Torino – Sono almeno 10.000, in Italia, i rifugiati e richiedenti asilo costretti a vivere nei cosiddetti “insediamenti informali”.
Un modo sterile per definire quelle aree industriali dismesse, quelle baraccopoli al riparo di cavalcavia, o sulle rive dei fiumi, o in prossimità delle frontiere settentrionali del Paese, che servono da rifugio a chi è uscito dai circuiti dell’accoglienza.
Senza alcun accesso ai servizi sanitari di base e ai beni essenziali, queste persone vivono in ghetti dove l’acqua e l’elettricità sono un lusso: la metà dei siti, infatti, ne è priva.
IL PROGETTO DI MEDICI SENZA FRONTIERE ALL’EX MOI
Si chiama “Inclusi gli Esclusi”. All’inizio era uno sportello di Medici Senza Frontiere (MSF) all’interno dell’Ex Villaggio Olimpico di Torino, per informare migranti e rifugiati sulle modalità di accesso alle cure mediche attraverso il servizio pubblico, poi si è aggiunta la presenza di due mediatori interculturali presso la ASL, scelti e formati tra gli stessi abitanti dell’insediamento informale, per fornire supporto nelle pratiche di iscrizione e fruizione del Servizio Sanitario Nazionale e nell’ottenimento del medico di famiglia o del pediatra.
Partendo da qui è nata un’esperienza virtuosa di collaborazione con le autorità locali, che ha consentito a persone in condizioni di marginalità di godere in maniera autonoma del proprio diritto alla salute.
I NUMERI DEL PROGETTO
L’intervento all’interno delle palazzine dell’ex-MOI è stato avviato nell’autunno del 2016. Da subito MSF ha escluso attività mediche dirette, in un’ottica di inclusione dei beneficiari all’interno dei servizi sanitari pubblici esistenti, evitando la creazione di un modello di assistenza parallelo e separato. L’obiettivo principale del progetto è stato identificato, infatti, nell’orientamento degli abitanti, in massima parte in possesso di un regolare titolo di soggiorno, ai servizi sanitari territoriali, partendo dall’iscrizione al SSN presso gli uffici ASL di “Scelta e revoca del medico”, con il rilascio della tessera sanitaria e la contestuale assegnazione del medico di famiglia o, nel caso di minori, del pediatra di libera scelta.
Al 31 dicembre 2018, il desk informativo di MSF aveva assistito 469 persone, di cui 40 donne e 14 minori.
Al momento del primo contatto, il 74% degli assistiti non era iscritto al SSN e l’82% era privo del medico di famiglia o del pediatra.
La firma di un Accordo d’intesa tra ASL “Città di Torino” e MSF, ha portato dal 1° marzo 2018 due mediatori interculturali a lavorare presso lo sportello di “Scelta e revoca del medico” in Corso Corsica per facilitare la relazione tra il personale e gli utenti stranieri. Accordo che è stato in seguito esteso al Comune di Torino con l’intento di fornire la mediazione anche agli uffici anagrafici comunali situati nello stesso stabile.
Grazie anche a questi accordi e alla presenza dei mediatori, i tempi di iscrizione per gli abitanti dell’Ex-MOI al SSN sono passati dai due mesi all’inizio del 2017 all’attuale settimana.
In totale, al 31 dicembre 2018, gli utenti assistiti presso gli sportelli della ASL sono stati 275, mentre sono state 111 le pratiche istruite per l’ottenimento della residenza virtuale, necessaria per la stessa iscrizione al SSN.
“Quando vivevo all’ex-MOI”, ricorda Lamin Sidi Mamman, mediatore interculturale di MSF, “Nessuno ci dava informazioni su come avere un medico, fare la tessera sanitaria o ottenere la residenza. Le persone si aiutavano tra di loro, ma questo non bastava”.
“All’inizio eravamo noi di MSF che andavamo a cercare le persone all’interno delle palazzine per fornire le informazioni, oggi mi chiamano di giorno e di notte anche per parlarmi dei loro problemi e chiedere consigli. È molto impegnativo, ma mi piace molto aiutare gli altri”, conclude Gighi Tounkara, mediatore interculturale di MSF.
L’APPELLO DI MSF
I recenti provvedimenti di carattere legislativo e amministrativo adottati a livello nazionale, oltre agli sgomberi senza soluzioni alternative, rischiano di peggiorare le condizioni di salute di queste persone.
Per garantire l’accesso alle cure per migranti e rifugiati, anche alla luce dell’esperienza maturata a Torino, MSF chiede in particolare alle autorità competenti di promuovere l’accesso da parte degli abitanti degli insediamenti informali ai servizi sociosanitari territoriali attraverso la piena applicazione delle normative vigenti, e di prevedere la presenza strutturata di mediatori interculturali nei servizi con accessi più elevati di migranti e rifugiati, in particolare per i servizi di medicina generale dedicati (es. ambulatori STP – Stranieri Temporaneamente Presenti) e quelli ad accesso diretto senza impegnativa (consultori familiari, CSM, SERT, presidi ospedalieri di pronto soccorso).
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