Eccoci alla seconda puntata dell’inchiesta di Fivedabliu sui “cults” nigeriani attivi in Italia, basata sulle carte della relazione della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) al Parlamento per il secondo semestre 2018.
The Supreme Eiye Confraternity
Il suo segno di riconoscimento è l’Akalamagbo, un volatile mitologico raffigurato nell’atto di catturare una preda, o come un rapace con un cranio umano tra gli artigli. E in effetti in dialetto yoruba il suo nome sta per “uccello”.
Stiamo parlando della EIYE CONFRATERNITY.
Nata negli anni ’50 nell’Università di Ibadan, nello Stato di Oyo, dopo una scissione interna alla BLACK AXE CONFRATERNITY, è conosciuta anche come NATIONAL ASSOCIATION OF AIR LORDS.
Fondata con l’intento di promuovere lo sviluppo e la cultura africana in contrapposizione alla politica del colonialismo imperiale, come le altre confraternite abbandona presto i campus universitari e gli scopi a sfondo sociale per trasformarsi, fino dagli anni ‘70/’80, in un’organizzazione segreta e criminale diffusa in tutta la Nigeria e non solo. Con i flussi migratori, infatti, i Pioneers, cioè gli affiliati “battezzati” nei college nigeriani, iniziarono a stabilirsi all’estero e a fare proselitismo, replicando, prima a livello locale e poi anche nazionale, riti, usanze e strutture gerarchiche proprie della confraternita.
Gli EIYE, che in Nigeria sono stati banditi, vengono considerati tra i 7 “secret cults” più pericolosi e sanguinari della nazione.
Le indagini più recenti condotte nel nostro Paese, hanno evidenziato come gli “uccelli” siano dotati di un’organizzazione verticistica dominata dalla AVIARY, la voliera, una struttura nazionale in mano al boss dei boss, l’EBAKA, che resta sempre in stretto contatto con l’organismo madre in Nigeria.
L’organizzazione è talmente meticolosa da prevedere l’iscrizione di ogni Aviary nazionale nel cosiddetto “registro unico”, riconosciuto e conservato dai “cults” in madrepatria. I requisiti per l’iscrizione, quali il numero degli affiliati e il loro indottrinamento, vengono valutati di volta in volta dai capi internazionali dell’organizzazione.
Ogni Aviary è suddivisa a sua volta in NEST – i nidi -, cioè le sezioni provinciali guidate da un FLYING IBAKA.
Il gruppo è segreto, pertanto i suoi affiliati, i BIRD – gli uccelli -, non pubblicizzano la loro appartenenza se non per necessità. I capi vengono eletti ogni due o tre anni in base a una votazione cui partecipano i membri più importanti del cult (gli ex IBAKA e gli OSTRICH). Gli uomini più forti, con un maggiore seguito ed autorevolezza e spesso al centro di traffici illeciti di grande spessore, sono quelli che assumeranno le cariche più prestigiose.
Otto sono le cariche all’interno di un NEST, ognuna con un ruolo ben definito. Oltre al FLYING IBAKA ci sono il suo vice, l’OSTRICH, lo struzzo; il NIGHTINGALE, l’usignolo, detto anche ENGINE INFANTRY, che svolge il ruolo di segretario durante le riunioni del consiglio degli IBAKA e si occupa della difesa degli associati, proprio come farebbe un responsabile della sicurezza; l’EAGLE, l’aquila, che è il capo dei picchiatori; il WOODPECKER: il picchio, il tesoriere, che si preoccupa di raccogliere le quote associative versate dai bird per il nest; il PARROT, il pappagallo, partecipa a tutte le cerimonie del direttivo, informando tutti i BIRD delle riunioni dell’Esxo, cioè l’assemblea generale di tutti i membri del nest o del gruppo direttivo (composto solo dagli otto), cantando durante i rituali di affiliazione; la DOVE, la colomba, ha il compito di osservare quello che accade all’interno e all’esterno del proprio nest, riferendo direttamente all’Ibaka, svolgendo una sorta di attività di intelligence nel gruppo; il FLYING COMANDANO, il comandante di volo, responsabile dell’organizzazione degli eventi del direttivo, della logistica e della verbalizzazione delle riunioni.
L’accesso al gruppo non è sempre frutto di una libera scelta, anzi spesso deriva da un’imposizione. Gestito e disciplinato dai vertici, esso è sancito da un vero e proprio rito di affiliazione che prevede, oltre al ricorso alla violenza, l’utilizzo di bevande a base di sangue miscelato ad acqua e sostanze alcoliche, come gin mischiato ad acqua e peperoncino o pepe, da tracannare mangiando porzioni di riso e tapioca.
L’affiliato ha l’obbligo di pagamento di una tassa di ingresso per il finanziamento del cult, che provvede al sostentamento delle famiglie dei propri affiliati detenuti, secondo un vincolo di assistenza previdenziale. Simile a quanto avviene all’interno delle organizzazioni mafiose italiane, questo elemento è molto significativo al fine di configurare il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso (art. 416-bis del nostro Codice Penale). La prima sentenza in questo senso è stata emessa dalla Corte d’Appello di Torino ed è divenuta irrevocabile nell’ottobre 2014.
Gli appartenenti alla confraternita, per differenziarsi dagli altri “cults”, durante gli incontri di gruppo indossano un berretto e una sciarpa di colore azzurro.
Le attività investigative nel nostro Paese, hanno documentato numerosi scontri con i gruppi rivali, in primo luogo i BLACK AXE, i VIKINGS e i MAPHITE, funzionali al conseguimento dell’egemonia sul territorio, con l’uso di armi bianche e da sparo, nonché diverse attività delittuose connesse allo spaccio di stupefacenti e alla prostituzione.
In Italia questa organizzazione, che tende ad occupare i vuoti lasciati sul territorio da altri sodalizi e che ha un’ostinata capacità di rigenerarsi nonostante le azioni giudiziarie, è molto radicata sul suolo nazionale. La troviamo operare al Nord, soprattutto fra Torino, Brescia, Verona e Padova, poi a Roma, e quindi al Sud, tra Napoli e Castel Volturno (CE). Non sono immuni dalla presenza dei gruppi organizzati nigeriani neppure Sicilia e Sardegna.
La cerimonia del giuramento di affiliazione intercettata nell’operazione “No fly zone”
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.