Doge di Genova) dall’Imperatore Bizantino Giovanni  V.  L’immagine è stata dipinta con una tempera “ad uovo”. Sotto il dipinto, indagini radiografiche hanno individuato una tela di lino, incollata su una tavola di cedro antico,  sulla quale il Cristo avrebbe posato il proprio viso. Per comprendere l’importanza del mandillo, deve bastarci pensare che, per oltre un millennio, è stata l’unica immagine di riferimento  della cristianità. Fu anche trafugata dai francesi nel 1507, ma i banchieri genovesi, all’epoca molto influenti e attenti alle cose della città, ne ottennero la restituzione.

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Un reperto affascinante pervenuto a Genova nel tardo Trecento grazie al doge Leonardo Montaldo. Interessante l’esame delle dieci formelle che circondano il viso. Vi è raccontata la storia del Re Agbar di Edessa, il quale, ammalato di lebbra, non può raggiungere Gesù . Invia così al Salvatore il messaggero Anania. Anania è anche un pittore e avvicinatosi a Gesù , tenta di rappresentarne il viso, senza riuscirvi. Gesù, preso da pietà, si fa portare da un servo dell’acqua, si lava il viso e mentre lo asciuga miracolosamente lo trasferisce  sul telo usato. Questa immagine, che giunge a re Agbar, lo guarisce . Il miracolo  lo spinge a convertirsi al cristianesimo. La più bella di queste formelle è quella in basso a destra, dove è visibile una nave con a bordo il Mandylion con tre figure a bordo ed una soprastante. L’imbarcazione fluttuante fra le onde. Eudessa non è da confondere con Odessa. Oggi si chiama Urta ed è una città della Turchia. Il viaggio ritratto nelle formelle non è l’ultimo, quello da Costantinopoli a Genova, via mare, ma quello in acqua dolce  sull’Eufrate.

Questa chiesa è del tutto particolare, perchè contenuta  da un palazzo ottocentesco che non ne facilita l’individuazione. La stessa apertura d’ingresso della chiesa è ottenuta da un ingresso in fronte del palazzo. È quindi facile confondere questo luogo di culto con un normale palazzo della signorile zona di Castelletto. L’icona del Santo Mandillo fino a pochi anni fa era esposta al pubblico solo in un certo periodo dell’anno, quello della Pentecoste. All’interno una notevole scelta di opere, sia quadri che affreschi e sculture in legno di prestigio. Opere del Cambiaso, di Tavarone, di Tunino Vanni, oltre al crocefisso di Anton Maria Maragliano.

Mauro Salucci è nato a Genova. Laureato in Filosofia, sposato e padre di due figli. Apprezzato  cultore di storia, collabora con diverse riviste e periodici . Inoltre è anche apprezzato conferenziere. Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive di carattere storico. Annovera la pubblicazione di  “Taccuino su Genova” (2016) e“Madre di Dio”(2017) .   “Forti pulsioni” (2018) dedicato a Niccolò Paganini è del 2018 e l’ultima fatica riguarda i Sestieri di Genova.

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