MAXIPROCESSO ALCHEMIA, GLI AGGIORNAMENTI DAL DIBATTIMENTO PUBBLICO DEL 3 APRILE 2019: I CLAN NEI CANTIERI DELLE AUTOSTRADE LIGURI
Reggio Calabria – Gli appalti pubblici piacciono un sacco alle cosche perché sono un po’ come delle lavanderie: permettono di reinvestire in operazioni legali le risorse liquide frutto delle loro attività criminose. E così i soldi diventano puliti.
Una violenza economica che estromette dal mercato le aziende sane, che non possono contare su queste dinamiche di produzione dei capitali e dunque non hanno la stessa disponibilità di risorse finanziarie.
Il meccanismo di infiltrazione è rodato e impiega diversi modelli di schermi formali: noli a caldo o a freddo, cioè con o senza l’addetto all’uso del macchinario noleggiato, subappalti, consorzi di imprese, movimento terra, trasporto materiali, forniture di materie prime, smaltimento rifiuti.
Un’azione parassitaria delle cosche che non ha certo risparmiato la Liguria, crocevia perfetto di interessi mafiosi, nazionali e internazionali.
Lo squarcio, aperto dall’indagine “Terra di Siena” della DIA di Genova, e che ha portato gli inquirenti sulla pista della penetrazione di aziende legate ai boss nei cantieri della A7 e sull’Autofiori, non sorprende.
Si tratta di legami segnalati più volte in passato: ci sono processi passati in giudicato che attestano infiltrazioni tentacolari nei cantieri della Salerno-Reggio Calabria, ad esempio.
Ma chi sono i presunti uomini delle ‘ndrine individuati dalla DIA?
I nomi li rivela il Luogotenente del Centro Operativo genovese, durante il controesame dell’avvocata di parte civile della Casa della Legalità, Maria Stella Morabito, il 3 aprile scorso a Palmi, nel dibattimento pubblico del maxiprocesso “Alchemia” che vede alla sbarra il sodalizio di Carmelo Gullace, “Ninetto”, ritenuto il padrino del Nord Ovest.
Sentite.
Avvocata – “Allora, ci può dire se sono stati accertati anche rapporti con società concessionarie pubbliche, dei soggetti odierni imputati?”
Luogotenente DIA – “Se il riferimento è sempre alla coppia Gullace-Sofio… Cioè, mi scusi, società… Non ho capito bene la domanda. Società?”
Avvocata– “Autostrade”.
Luogotenente DIA – “Ah, beh! Società Autostrade, allora sì. Allora, posso essere anche preciso sul periodo, abbiamo riscontrato che Sofio Orlando ha avuto un subappalto per dei lavori di movimento terra nel tratto autostradale dell’autostrada A7, all’altezza della galleria Brasile di Genova Bolzaneto. Quindi, sul tratto autostradale Genova-Milano, per intenderci, in territorio del Comune di Genova, comunque. Questo a febbraio 2009. Ha ottenuto questo subappalto da parte dell’imprenditore Romeo Sergio, con cui era in contatto. Vorrei puntualizzare che Romeo Sergio è un altro dei soggetti che è stato arrestato insieme a Pronestì Bruno Francesco, tra i facenti parte del Locale di Novi Ligure, capeggiato proprio da Pronestì Bruno Francesco”.
Entrambi, Sergio Romeo e Francesco Bruno Pronestì, successivamente alla chiusura dell’indagine “Terra di Siena” e del processo “Albachiara”, sono stati condannati in via definitiva dalla Cassazione per 416-bis, associazione di tipo mafioso.
Ma c’è di più. La saldatura tra i due mondi, quello delle cosche e quello degli appalti, si mostra capillare e sembra toccare anche i colossi dell’asfalto e del movimento terra.
Continua il Luogotenente della DIA: “[…] Sappiamo dei contatti, comunque, che… delle entrature che aveva Sofio Orlando, con diversi importanti imprenditori che operavano anche nell’ambito di appalti per conto delle concessionarie pubbliche, tra cui Autostrade, o, comunque, nell’ambito della produzione di cemento, piuttosto che di movimento terra, o di lavori, appunto, di bonifica anche per conto di Società Autostrade.
Parlo degli imprenditori Bagnasco, adesso non ricordo il nome, Gavio Christian (geometra della Tre Colli, N.d.A.), e poi comunque tutta un’altra serie di soggetti, che abbiamo elencato, tra cui alcune aziende […] (ndt, consulta gli atti). Sì, impresa Tre Colli S.P.A., Sigemi S.r.l., di Romeo Sergio ne ho parlato prima, Industria Chimica Subalpina S.P.A. e altri soggetti […]”.
Ricapitoliamo.
Dalla testimonianza del Luogotenente della DIA genovese, pare proprio che il legame con i cantieri sulle autostrade liguri sia a doppia mandata: attraverso l’impresa di Sofio, che faceva capo a Gullace e che abbiamo visto lavorare in subappalto per Romeo sulla A7, e attraverso il Gruppo Gavio sull’Autofiori.
Ad un certo punto della deposizione, infatti, ci si rizzano le orecchie: “Veniamo poi a sapere, da fonti aperte, in questo caso, ma la segnalazione in origine proviene dal sito della Casa Della Legalità, che alcuni mezzi di pertinenza sia dell’azienda di Sofio Orlando, che delle aziende di Gullace Carmelo (nonché della moglie, Fazzari Giulia, e dei cognati Fazzari Rita e Orlando Roberto, tutti imputati nel maxiprocesso Alchemia, N.d.A.), operavano, appunto, sul tratto dell’autostrada Dei Fiori, quindi, se ricordo bene, nella zona di Imperia, Ventimiglia, comunque quelle zone, impiegando sui propri veicoli gli stemmi del gruppo Gavio, che poi è quello che gestiva quei tratti autostradali, compresa la A7, e l’Autostrada Dei Fiori, questo nel 2011 se ricordo bene[…]”.
Nelle carte dell’inchiesta compaiono anche le intercettazioni effettuate dal centro Operativo della DIA, che registra le telefonate dove ci si spartiscono i lavori della grande torta autostradale.
In una di queste si parla del produttore di calcestruzzo Bagnasco, che aveva preso “due lavori grossi a Genova”, tra cui “la galleria di Bolzaneto” – cioè la galleria Brasile sulla A7 -, e al quale Carmelo Gullace voleva fare una richiesta di collaborazione, probabilmente proprio per far lavorare Orlando Sofio, interessato “a prendere il lavoro là sopra, sull’autostrada”.
Ecco cosa si dicono al cellulare Carmelo Gullace e Vincenzo Chiaro, che faceva da tramite.
Carmelo: “[…] Sai che volevo domandarti?”; Enzo:“Ditemi (gli dà del “voi”, n.d.r.)”;
Carmelo: “Lì a Ceriale ho visto i camion di Bagnasco… se non mi sbaglio”; Enzo: “(pausa) Eh…”;
Carmelo: “Di questo che ha l’impianto lì a Savona del cemento”; […] “No, sai che volevo domandarti? Tu a Bagnasco… con Bagnasco sei in buoni rapporti o…?”; Enzo: “Sì, sì, sì”;
Carmelo:“Perché c’è… perché c’è un amico che, siccome sanno che (Bagnasco, n.d.r.) ha preso due lavori grossi a Genova, no?”; Enzo: “Sì”;
Carmelo: “La galleria di Bolzaneto… e stanno prendendo piccoli padroncini con le betoniere, no?”; Enzo: “Sì”;
Carmelo: “Siccome questi qua hanno tre betoniere e avevano bisogno di lavorare come… fanno i noleggi, no? In questi impianti di cemento, no?”; Enzo: “Sì, per fare trasporti, diciamo… eheee…”;
Carmelo: “Eh… magari… magari se tu sei in buoni rapporti (con Bagnasco, n.d.r.), glielo dici tu che vanno a trovarlo”; Enzo: “Sicuramente, dai”;
Carmelo:“Magari glielo accenni che… sono a Genova questi qua, no?”;
Enzo: “Eh… va bene, io so che (Bagnasco) ha preso il lavoro nel porto a Genova”;
Carmelo: “Esatto, sì, sì… e uno sicuramente lo conosci, è Serafino… ha preso il camion… ha preso la botte da tuo zio”; […] “E ora è tornato un’altra volta a Genova… ed è venuto a trovarmi e mi diceva che sanno che questo Bagnasco ha preso un sacco di lavoro lì a Genova…”; Enzo: “Sì, sì, è vero”;
Carmelo: “…e se era possibile entrare, che gli fanno… che hanno tre botti”; Enzo: “Uhm… uhm… va bene, dai”; Carmelo: “E magari glielo dici che vanno a trovarlo, se… se ha bisogno, almeno ci mette una buona parola”; Enzo:“Sicuramente, sicuramente […]”.
Fin qui il resoconto di intercettazioni e deposizioni.
“Terra di Siena” è un’indagine conclusa nel 2008.
L’operazione “Alchemia”, con le sue 42 misure cautelari emesse, esplode nel 2016.
Da allora cantieri e grandi opere non si sono fermati.
L’impresa Bagnasco, ad esempio, ha lavorato alla scarificazione degli impalcati di ponte Morandi.
Ma questa è un’altra storia.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.