La mancata laurea in giurisprudenza, le vacanze estive a Stintino. La passione per il poker e la frequentazione degli operai nelle osterie. “… eravamo stupiti di vedere lì fra noi quel signorino nobile, un po’ chiuso, che oltretutto dopo un po’ aveva cominciato a portarsi dietro anche il fratello più piccolo. Ma ci eravamo abituati presto. Enrico giocava molto bene a poker, ma se la cavava anche a biliardo. Inoltre Enrichetto, come lo chiamavano tutti allora, si appassionava a parlare di politica”.
Nel 1944 tre mesi di carcere fino all’annuncio di Badoglio della formazione di un nuovo governo antifascista. Molti dei giovani comunisti italiani, a differenza di Enrico, all’epoca erano cresciuti nelle brigate partigiane. Togliatti lo invitò a Milano per diffondere fra loro le idee democratiche cercando di fare cessare le violenze e le vendette politiche. Lavoratore alacre, si distinse a breve per il rispetto delle posizioni altre, di tutte, anche di quelle distanti dalle sue. Si interessò soprattutto dei giovani e della creazione di una organizzazione democratica di massa (la FIGC) che ne soddisfacesse le richieste e ne facesse sue le necessità.
Nel 1946 il viaggio in Unione Sovietica. Incontrò Stalin al Cremlino e ne rimase fortemente attratto. Il suo posto, da quel momento, fu accanto a Togliatti. Come lui, scriveva con l’inchiostro verde. Alla guida del movimento giovanile, nel 1948 a soli ventisei anni era già parte saliente di un partito filo stalinista di primo livello in Europa. Nel 1969 assunse la vicesegreteria di quello che all’epoca era divenuto il più grande partito comunista dell’Occidente.
Nel marzo del 1972 l’assunzione della segreteria del partito e il raggiungimento memorabile del massimo storico del PCI nel 1976: il 34,4 per cento dei voti. Gli anni che seguirono precedettero un inesorabile declino del partito: mancanza di coesione interna quando non di aperta opposizione.
La sfiducia maturata con l’esperienza di quelli che erano gli insegnamenti di Togliatti. Il desiderio ormai difficilmente realizzabile di creare un PCI che divenisse il perno sociale del Paese come riferimento di onestà e solidarietà con la classe operaia. “… Passò l’ultimo decennio di vita ad allontanare e distinguere il comunismo italiano dal fallimentare sistema sovietico, con l’ambizione di fornire al movimento comunista internazionale un modello diverso, che coniugava strettamente socialismo, democrazia, libertà, pluralismo.” (Francesco Barbagallo)
Poi quell’ultima sigaretta fumata, prima di salire sul palco a Padova il 7 giugno del 1984, un ictus, vacillò, il trasporto in ospedale e la morte quattro giorni dopo.
Mauro Salucci è nato a Genova. Laureato in Filosofia, sposato e padre di due figli. Apprezzato cultore di storia, collabora con diverse riviste e periodici . Inoltre è anche apprezzato conferenziere. Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive di carattere storico. Annovera la pubblicazione di “Taccuino su Genova” (2016) e“Madre di Dio”(2017) . “Forti pulsioni” (2018) dedicato a Niccolò Paganini è del 2018 e l’ultima fatica riguarda i Sestieri di Genova.
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