All’inizio della cerimonia, alla vittima viene ordinato di spogliarsi. Questo la rende ancora più vulnerabile.
Quindi lo sciamano, che i nigeriani chiamano baba-loa o native doctor, prende una scodella piena di fuliggine sulla quale esegue degli incantesimi per evocare e legare alla polvere uno spirito.
Lo spirito è il semidio Eshu, ed è con lui che la vittima sarà costretta a stipulare il contratto. Egli è il figlio più giovane e viziato di Olodumare, è un imbroglione e spingerà gli altri spiriti a realizzare i suoi desideri.
Una volta che la fuliggine è pronta, il baba-loa con una lama di rasoio esegue sulla pelle della vittima numerosi tagli, abbastanza profondi da sanguinare, dove cospargere la fuliggine posseduta dallo spirito.
Con lo stesso rasoio taglia alla vittima campioni di capelli, peli pubici e delle ascelle, e li mette in un vaso. Poi raccoglie da terra la sua biancheria intima e mette anch’essa nel vaso, quindi sigilla il tutto e lo pone nel santuario dove si sta svolgendo il rito.
Il santuario più famoso della Nigeria è quello di Ayelala, la dea garante dei contratti.
È qui, davanti a un’effigie di Eshu, che alla vittima viene chiesto di prestare il giuramento che la costringerà a dare tutti soldi alla madam o al suo trafficante, a fare qualsiasi cosa le venga ordinato, a non provare mai a scappare né a parlare con qualcuno dei suoi carnefici. Questo perché, se dovesse venire meno al suo giuramento, il semidio Eshu manderà degli spiriti a punirla. Si tratta dei “morti-morti” e sono gli spiriti di cui nessuna persona vivente si ricorda. Essi tormentano la vittima nel sonno con incubi raccapriccianti che possono portarla alla pazzia o alla morte.
Concluso il giuramento, il baba-loa uccide un pollo, gli apre il petto e asporta il cuore che dà alla vittima: dovrà ingerirlo insieme a una bevanda alcolica.
La cerimonia è conclusa. La vittima si riveste e lascia il santuario. [1]
Questo è un tipico giuramento rituale dello Jujuy [2], uno strumento in mano alla criminalità organizzata nigeriana che consente ai trafficanti di esseri umani di tenere assoggettate le ragazze vittime di tratta, vincolandole con maledizioni terribili.
Il giuramento Juju, infatti, ha una fortissima valenza giuridico contrattuale, non è rinegoziabile e obbliga le vittime ovunque si trovino.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Controllo della Droga e la prevenzione del Crimine (UNODOC), sono oltre 40 milioni le persone nel mondo vittime di tratta. Di queste, il 49% sono donne adulte mentre per il 23% si tratta di bambine. Insieme, fanno il 72% delle vittime di tratta a livello globale.
st
© riproduzione riservata
[1]“A typical JuJu ceremony”, tratto dall’Anti Trafficking Consultants. Traduzione e adattamento Simona Tarzia.
[2] Il termine deriva dal francese e significa “piccola bambola”.
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.