Genova – Sono scesi in strada per chiedere maggior tutela per l’ambiente e la salute.
Sono i cittadini del Campasso, preoccupati per i detriti del cantiere del Morandi, che ieri sera hanno sfilato per via Fillak con striscioni e magliette con su scritte le loro paure: amianto e polveri.
E non solo in vista dell’esplosione delle pile 10 e 11.
Li allarma, infatti, anche la questione che non tutti i varchi abbiano un impianto lavaruote per gli autoarticolati che entrano ed escono dal cantiere, o l’utilizzo che verrà fatto dei detriti del ponte, dai quali potrebbero nascere le colline del futuro parco urbano del quartiere.
Un flash mob che ha coinvolto una sessantina di persone tra residenti, commercianti e consiglieri d’opposizione del Municipio Centro Ovest, e che si è fermato in via Capello, davanti al tendone divenuto ormai il simbolo delle lotte di chi, con le polveri del cantiere, è costretto a convivere.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.