Inno

Confesso che, proiettato come ero verso il ritorno di Champion a Torino per l’accesso ai quarti fra Juve e Atletico Madrid, a un certo punto ho persino pensato di essermi perso l’anteprima dell’evento.
Con qualche rammarico, per la verità, per non aver potuto assistere, magari, al burbero e barbuto Bucci con la mano sul cuore, o ai gorgheggi del consigliere delegato Lilli Lauro, oppure all’intonazione compassata del capogruppo di Fratelli d’Italia Alberto Campanella.

Sala RossaEro perfino curioso per le performance del decano e vicepresidente Guido Grillo, uno che sembrerebbe aver partecipato direttamente ai moti e all’Unità d’Italia… o di Forza Italia, da camicia rossa ed ex socialista, di Sergio Antonino Gambino, altro rappresentante di Fratelli d’Italia che, patriottico com’è, alla bandiera tricolore preferisce la fascia tricolore da indossare ostinatamente e in direzione anche contraria in ogni occasione.
Avrei occhieggiato con un certo malcelato interesse persino le evoluzioni di Cristina Lodi, la capogruppo del Pd in un primo tempo entusiasticamente favorevole, con tanto di firma alla mozione discussa in un’effervescente seduta in Sala Rossa e poi cerchiobottisticamente contraria al momento del dibattito di cui sopra.
Avrei guardato e compreso il sussiego degli altri esponenti del Pd, l’attuale segretario Alberto Pandolfo e del suo predecessore Alessandro Terrile, attenti a non scambiare il “Fratelli” con “Compagni”.
Avrei preteso di capire se il consigliere, sempre Pd, Claudio Villa, è infine all’altezza del nome e cognome che si ritrova a portare.
E ancora se il maestro Luca Pirondini, dopo la sbornia di Sanremo, sarebbe stato capace di dirigere da par suo, e mettere in riga un’accozzaglia di cantori, degni probabilmente di un’osteria per quanto riguarda il senso della musica e la frequentazione del pentagramma.
Infine avrei voluto cogliere quel lampo di legittima soddisfazione nello sguardo patriottico di un consigliere come Franco De Benedictis, come il genovese Colombo, grande circumnavigatore dei gruppi politici e della scena partitica genovese, per aver legato il suo nome a un’impresa degna del grande ammiraglio e aver regalato al riottoso mondo del consiglio comunale e della giunta presieduta da mastro Bucci, finalmente almeno un raro momento di non banale unità di intenti.

Eppero’, mio malgrado, ho dovuto rendermi conto che non mi ero perso niente e che per tutto ciò che vi ho esposto poco sopra si trattava soltanto di un film, frutto della mia fantasia perversa.

Stefano AnzaloneDa un’accurata indagine risulterebbe infatti che, dopo tanto clamore per la seduta in cui in definitiva la mozione De Benedictis è passata soltanto grazie alla differenza di due voti, dopo qualche capzioso distinguo e il parere negativo dei gruppi di opposizione e persino quello parimenti sfavorevole di due esponenti della Lega, tutto risulterebbe ancora allo stato di oltre un mese fa.
Per rendere possibile la performance canora dell’intero consiglio comunale in Sala Rossa occorre, infatti, un cambio di regolamento dell’assemblea di Tursi. E pare che proprio sulla nuova stesura si sia tutto bloccato, rendendo evidente, insomma, che anche all’interno della maggioranza esistono punti di vista diversi che si sarebbero ripresentati al momento di mettere tutto nero su bianco.
Proprio come sull’antifascismo su cui Crivello ha chiesto al sindaco Marco Bucci di pronunciarsi apertamente, con tanto di oscillazioni, contro oscillazioni e peregrine stabilizzazioni.
Ma questo è il senso istituzionale disponibile, fra  amor di patriavero o contrabbandato – e conoscenza e discrezionalità circa i principi fondanti della nostra costituzione repubblicana. Mentre si avvicinano, non a caso, le cerimonie per il giorno della Liberazione, fra qualche polemica sparsa e qualche aggiustamento sul luogo della celebrazione e sulla partecipazione dei rappresentanti delle istituzioni locali.
Poi sarà la piazza a decidere come accoglierli, in un afflato, forse indesiderato, di democrazia diretta.

Inno di MameliPer questo oltre all’inno o cantico degli italiani vorrei suggerire una mia personale hit parade da variare e intonare in Sala Rossa di volta in volta, a seconda dell’avvicinarsi di date significative per il nostro paese, ma non solo.
Quindi: 1) Il cantico degli italiani. (Con l’avvicinarsi del 2 giugno). Ricordarsi mano sul cuore e di concludere con un SÌ gridato all’unisono al termine, dopo i versi: “Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò!”

2) Inno, canzone dei Dick Dick del 1967, da cui il refrain “Inno, inno alla vita e all’amore che c’è tra noi”. Magari il sindaco Marco Bucci, con le sue passate frequentazioni americane la conosce meglio nella versione originale “Lets’go to San Francisco” nell’interoretazione dei dei  “Flower pot men”. Comunque da cantarsi ogni volta che si avvicina un congresso tipo quello di Verona et similari.

3) L’inno del corpo sciolto di Roberto Benigni (1995).
Turpiloquiale: “È questo l’inno-o del corpo sciolto lo può cantare solo chi caca di molto, se vi stupite la reazione è strana, perché cacare soprattutto è cosa umana”.
Da intonare soltanto in casi estremi per far capire all’avversario politico che sta incorrendo in una proposta riprovevole.

4)Bella ciao. Solo in momenti resistenziali e nell’approssimarsi delle celebrazioni del 25 aprile. Insistendo sulle parole: “O partigiano, portami via, O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao, O partigiano, portami via Ché mi sento di morir”.

5)Consentita anche la variazione “Sing for  the climate” sulla stessa aria di “Bella Ciao” ma con altre parole, (indispensabile conoscenza scolastica della lingua inglese), ogni volta che si vuole parlare di clima o nell’approssimarsi di allerta meteo con possibili eventi alluvionali o franosi, o, a scelta inquinamento del mare dei fiumi e dei laghi.

6)Canzone intelligente (Cochi e Renato 1973) “Questa è la canzone intelligente, che farà cantar tutta la gente, questa è la canzone intelligente che farà sognar, che farà cantar, che farà ballar, lo sciocco in blu”.
Da intonare incondizionatamente prima di trattare provvedimenti particolarmente importanti. Da intendersi come un canto motivazionale.

7)C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones (Gianni Morandi 1967) ogni volta che occorre trovare una sintesi favorevole. Amare i Beatles e i Rolling Stones è quasi contraddizione in termini. Da intonare ogni volta che si intende parlare del ponte.

8)Dio è morto (1972 Francesco Guccini – I Nomadi)  “Perchè noi tutti ormai sappiamo, Che se dio muore è per tre giorni e poi risorge, In ciò che noi crediamo, dio è risorto, In ciò che noi vogliamo, dio è risorto, Nel mondo che faremo, dio è risorto”.

Canzone da intonare dopo una topica del sindaco Marco Bucci, comunque in segno di fiducia… con particolare convinzione sulla strofa “Che se dio muore è per tre giorni e poi risorge”.

9)Genova per noi / Ma se ghe pensu. A scelta o alternativamente a seconda se si voglia preferire una immagine della città più nostalgica o modernista. Ma se ghe pensu nell’avvicinarsi della giornata dei Rolli. Genova per noi in corrispondenza di “Futura”.

10)Tu scendi dalle stelle. Nell’avvicinarsi della celebrazione del Santo Natale. Tutti in coro e all’unisono.

11)Vorrei suggerire, infine, una canzone motivazionale valida per tutti i consiglieri. Da intonare mentalmente ogni volta che entrano in Sala Rossa:

Cosa ti aspetti da me (Loredana Berté 2019).
“C’è qualcosa che non va, Per essere seduti qui, Per dirsi almeno,  E dire almeno le cose inutili, Che ti sembra vero solo se, Doveva andare poi così, Che vuoi dare tutto, Vuoi dare tutto e resti lì,  Ed io ci credevo,  Ed io ci credevo, sì”.
Con il refrain: “Che cosa vuoi da me, Che cosa vuoi da me, Cosa ti aspetti dentro te, Che tanto non lo sai,  Tanto non lo vuoi, Quello che cerchi tu da me, Che cosa vuoi per me, Che cosa vuoi per te”.
Tanto per dare una risposta al next question please” che ormai il Sindaco pronuncia con solenne continuità.
Comunque buona cantata a tutti.

Giona

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.

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