Genova – 240.000 abitanti equivalenti. 48.000 metri cubi di portata giornaliera. 16.500 tonnellate l’anno di fanghi da depurazione (SST).
Sono i numeri del DAC, il nuovo Depuratore dell’Area Centrale, che sorgerà a Cornigliano su 15.000 metri quadri di aree ex-ILVA.
8 mila metri quadrati serviranno per la costruzione dell’impianto di trattamento dei fanghi, dove arriveranno direttamente, attraverso un fangodotto, i fanghi di Punta Vagno, Centro Storico, Valpolcevera e Sestri Ponente, escludendo così dal ciclo di smaltimento il depuratore di Volpara.
Quinto, Sturla, Pegli e Voltri, assicurano i tecnici IRETI, non saranno allacciate nè adesso nè in futuro.
Sui restanti 7 mila metri quadrati sorgerà l’impianto di trattamento delle acque che andrà a sostituire il depuratore di via Rolla.
“Certamente è un impianto di ultima generazione – spiega Fabio Ceraudo, consigliere comunale M5S – ma anche l’impianto di Ravenna era di ultima generazione eppure è stato chiuso, sia per problematiche di inquinamento che di emissioni odorigene”.
Quello di Cornigliano, la cui inaugurazione è prevista per dicembre 2021, diventerà l’impianto più grande d’Italia e sarà un complesso industriale a tutti gli effetti. È questo che preoccupa gli abitanti della delegazione che lunedì sera hanno partecipato numerosi all’assemblea pubblica organizzata dal Municipio VI Medio Ponente.
“Lunedì sera – aggiunge Ceraudo -, la delegazione è intervenuta in maniera numerosa per avere risposte che non sono arrivate. Noi chiediamo al Comune e alla Regione di avere garanzie sui controlli e sulle verifiche delle emissioni di questo impianto”.
Poi ricorda che nelle aree dove sorgerà il DAC è stata fatta una bonifica dell’amianto un po’ in sordina: “Preoccupa che la bonifica dell’amianto che si trovava nelle aree occupate da Spinelli sia stata fatta senza avvisare la popolazione o i lavoratori di ArcelorMittal e di Ansaldo. Se la trasparenza è questa, quali saranno i reali controlli che verranno effettuati su questo impianto?”.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.