LEGAMBIENTE, DOSSIER SPIAGGE 2019: LA LIGURIA HA IL RECORD NEGATIVO CON IL 70% DI SPIAGGE OCCUPATO DA STABILIMENTI. IL PAESAGGIO COSTIERO LIGURE È URBANIZZATO PER IL 63%
Esce oggi il Dossier di Legambiente “Spiagge 2019” che fotografa la situazione e i cambiamenti nelle aree costiere italiane, regione per regione, facendo il punto sullo stato di salute delle nostre coste, sulla mancanza di spiagge libere, ma anche sul boom di stabilimenti green e su come affrontare con i balneari la Direttiva Bolkenstein.
Il Dossier racconta un Paese in cui le spiagge libere sono sempre meno, la tendenza è univoca: aumentano ovunque le spiagge in concessione e laddove non avviene è perché semplicemente non ci sono più spiagge libere, come in Versilia, Romagna e in Liguria.
In Liguria la situazione si conferma preoccupante visto che risulta prima nella classifica con il 70% di spiagge occupate da stabilimenti balneari. Eclatante il caso di Alassio (SV) dove sono 95 gli stabilimenti balneari, che occupano oltre 6 km sui 7 totali di litorale, l’88,2%. I dati dalla tabella riferiti alla Regione Liguria parlano chiaro: Lunghezza spiagge (km) 114; Totale concessioni complessive demanio costiero 8.984; di cui concessioni per stabilimenti balneari 1.175; concessioni per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici 273; percentuale di costa sabbiosa occupata da concessioni per stabilimenti balneari, campeggi, circoli sportivi e complessi turistici 69,8.
A questi numeri, per comprendere quanto sta accadendo sulla fascia costiera ligure, vanno affiancati quelli elaborati da Legambiente nel dossier “Il consumo delle aree costiere italiane” da cui si comprende che la costa ligure, su un totale di 345 km, risulta urbanizzata per 220 km, pari al 63%. L’analisi puntuale del paesaggio costiero vede paesaggi industriali-portuali (59,2 km), urbani densi (71,1 km), urbani meno densi (90 km), agricoli (12,4 km), naturali (112 km).
Non è un problema solo di numeri, ma molto spesso anche di qualità delle spiagge – spiega Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria – in molti Comuni le uniche aree non in concessione sono quelle vicino allo scarico di fiumi, fossi o fognature e quindi dove ci si può sdraiare a prendere il sole ma la balneazione è vietata perché il mare è inquinato. Lo sfruttamento e l’alterazione eccessiva e capillare della costa – continuaGrammatico – ha avvicinato e esposto al rischio mareggiate e erosione una elevatissima quantità di strutture e persone. L’amplificazione di questo rischio è collegato ai cambiamenti climatici e alla infrastrutturazione degli alvei e delle foci di fiumi, rii e torrenti della nostra regione, cementificati, coperti per costruirvi strade, parcheggi, residenze e servizi, che hanno alterato le dinamiche che garantivano un apporto naturale di sabbia a difesa della costa. Per la miglior difesa degli ambiti costieri è necessario individuare i tratti dove avviare una campagna di rinaturalizzazione dove lasciare spazio alle spiagge libere”.
In questa cornice, paradossale è la situazione della Liguria, dove con la Legge regionale 13/2008 si è stabilita la porzione di litorale di libero accesso: qui i Comuni sono obbligati a garantire almeno il 40% di aree balneabili libere e libere-attrezzate rispetto al totale delle superfici costiere, oltre che a dotarsi del Progetto di utilizzo del demanio marittimo (Pud), strumento senza il quale non possono rilasciare nuove concessioni agli stabilimenti balneari né autorizzare interventi che eccedano l’ordinaria manutenzione. Il problema principale e che la Legge, ad anni di distanza dalla sua emanazione, non viene rispettata perché non prevede sanzioni per chi non la applica.
Sulla gestione delle spiagge negli ultimi giorni inoltre, si è riaperta una discussione di interesse nazionale, con il sequestro di uno stabilimento balneare a Genova per violazione della direttiva Bolkenstein e il richiamo della Corte dei conti alla Regione Liguria, durante l’analisi della parifica del bilancio 2018, dove sono state annunciate possibili indagini per danno erariale della Procura rispetto alle concessioni demaniali.
“Vogliamo costruire un dibattito sullo stato di salute delle coste liguri all’altezza delle sfide che avremo di fronte nei prossimi anni – sostiene Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria – per questo ribadiamo necessario garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge e che i piani di utilizzo del demanio dei comuni siano davvero lo strumento per garantire questi aspetti. Riconosciamo che le imprese balneari rappresentano un elemento del patrimonio storico, culturale e del tessuto sociale regionale e per quanto riguarda la Bolkenstein, la direttiva prevede di premiare la qualità dell’offerta nella spiaggia in concessione che gli Stati membri possono tener conto, nello stabilire le regole della procedura di selezione. In un modello di questo tipo chi ha lavorato bene non ha nulla da temere. Per quanto riguarda i canoni, la situazione attuale va superata stabilendo un canone minimo nazionale per le concessioni balneari adeguato, ma lasciando alle Regioni di introdurre differenze in funzione delle caratteristiche delle località, di premialità e penalità legate alle modalità di gestione e agli interventi di riqualificazione ambientale messi in atto dal concessionario. Infine – prosegue Grammatico – occorre affrontare il tema delle spiagge non balneabili e della depurazione, perché va garantito il diritto a un mare pulito anche in Liguria dove diversi tratti, in particolare alle foci dei torrenti, non vengono neanche più campionati”.
Partendo dalla qualità della gestione degli spazi in concessione arrivano le buone notizie ovvero la crescita di stabilimenti che puntano su un’offerta green. Si tratta di stabilimenti che hanno scelto di essere ✞plastic free, di coinvolgere i bambini in progetti di educazione ambientale, di recuperare tratti di dune, di valorizzare prodotti a chilometro zero, di utilizzare piante autoctone, di scegliere una gestione flessibile e aperta a tutti degli spazi in concessione, di produrre energia e acqua calda per le docce con pannelli solari, di utilizzare solo legno e materiali naturali per le strutture, di puntare su una accessibilità per tutti che superi ogni barriere, di premiare e aiutare con spazi ad hoc chi si muove in bici o con mezzi di mobilità elettrica.
Fra questi in Liguria il Lido Idelmery ad Arma di Taggia (IM) che ha attuato con l’Università di Savona un progetto di gestione della Posidonia spiaggiata e dal 2018 ha sollecitato l’abbandono della plastica usa e getta, offrendo ai clienti che consumavano il pranzo in spiaggia, un kit di piatti e posate compostabili; I Bagni Capo Mele a Laigueglia (SV) hanno partecipato ad un progetto sperimentale con l’Università di Genova che consisteva nella realizzazione di un parco con tutte le specie dunali autoctone che sono ormai quasi estinte in Liguria. Premiato due volte con l’Oscar dell’Ecoturismo Spiaggia R20, a Varigotti, spiaggia comunale libera attrezzata, a Finale Ligure. L’ingresso alla spiaggia, ai bagni, alle docce fredde e agli spogliatoi è gratuito per tutti. La spiaggia è eco-frendly e pet-frendly e plastic free. Mentre i Bagni Garibaldi – Finale Ligure (SV) si distinguono perché completamente accessibili a persone con disabilità. Sono aperti 8 mesi l’anno stabilizzando quasi tutto il personale con contratti a tempo indeterminato (una vera eccezione per la categoria) e sono anche una dog beach.
Link al Dossier Spiagge 2019 sul sito di Legambiente
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