Mi sono chiesto spesso, in precedenza e, nuovamente proprio in questi giorni, quale delle dita della mano il nostro sindaco Marco Bucci prediliga per nascondervicisi dietro, nei momenti, non rari per la verita’, in cui si rifiuta di dare una risposta ad un qualsiasi quesito, politico o no, strumentale, oppure no, che gli venga rivolto da un qualunque cittadino, da un giornalista più o meno accreditato o, peggio, nella sacralità’ della sala rossa di palazzo Tursi da un qualsiasi consigliere. Di maggioranza o di opposizione. Quando con il fare similburbero, tipico del manager d’oltreoceano, quale si fregia di essere stato, scandisce stentoreo e talvolta persino un po’ stizzito: “Nex question please”. Sintomo di insofferenza nell’abbassarsi a spiegazioni, forse ovvie per lui. E di quella voglia di oltrepassare l’ostacolo e andare avanti. Tipica dell’uomo di azione. La politica se non è l’arte del compromesso, almeno dovrebbe essere quella della mediazione. Ma probabilmente nessuno deve aver provato a spiegarglielo.
E in passato i genovesi, e non, hanno dovuto assistere più di una volta agli impacci del primo cittadino di fronte a qualche domanda incalzante.
Dalla fascia tricolore indossata dal consigliere delegato alla protezione civile Antonio Sergio Gambino, eletto fra le le fila di Fratelli d’Italia, che ha partecipato alla cerimonia di commemorazione dei caduti della Repubblica Sociale Italiana, alla domanda perentoria sul suo antifascismo. Questione risolta salomonicamente in un pareggio con la formuletta “Io sono pro e non anti e comunque sono antifascista e anticomunista”. Il famoso passo avanti al centro contro gli opposti estremismi. In puro stile socialdemocratico. Oppure quando si è trattato della manifestazione elettorale di CasaPound terminata con gli scontri e un giornalista assalito e picchiato per bene dai poliziotti. Ponzio Pilato, probabilmente non sarebbe stato, a quegli alti livelli.
E per finire, nelle vesti di commissario, dribblando qualche domanda pubblica di esponenti dei comitati sul rischio dei detriti del ponte Morandi fatto implodere e sulle zone dove sarebbero stati trasferiti per iniziare la ricostruzione. Questioni, seppur lecite, lasciate cadere nel vuoto e che ancora attendono precise risposte.
Ma, vabbe’, al nostro autorevole sindaco piace evidentemente passare per essere uomo di fatti e di poche parole.
Senonche’ l’ultimo caso in cui si è deliberatamente sottratto a qualche domanda è di qualche ora fa. Intendiamoci era ampiamente giustificato. Come era ampiamente giustificato nell’ultima occasione in cui era in ferie e comunque, anche se in quel caso la sua assenza ha contribuito alla mancanza del numero legale che ha fatto saltare il penultimo consiglio comunale. Giustificato anche ieri, perché, visto che doveva accompagnare il vicepremier Matteo Salvini in visita a Genova, non poteva fare altro che disertare la sala rossa per assisterlo.
E pazienza se l’articolo 54 presentato dal capogruppo dei CinqueStelle a Tursi, Luca Pirondini, riguardava proprio la sua campagna elettorale nelle amministrative del 2017 e l’ipotesi che Gregorio Fogliani, imprenditore de noantri, in carcere per bancarotta fraudolenta, dopo aver lasciato a casa oltre cinquecento dipendent, avesse in qualche modo contribuito finanziariamente. Insomma in aula, sugli spalti c’erano alcuni dipendenti delle società chiuse di Fogliani che ancora aspettano una occupazione. Vocianti, legittimamente incavolati e con i cartelli. Ma il sindaco, il sindaco di tutti i genovesi… beh, il sindaco era assente e, comunque, quella parte del documento di Pirondini era stata sapientemente stralciata. Ma il sindaco non era in aula e chi, se non lui, avrebbe potuto entrare nel merito e magari rassicurare tutti sui finanziamenti della sua campagna elettorale? Chi avrebbe potuto spiegare perché Gregorio Fogliani è stato indicato dallo stesso Bucci, in momenti meno difficili, SuperSaggio?
Comunque, nonostante l’assenza del principale interessato una parte del suo documento dei CinqueStelle fosse stato stralciato nel suo intervento il capogruppo ha riproposto il quesito.
Inutilmente, perché l’assessore preposto a rispondere in assenza del sindaco, l’avvocato Pietro Piciocchi, specializzato nella difesa in giudizio e nella consulenza in favore delle pubbliche amministrazioni nel settore del diritto tributario ed amministrativo, e con una lista di deleghe lunga cosi’- (Programmazione e gestione Economico Finanziaria; Politiche Tributarie – Politiche di lotta all’evasione – Conto consolidato delle Società, Enti e Aziende Partecipate – Politiche e indirizzi sulle partecipazioni azionarie – Affari generali e Acquisti – Pubblicità e Affissioni – Contratti e Appalti (politiche contrattuali) – Gestione del patrimonio comunale non abitativo – Indirizzo e controllo di SPIM Spa – Rapporti tra la struttura comunale e la struttura posta alle dipendenze del Commissario straordinario per la ricostruzione)-, evidentemente uomo di fiducia di Bucci, ha risposto solo alla domanda che riguardava una eventuale futura causa civile a Gregorio Fogliani da parte del Comune per danno di immagine. E l’assessore ha risposto, in breve, che l’amministrazione non può pronunciarsi visto che l’indagine è ancora alla fase istruttoria. Insomma…. elementare Watson. Cosi’ il dibattimento dell’articolo 54 del gruppo CinqueStelle si è concluso senza vincitori né vinti. Oscurato.Ingloriosamente. Tanto che Pirondini ha parlato di “omertà”. Di piu’. Con il capogruppo pentestellato che, forse per rabbia, non è riuscito a misurare i toni – lui che nella vita di tutti i giorni dovrebbe disporre di parecchio orecchio, facendo il maestro di musica-. Così ha terminato in sede di replica con un lapidario “Si vergogni” nei confronti del sindaco assenteista Mister Bucci.
Gia’ assenteista, nel senso che forse la gravità della situazione ne avrebbe suggerito la presenza. Visto che in altre occasioni, tipo l’intimazione della forza pubblica di lasciare gli uffici di Tursi, per un allarme bomba telefonico, poi finito fortunatamente nel nulla, si era opposto fieramente controbattendo che lui “Sono il sindaco veda un po’ lei”, c’aveva da lavorare per tutti i genovesi. Ironia di chi non dispone di adeguata memoria.
E perciò, cio’ detto, preferisco interrogarmi sul dito dietro al quale il Nostro mister Bucci giochi a nascondino. Se sia esso il pollice, l’indice, l’anulare, il mignolo? O il medio.
Leggo “Il medio è il dito di norma più lungo, seguito, nella maggior parte degli individui, dall’anulare, dall’indice e dal mignolo.
Grazie alle dita della mano, l’essere umano può tradurre efficacemente in segni e gesti il linguaggio parlato. A riguardo, si pensi alla cosiddetta “lingua dei segni”, impiegata per la comunicazione con i sordo-muti: in tali circostanze, le dita della mano e la mano in generale diventano un vero e proprio strumento comunicativo”. E si’ perché dita e mani, specie per noi italiani, senza soffermarsi sulla lingua dei segni, che è troppo, rappresentano da sempre elemento di comunicazione.
Per dire, il medio e il dito più lungo, che a differenza di altri offre maggior riparo nel caso in cui ci si voglia nascondere. E rappresenta in qualche modo anche una forma di insulto. Ma, ne sono sicuro non è questo il caso del nostro sindaco mister Bucci, seppure quell’imprinting d’oltreoceano mi spinga a dubitare. Almeno un po’. Pero’ sarebbe davvero troppo. Quel medio alzato nei confronti di Pirondini, che, nel bene e nel male si è fatto ed ha fatto una domanda, che molti genovesi si stanno facendo. Appunto….molti genovesi. Ma per opportunismo, forse non tutti i partiti. Amano parare di questa vicenda di finanziamenti in campagna elettorale.
Il settimanale L’Espresso aveva pubblicato un’inchiesta qualche tempo fa. Lavoro certosino in cui si diceva che il sindaco avrebbe ricevuto durante la campagna elettorale a titolo di finanziamento 102 mila euro da Change, l’associazione del sodale e Governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti.
E, probabilmente sarà stato pur sempre un caso, che proprio Bucci, unico fra i candidati sindaci, sia stato ospite di Gregorio Fogliani nel corso della sua campagna elettorale, negli uffici del suo gruppo. Per incentivare i presenti a votarlo.
Paolo Vanni, mio amico facebook osserva : “perché non rispondere a una domanda che dovrebbe avere una risposta semplice?” Lapalisse? E poi aggiunge “Una riflessione. Solo i 5 Stelle hanno chiedto spiegaziinimsui rapporti Fogliani e Bucci. Perche’ il Pd tace?”. E gia’, perché? Eppure anche Vanni attende risposte in teoria semplici sul caso del Berio Caffe’ oggetto di una disputa giudiziaria. E nonostante abbia richiesto più volte spiegazioni dal Comune non le ha ottenute. Boh ? Risposte. In teoria semplici.
Eppero quel dito medio, sempre che del medio si tratti beh, si dice e copio incollo: “Quello del dito medio è una forma di insulto molto diffusa. Le recenti tornate elettorali, ma non solo, inducono sempre più spesso commenti mimati di questo tipo.
Ma da dove viene questo gesto e come è diventato un simbolo, il principale affronto? Per capirlo, dobbiamo andare a far visita ai greci.
Mentre un fitto bosco di dita si impenna davanti alla Trump Tower di New York, in omaggio al nuovo presidente degli Stati Uniti. Basta sollevare il dito verso quella torre e una marea si leva all’unisono, ma se togliete l’auricolare e tendete l’orecchio … il silenzio più assoluto.
Da dove viene ‘sto dito medio e come, questo dito, è simbolo di un compito tanto importantente?
Le origini di questo gesto sono poco chiare, ma in materia, le teorie abbondano. La più antica ci porta ai Greci nel V secolo aC. Aristofane, sarebbe stato il primo autore del dito medio nelle sue Nuvole per gioco. Anche se qui, il dito, aveva una connotazione comica a simboleggiare il sesso maschio circondato da testicoli. (…Qual è il tuo duolo? Quale il tuo cruccio? – LESINA – (Con enfasi tragica): – Tapino me, ch’io mòro! Dal lettuccio strisciano fuori a mordermi le cimici; e i fianchi mi dilacerano, e l’anima mi succhiano, mi strappano i testicoli, il culo mi perforano,e mi fanno la festa!…)
La prima grande apparizione offensiva dell’erezione del medio verrebbe da Diogene di Sinope, questo filosofo clochard che viveva in un grande vaso. Quando i viaggiatori smarriti gli chiedevano dove trovare l’oratore Demostene (che l’eccentrico Diogene odiava), egli rispondeva loro con il dito alzato in evidente segno di rifiuto.
Più tardi, il dito medio lo troviamo nei Romani. Alcuni scritti del tempo menzionano il “digitus impudicus”, corrispondente al medio e, anche qui, è un simbolo di sesso. Tendere il dito più lungo era una metafora per indicare una vergognosa penetrazione. Ma come spiegare il fatto che l’insulto sia passato attraverso i secoli? La leggenda vuole che anche la guerra dei cent’anni (tra il 1337 e il 1453) abbia riproposto il gesto.
Francesi e inglesi si sono scontrati in sanguinose battaglie. Temendo il talento degli arcieri nemici, i francesi avevano adottato l’affascinante abitudine di tagliare il dito centrale dei loro prigionieri per evitare che sparassero ancora una sola freccia. In segno di provocazione, gli inglesi, prima di ogni battaglia brandivano fieri il dito, in alto levato, per prendere in giro i loro odiati vicini.
Altre ipotesi suggeriscono che i francesi tagliassero non solo l’importante dito, ma anche l’indice. Da lì verrebbe l’uso inglese (anche oggi) delle due dita a forma di “V”, con il palmo verso l’interno, per insultare o provocare.
Oggi questo gesto è estremamente diffuso, il più recente è quello del presidente filippino Dutarte alla Comunità Europea. Il suo Fuck You è anche riportato dal Corriere della Sera che ne propone il filmato.
Non posso non citare, per finire, diciamo così in bellezza, quello di Maurizio Cattelan (L.O.V.E), in marmo, in piazza affari a Milano, davanti a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa”
Un po’ di esegesi non guasta. Dal filosofo greco, Diogene di Sinope – detto il Cinico o il Socrate pazzo, considerato uno dei fondatori della scuola cinica insieme al suo maestro Antistene, secondo l’antico storico Diogene Laerzio, morì nel medesimo giorno nel quale Alessandro Magno spirò a Babilonia-, passando per i francesi sino agli americani dei giorni nostri e a Donald Trump, il tycoon.
E, tornando in Italia, il simulacro in marmo del medio eretto di Maurizio Cattelan davanti al palazzo della borsa a Milano avrebbe dovuto essere rimosso per una sede definitiva. Ma sembra che ivi rimarrà ad imperitura memoria.
Gia’, a imperitura memoria. Per nascondercisi, fomrse, O peggio, addirittura, per scherno.
Giona
Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.