Sono cinque i bambini uccisi ieri durante il bombardamento aereo che ha colpito un ospedale sostenuto da Save the Children a Kitaf, in Yemen.
La vittima più giovane aveva solo 8 anni, a cui si aggiungono un bambino di 10 anni, due di 12 e uno di 14. Con gli adulti colpiti, il bilancio totale dell’attacco è quindi di 8 vittime.
I bambini, insieme ai tre adulti, hanno perso la vita quando un missile ha colpito una stazione di benzina vicino all’ingresso dell’ospedale di Kitaf, a circa 60 km dalla città di Saada, nel nord-ovest del paese, alle 9.30 di ieri mattina. I pazienti e il personale sopravvissuti al bombardamento sono fuggiti nelle aree circostanti e l’ospedale è stato costretto a chiudere, spiega Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
Dalle prime ricognizioni dell’Organizzazione emerge che le medicine e le attrezzature mediche sono state danneggiate o distrutte nell’attacco e la farmacia completamente devastata. Anche il generatore dell’ospedale e un’ambulanza hanno subito gravi danni. Potrebbero essere necessarie settimane o mesi prima che la struttura ritorni a funzionare regolarmente.
Lo staff di Save the Children sul campo conferma che le condizioni di sicurezza nell’area sono in continuo deterioramento, con attacchi aerei che continuano a verificarsi nelle aree circostanti. Un infermiere, ferito durante l’attacco, era al pronto soccorso per curare due bambini molto piccoli affetti da dolori al petto quando è avvenuto il bombardamento.
“Tutti urlavano e fuggivano dall’ospedale. La struttura è stata completamente danneggiata all’interno. Il nostro collega ha perso due bambini, che sono morti in seguito alle gravissime ustioni. Io mi sono ferito alla testa e sanguinavo. Sono scappato dall’ospedale con il mio collega verso un posto sicuro, ma non abbiamo trovato nulla che potesse aiutarmi a fermare l’emorragia. Sono stati i momenti più difficili della mia vita”, ha raccontato l’uomo.
Una delle vittime adulte era una guardia di sicurezza di turno all’ospedale. Durante il suo funerale oggi è stato lanciato l’allarme di un altro possibile attacco aereo e i parenti sono stati costretti a fuggire e a mettersi al riparo. Alcune famiglie di Kitaf sono state costrette a fuggire dalle loro case nel tentativo di raggiungere un luogo sicuro. L’ospedale rappresenta la principale struttura sanitaria della zona, che garantisce fondamentali aiuti salva-vita a circa 5.000 persone.
Grazie al supporto di Save the Children, l’ospedale fornisce cure indispensabili a bambini affetti da gravissime forme di malnutrizione e che rischiano di perdere la vita, in un paese dove, a causa del conflitto, il sistema sanitario è al collasso e si stima che 85.000 bambini siano già morti per la fame estrema e le malattie. L’Organizzazione, inoltre, garantisce supporto nell’ambito della salute materno-infantile e dei servizi sanitari di base. L’ospedale dispone anche di un centro per la cura della diarrea, particolarmente rilevante se si considera che in Yemen ogni giorno 1.000 bambini vengono colpiti dal colera.
Le parti in conflitto, infine, aggiunge Save the Children, erano perfettamente a conoscenza che la struttura fosse un ospedale in quanto questo si trova tra le coordinate aeree della “no strike list”, e le parti in conflitto sono quindi obbligate a evitare di colpire tali strutture, fermandosi a una distanza non inferiore a un raggio di 100 metri. Il bombardamento, invece, è caduto ad appena 50 metri dalla facciata dell’ospedale, mentre il diritto umanitario internazionale specifica che le parti in conflitto devono assicurare la sicurezza degli ospedali.
“Nonostante queste comunità siano ormai logorate da quattro anni di guerra cruenta, questo vile bombardamento ha causato in loro ulteriore paura e fortissimo shock. Mentre continuano gli attacchi aerei nell’area, una persona del nostro staff sul campo ha dichiarato di non aver mai avuto tanta paura nella sua vita come in questa occasione. Non solo questo attacco ha causato morti e feriti, ma rischia di avere un impatto catastrofico sulla possibilità per 5.000 persone presenti nell’area di ricevere cure fondamentali”, ha dichiarato Jason Lee, Vicedirettore di Save the Children in Yemen.
“Le donne incinte potrebbero essere costrette a partorire senza l’assistenza medica necessaria, con gravi rischi per la loro salute e quella dei loro bambini. I minori malnutriti, inoltre, potrebbero non ricevere cure salvavita. Non ci sono scuse che possano giustificare questo orribile atto. Cinque bambini e un operatore sanitario hanno perso la vita in un luogo destinato a salvarli. Deve essere avviata subito un’indagine seria per far luce su quanto accaduto e i responsabili devono essere assicurati alla giustizia”, ha concluso Lee.
In Italia, Save the Children ha lanciato una petizione pubblica on line – disponibile al sito www.savethechildren.it/StopArmi – per chiedere al nostro Paese di fermarne immediatamente l’esportazione di armi alla Coalizione Saudita che vengono adoperate per attacchi indiscriminati contro i bambini.
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