Tripoli – Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute del governo al-Sarrāj, la notte scorsa uno spaventoso bombardamento ha ucciso 40 persone bloccate nel centro di detenzione per migranti illegali di Tajoura in Libia, e ne ha ferite almeno altre 80.
“Il bombardamento del centro di detenzione di Tajoura la scorsa notte, che ha ucciso decine di migranti e rifugiati, è una tragedia orribile che poteva essere facilmente evitata”, denuncia con una nota stampa il coordinatore medico di Medici Senza Frontiere in Libia, Prince Alfani, che aggiunge: “Al momento dell’attacco, oltre 600 uomini, donne e bambini vulnerabili erano intrappolati nel centro. I nostri team hanno visitato il centro proprio ieri e hanno visto 126 persone stipate nella cella che è stata colpita. I sopravvissuti sono estremamente spaventati per la loro vita. MSF ha ricevuto chiamate di soccorso dalle persone nel centro e ha trasferito all’ospedale di Al Najat quattro feriti gravi dal Tripoli Medical center, una delle strutture sanitarie in cui il ministero della salute libico e la mezzaluna rossa hanno trasferito i feriti”.
Non è la prima volta che migranti e rifugiati finiscono nel fuoco incrociato della “Seconda guerra civile” a Tripoli.
Dall’inizio dei combattimenti, ad aprile di quest’anno, ci sono stati diversi attacchi all’interno o nei pressi dei centri di detenzione nell’area di Tripoli. Appena otto settimane fa, sempre a Tajoura, frammenti di un’esplosione hanno distrutto il tetto nell’area riservata alle donne e hanno quasi colpito un bambino.
“La realtà di oggi nel paese – precisa ancora Alfani – è che per ciascuna persona evacuata o ricollocata quest’anno, un numero più che doppio di persone è stato forzatamente riportato in Libia dalla guardia costiera libica, sostenuta dall’Unione Europea. Invece di vuote condanne, oggi più che mai serve un’urgente ed immediata evacuazione dalla Libia di tutti i rifugiati e migranti rinchiusi nei centri di detenzione. Oggi, ancora una volta, inazione e disinteresse sono costate la vita di rifugiati e migranti vulnerabili“.
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