Questione di feeling

“Ah, ah, ah, ah… ah, ah, ah, ah questione di feeling; ah, ah, ah, ah… ah, ah, ah, ah, questione di feeling”.  Avrebbe potuto essere un duetto bellissimo, passione e grazia, grazia e passione. Oltre alle probabili doti canore. Proprio come Mina e Riccardo Cocciante, quello di “Cervo a primavera”. E i presupposti c’erano tutti: con un maestro del Carlo Felice ed un sindaco che si è dichiarato pure melomane. E comunque, melomane o no, presidente della Fondazione Carlo Felice. Invece quello che avrebbe potuto essere un altro capitolo della GenovaMeravigliosa, con ombrellini che proteggono dalla pioggia e girandoline, che impazziscono e girano al vento, come le pale delle centrali eoliche per cui si batteva e si è battuto generosamente un altro figlio di Genova, e genovese doc, il senatore Armando Siri, quella che avrebbe potuto essere l’occasione per il nostro eroe Marco Bucci di dimostrarsi per l’ennesima volta il “sindaco di tutti”, e’ finita in una nenia. Per giunta stonata.

Questione di feeling, dicevo in inizio dell’articolo. Come se dopo i recenti eventi della polemica per la seduta in cui il maestro del Carlo Felice Luca Pirondini e capogruppo dei CinqueStelle a palazzo Tursi, aveva chiesto in una interrogazione urgente se fra i finanziatori di Change della sua campagna elettorale, non risultasse per caso la famiglia Fogliani o le sue aziende, avesse lasciato un po’ di ruggine fra i due cantori delle gesta genovesi del consiglio comunale e della locale vita politica.

In quell’occasione la domanda su Fogliani era stata stralciata e il sindaco si era allontanato per accompagnare il vicepremier leghista Matteo Salvini in visita a Genova. In seconda battuta, su un giornale, il Sindaco aveva risposto che non era a conoscenza delle ne’ delle generalita’, ne’ delle aziende di quegli imprenditori generosi e della ragione sociale delle aziende generose che avevano elargito, tramite Change, l’associazione di Giovanni Toti, 102 mila euro per la sua campagna elettorale.

L’assenza non era parsa giustificata e Pirondini, solitamente pacato,  in sede di replica era andato su tutte le furie. Tanto da parlare di “aula omertosa”.

Gia’, Luca Pirondini, inserito di imperio fra i membri del consiglio di amministrazione della Fondazione di indirizzo del Teatro Carlo Felice per un “editto” ministeriale del ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli (manco a farlo apposta nel governo in quota CinqueStelle), con susseguente altra polemica. Aveva preso il posto del dimissionario ex Sindaco Beppe Pericu. E subito si erano levati gli scudi di coloro che lo avevano tacciato di incompatibilita’, risultando dipendente a contratto del locale Teatro dell’Opera. Solo che oltre ad aver bruciato sul filo di lana il pretendente indicato dal Comune di Genova, nella persona del presidente del consiglio Comunale Alessio Piana – Quanto potere per un unico personaggio politico – la sua designazione era subito apparsa compatibilissima almeno dal punto di vista dei regolamenti. Perché il vituperato Pirondini risultava essere dipendente si’ del Teatro Carlo Felice, ma non della fondazione di indirizzo, che dal punto di vista giuridico è tutta altra cosa, pur occupandosi del medesimo oggetto.

Tanto che all’epoca i CinqueStelle avevano diramato un comunicato in cui fra l’altro si spiegava ““Il regolamento del Comune di Genova sulle nomine nelle società partecipate e controllate non esclude la possibilità della nomina in questione: la Fondazione non è soggetto partecipato o controllato dal Comune di Genova, che è solo socio fondatore insieme a Regione Liguria e Stato Italiano, ed è da quest’ultimo socio che Luca Pirondini è stato nominato”, dichiarano riprendendo una nota ministeriale, aggiungendo inoltre: “Il fatto di aver collaborato sempre con contratti a tempo determinato, con l’Orchestra del Teatro, testimonia il fatto che della Fondazione Pirondini non è un dipendente e che quindi anche in questo caso non possa sussistere nessun conflitto di qualsivoglia natura”.

Erano scesi in campo contro la nomina addirittura il Governatore Giovanni Toti e Ilaria Cavo e il presidente Toti non aveva usato certo il fioretto ““È curioso come il Movimento Cinque Stelle riesca sempre a stupirci negativamente. La nomina del grillino Pirondini al Carlo Felice, designato dal ministro grillino Bonisoli, è la sintesi di tutto il doppiopesismo a Cinque Stelle. Neanche oso immaginare quante invettive, allusioni e cattiverie ci sarebbero arrivate se noi avessimo nominato nel consiglio di amministrazione del teatro lirico un candidato sindaco sconfitto, un musicista che ha lavorato per lo stesso teatro e, non ultimo, un consigliere comunale che siede all’opposizione dell’ente che decide fondi e indirizzo del Carlo Felice stesso. Pirondini è tutto questo e la cosa non suona per niente bene. Ma la musica con i grillini è sempre la stessa, è il valzer delle poltrone sulle note dei finti moralismi, del conflitto di interessi e delle false promesse di cambiamento”.

Ottenendo la pressoché immediata replica del capogruppo pentestellato in Regione Alice Salvatore: “Il Comune di Genova non determina ‘l’indirizzo’ della Fondazione (come erroneamente sostenuto dall’assessore Cavo), poiché questa decide il proprio orientamento strategico autonomamente come qualsiasi Fondazione di diritto privato attraverso il Consiglio di indirizzo, appunto, che non è un ‘Consiglio di amministrazione’ (come sostiene ancora una volta Cavo) e quindi ha un ruolo di alta rappresentanza e non di amministrazione”. Ed aveva aggiunto: “Non  esiste alcun conflitto. Infatti, i Consiglieri di indirizzo, una volta in seno al Consiglio, operano in piena indipendenza e rispondono solo nei confronti della Fondazione dell’esercizio delle medesime funzioni: non esiste alcun vincolo di mandato ed essi non rappresentano i soggetti pubblici o privati che li hanno designati o nominati, né a essi rispondono. Lo Statuto prevede espressamente la gratuità della carica per la quale non solo non si percepisce un compenso ma nemmeno un simbolico gettone di presenza per la partecipazione alle riunioni, pur essendo enormi le responsabilità”.

Insomma essendo chiaro che le ragioni di una supposta incompatibilita non potevano essere giuridiche, ma al massimo di mera opportunita’, Pirondini aveva incassato l’incarico. 

Senonche’ ieri mattina il maestro di musica ha cercato invano, almeno per la prima volta, di varcare la soglia del locale in cui si teneva la riunione. Invano. Perché il sindaco in un primo momento lo ha fatto allontanare dai vigili urbani. Tanto che a pochi minuti dall’inizio della riunione, all’incirca alle 9, Pirondini postava nervoso sul suo profilo Facebook: “Il Presidente della Fondazione Teatro Carlo Felice, Marco Bucci, ha chiesto l’intervento della Polizia municipale per farmi uscire dal suo ufficio nel quale si tiene il Consiglio di indirizzo del Teatro Carlo Felice. In questo momento, mentre si tiene il Consiglio, io sono chiuso fuori dalla porta”. E il giorno prima aveva già protestato e annunciato: “Nonostante domani sia previsto il primo Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro Carlo Felice, ad ora non ho ancora ricevuto la convocazione nonostante ne abbia fatto richiesta ufficiale cinque giorni fa. Essendo certo che si tratti di una dimenticanza in buona fede del Presidente, mi recherò comunque alla riunione animato dal massimo spirito di collaborazione e con il bene della Fondazione come unico obiettivo”. E comunque niente, nonostante i buoni propositi conclamati il Sindaco Marco Bucci ha preferito farlo allontanare dai vigili nonostante Pirondini avesse chiesto che i revisori dei conti, in contatto telefonico, si esprimessero in materia. Dopo una ventina di minuti le acque si sono calmate, almeno per un po’ o almeno così parrebbe. Tanto che Pirondini è stato ammesso alla riunione e lo stesso ha pubblicato alle 11 l’ennesimo post di questa calda giornata sul suo profilo: “Dopo una ventina di minuti sono stato invitato ad entrare in Consiglio ed ho partecipato ai lavori. Il mio unico intento è lavorare per il bene della Fondazione. Ritengo comunque grave l’accaduto che mi ha visto allontanare come un delinquente dalla riunione quando chiedevo semplicemente che il Collegio dei revisori si esprimesse dal punto di vista tecnico sulla possibilità che io fossi presente fin dall’inizio”.

Tutto chiarito? Forse? E comunque con alcuni strascichi al veleno. Tanto che del caso hanno subito approfittato le opposizioni con Gianni Crivello e i consiglieri del Pd che hanno criticando il sindaco per la sua “impostazione monarchica” fino ad ipotizzare “l’abuso di ufficio”. In un comunicato si dice infatti : “Siamo attoniti e stupefatti di fronte alle reazioni del sindaco Marco Bucci alla nomina di Luca Pirondini nel consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro Carlo Felice. Bucci sembra avere trasferito su scala locale il livello di scontro che divide il governo, dimentico del suo ruolo istituzionale e di quello degli altri protagonisti di questa vicenda”. E i consiglieri si dichiarano altresi’ stupefatti ma non stupiti: “perché ancora una volta si conferma l’impostazione “monarchica” dell’Amministrazione Comunale, cui sembrano sfuggire i principi normativi democratici basilari, ovvero che un consiglio di amministrazione è composto da membri nominati dalle diverse realtà che lo costituiscono, proprio per garantirne la pluralità. Noi, da parte nostra, prendiamo atto invece che Bucci stamattina, dopo un’ora di attesa, ha permesso l’ingresso del consigliere Pirondini nella stanza dove si svolgeva la riunione a cui secondo il volere ministeriale era suo dovere partecipare. In caso contrario si sarebbe potuto ravvisare un abuso d’ufficio”.

Ci mette un po’ di veleno Andrea Guglieri postando alcune considerazioni insieme all’articolo de “il Secolo XIX”: “Lo fanno entrare dopo un’ora? Cos’ha da nascondere il Consiglio di indirizzo di un teatro lirico, presieduto dal sindaco BUCCI, se impedisce l’ingresso alla seduta nel nuovo consigliere di minoranza? Perche’ era presente senza averne diritto l’assessore alle finanze, fresco di un attacco al consigliere di minoranza Proprio sul tema della trasparenza?” E poi riporta la dichiarazione di Pirondini a “Il Secolo XIX”: “ Ma sono stato mandato via come un delinquente mentre dentro c’è l’assessore comunale PICIOCCHI che non fa parte del consiglio di indirizzo”. E poi Guglieri aggiunge. “Bellissimo il commento di un direttore d’orchestra. Lorenzo Castriota Scandeberg. Gentilissimo ma lei non sapeva cosa sono gli enti lirici in Italia? Luoghi di segreti massonici di grande livello, questo che le è capitato non è nulla. O si immette nel loro modo di pensare e fare o spesso verra’ messo alla porta. Mi creda”.

Comunque al di là di enti massonici e lobby, torniamo alla vicenda politica.

Gia’, stupisce almeno un po’, tanto amore per forme e regolamenti da parte del primo cittadino. Attento ai regolamenti soprattutto quando gli viene bene. “Le regole sono regole” ha chiosato in un commento sulla vicenda qualcuno, indomito rappresentante della corrente che da tempo inneggia alla bravura del nostro sindaco/commissario. E Giovi  ricordare, per esempio, su questa “trance” legalista e legalitaria a corrente alternata del nostro primo cittadino quando, qualche tempo fa si rifiutò categoricamente, indossando l’abituale spocchia, di lasciare i suoi uffici a palazzo Tursi nel corso di un allarme bomba in cui gli era stato “consigliato”, ma in realta’si sarebbe trattato di un ordine della forza pubblica, di lasciare il palazzo insieme ai suoi dipendenti. In quell’occasione Bucci aveva opposto il fiero petto dicendo ai rappresentanti delle forze dell’ordine che “lui c’aveva da lavorare” e, naturalmente, per il bene della sua città’. Non oso pensare a che cosa sarebbe successo se quella bomba di cui era stata telefonicamente preannunciata l’esplosione ci fosse stata veramente, e fosse scoppiata. Forse oggi Genova avrebbe un martire in più. Con tanto di medaglia d’oro. Proprio come quella per la Guerra di Liberazione. Eppero’, fortunatamente, era tutto un ignobile scherzo.

Marco BucciCosì il Nostro ha potuto continuare ad ostentare quella spocchia e quel fiero cipiglio, un po’ di arroganza e quel non so che di sfrontatezza. Proprio come quando assiso sul suo regale scranno, di fronte ai colleghi consiglieri e consigliere che dibattono sul futuro della città’ meravigliosa, costellata di ombrellini e girandoline, lui voracemente addenta il suo toast. Fino ad entrare nell’immaginario collettivo e ad essere copiato con qualche estemporanea simile manifestazione. Sempre in sala rossa e nel corso del consiglio comunale. Lui pero’ e’ stato anche in questo caso il discutibile antesignano. Pronto ad incassare più elogi che reprimende. Con quel personaggio che si è cucito addosso, come un vero manager/commissario/comandante/sindaco/… o monarca. Che nei momenti perigliosi non è disposto a lasciare la tolda della nave.

E comunque dopo appena una dozzina di ore dall’accaduto – che cosa vuol dire disporre di comunicatori efficienti – arriva anche la versione del Sindaco che, manco a farlo apposta bacchetta il Pd e ostentando 11un po’ di disprezzo per i consiglieri d’opposizione, spiega:

“Ma qualcuno del Pd può guardarsi due carte o chiedere informazioni prima di lanciare comunicati con accuse prive di senso e significato?
Il consigliere Luca Pirondini questa mattina ha partecipato regolarmente al consiglio di indirizzo del Carlo Felice dove è stato nominato dal Ministero di Beni Culturali. Non è stato ammesso da subito alla riunione odierna perche la Ia nomina andava ratificata: è prassi, da molti anni, che il Presidente presenti il nuovo membro agli altri componenti del consiglio che devono discuterla prima del suo ingresso. Così è stato fatto seguendo le regole e le consuetudini del Teatro. Chi vede in tutto ciò abusi di ufficio (Se mai l’abuso sarebbe stato di chi voleva rimanere nella stanza pur dopo le chiari spiegazioni del processo di ammissione da parte del presidente) è stato probabilmente colpito da qualche colpo di calore!
La politica strumentale fa brutti scherzi… anche in questa stagione”.

Insomma, secondo il vero manager/commissario/comandante/sindaco/… o monarca, una tempesta in un bicchier d’acqua. O forse al contrario qualche cosa di piu’. Mi chiedo, per esempio, se meglio di tante parole inutili non sarebbe stato far precedere il tutto da una telefonata di cortesia nei confronti di Pirondini in cui proprio Bucci gli avrebbe potuto spiegare la prassi consolidata. In modo che il maestro di musica si acchetasse accettando di aspettare il momento del “Benvenuto a bordo”.
Ma evidentemente al vero manager/commissario/comandante/sindaco/… o monarca, questo atteggiamento da primus inter pares proprio non deve piacere. Meglio il “Sono il sindaco veda un po’ lei”, o la telefonata al comando dei vigili per far intimare ai cantune’ intenti a fare contravvenzioni per divieto di sosta nella sua via di smetterla immediatamente. Poi comunque scopri che il figlio del ministro dell’interno Matteo Salvini si è potuto permettere un giro sulla moto d’acqua di un poliziotto regolarmente in servizio, probabilmente in virtù della sua parentela. Meglio un giro in moto che indossare la divisa, avranno pensato. E comunque tanta gente, fedelissimi e non, tende a glissare…. “Parliamo delle cose serie del paese”. Gia’ le cose serie di un Paese dove regole, regolamenti, usanze e costumi da tempo esistono solo a corrente alternata, e vengono osservate a singhiozzo, a piacere del potente di turno. Che ci piaccia o meno. Esattamente come ha fatto finora Marco Bucci, dal “c’ho da lavorare” al “Sono il sindaco veda un po’ lei”, dal toast mangiato al cospetto dei colleghi al lavoro a quella telefonata ai vigili per farli smettere di sanzionare le auto in via Alessi. Sotto a casa sua.

A me piace, però, più pensare a Marco Bucci, come al Cocciante della situazione, quello di “Cervo a primavera”, in compagnia di Mina. Intento ad intonare un duetto d’antan. Quello che oggi avrebbe potuto essere e non è stato. E gia’: “ah, ah, ah, ah…. ah, ah, ah, ah, questione di feeling”.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.