Genova – Sia chiaro. Per noi il viadotto Morandi rappresenta 43 persone morte.
Le cause saranno decise da un tribunale ma tutti, in cuor nostro, non riteniamo responsabili gli alieni, l’Isis, e il gruppetto di sovietici ancora ignari che il “muro” non esiste più.
Ieri il Ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha fatto visita al cantiere della demolizione del Morandi accompagnato dal Sindaco-Commissario, Marco Bucci, dal Sottosegretario, Edoardo Rixi, e dai tecnici dell’ATI dei demolitori. Ha magnificato come in Italia, senza badare alle proteste dei comitati, all’eccessiva attenzione agli uccellini, agli alberelli o a “reperti di mille anni”, si possano fare i lavori bene e in fretta.
La frecciata ai comitati, che hanno messo le briglie all’esplosione della pila 8 per il timore della diffusione di amianto nell’aria, arriva in subordine a quella del presidente Toti che parlò, a margine di una conferenza stampa sulla ricostruzione dello stesso viadotto, di “comitatini e comitatetti” che mettono i bastoni fra le ruote agli addetti ai lavori.
Certo che, demolire il Morandi a “suon di esplosioni” sarebbe stato sicuramente più coreografico che veder scendere lentamente pezzi di viadotto con tecnologia ingegneristica raffinata.
Ma una domanda ci frulla nella testa: perché esistono i comitati di cittadini? Forse perché la politica non è stata in grado di soddisfare le esigenze dei territori? Perché per troppi anni sono state fatte promesse mai mantenute?
Forse per tutte queste cose messe assieme.
E quindi, al netto di quello che può dicharare un consigliere comunale che vede dietro ai comitati chissà quale complotto politico ordito da una minoranza sfilacciata e litigiosa, i comitati dei cittadini sono sul territorio e lo controllano, e quando lo ritengono giusto si affidano alla magistratura.
Abbiamo avuto anche noi la sensazione che, da parte dei cittadini, ci siano state troppe obiezioni e poca elasticità. Ma, ad oggi, se l’utilizzo dell’esplosivo per la demolizione del viadotto è stato fermato, vuol dire che la salvaguardia della salute non era garantita.
Il ponte viene smontato pezzo per pezzo, e lasciamo credere a Salvini che sia opera di operai tutti italiani e tecnici tutti italiani. Di certo le aziende sono italiane, le migliori, ma che non si avvalgano di personale straniero è inverosimile. Ma sarebbe bastato controllare.
Durante la visita di ieri, il Ministro degli Interni ha girato un video poi pubblicato sui social. La curiosità era tanta, come saprete nel cantiere non capita di entrarci tutti i giorni, e così l’abbiamo guardato.
Ad un certo punto, il Presidente dell’ordine degli Ingegneri genovese, Maurizio Michelini, ha dichiarato in video che “abbiamo paralizzato i processi e buttato nel gabinetto il codice dei contratti”, si presume d’appalto.
Ora, andare a vedere cosa butta nel gabinetto l’ingegnere non è una bella cosa, ma quando si tratta di “paralizzare i processi” ci piacerebbe capire cosa significa, e saremmo anche curiosi di sapere di quale “codice dei contratti ” si trattasse.
Certamente tutto legalissimo, visto che altrimenti non avrebbe dichiarato cose sconvenienti al Ministro degli Interni. Ma, forse, queste esternazioni ci hanno fatto capire a cosa servono i comitati…
Il nostro pensiero va ancora a quelle 43 persone che il 14 agosto, per colpa di “qualcuno che ha buttato nel gabinetto qualcosa”, sono morte.
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.