I “cults” nigeriani in Italia, terza puntata: la Black Axe Confraternity

Eccoci alla terza puntata dell’inchiesta di Fivedabliu sui “cults” nigeriani attivi in Italia, basata sulle carte della relazione della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) al Parlamento per il secondo semestre 2018.

Il simbolo delle “Asce Nere”

La Black Axe Confraternity

È ormai concluso l’anno accademico 1976-77 nel campus universitario di Benin City, quando un gruppo di studenti decide di fondare una confraternita.
Il suo marchio è un’ascia nera che spezza le catene della schiavitù, a simboleggiare un messaggio di pace, tolleranza e condanna del razzismo. L’intento è caritatevole ma durerà poco e, anzi, sarà sostituito dalla fama di una violenza eccezionale: raccontano i pentiti che le prime cerimonie di affiliazione si svolgevano nella foresta dove i futuri affiliati venivano picchiati selvaggiamente e ininterrottamente per tutta la notte.
Adepti si diventa anche in Italia, non in una foresta ma precisamente a Verona. È proprio la città veneta, in effetti, la “Zone” delle Asce Nere in Italia, cioè la sede centrale alla quale sono subordinati tutti i “Forum”, le varie cellule dell’organizzazione presenti nelle città del nostro Paese. Qui, il 7 luglio 2013, sempre secondo la testimonianza dei collaboratori di giustizia, si sarebbero svolti i riti di affiliazione di tutta Europa.

Per affiliarsi alle Asce Nere è necessario essere presentati da qualcuno che già ne fa parte. La cerimonia, che è per soli uomini, viene preceduta da una fase di “orientation”, ossia un apprendistato durante il quale il futuro adepto impara le principali regole dell’organizzazione tra un pestaggio e l’altro.

L’iniziazione parte con il  First match, nel corso del quale i candidati vengono duramente picchiati dai BUTCHERS – i macellai – alla presenza del loro capo, il Ministro della Difesa. Sarà lui a decretare chi è  adeguato a presentarsi al cospetto del capo del consiglio nazionale, il CHAMA BLACK AXE, che a sua volta deciderà in autonomia se gli aspiranti cultisti sono pronti a passare al livello successivo o se, diversamente, dovranno tornare dal Ministro della Difesa e dai suoi macellai.
Una volta idonei, i candidati possono passare alla cerimonia di affiliazione vera e propria.
Il rituale è antico, celebrato in gran segreto, e uguale in tutto il mondo.
Sette candele vengono posizionate in terra a formare il perimetro di una bara, al centro è  posto un tempio che contiene un’ascia e una coppa colma di liquido: è una bevanda a base di droghe che  i nuovi affiliati, gli IGNORANTS, dovranno ingurgitare davanti al PRIEST (il prete).
Quindi, mentre quest’ultimo recita formule sacrali, giureranno con la frase di obbedienza: “Se io dovessi tradire l’organizzazione Black Axe, ciò che sto bevendo in questo momento mi ucciderà”. È l’istante in cui i nuovi associati abbandonano il loro vero nome per essere battezzati  con uno STRONG NAME, un nome riferito a soggetti della storia africana con cui saranno riconoscibili all’interno del cult.
La cerimonia finisce con gli adepti che, per dimostrare di poter sopportare il dolore con fermezza, vengono sferzati da quattro saggi con il keboboun frustino, mentre camminano in ginocchio lungo un percorso prestabilito. Infine, al cospetto del capo nazionale (l’Head) viene dichiarata l’avvenuta affiliazione.

Tra i segni distintivi d’appartenenza, i cultisti ostentano delle asce tatuate sulle braccia e sul corpo  e si salutano tra loro utilizzano l’espressione gergale “aye”oppure col gesto di incrociare gli avambracci per simulare le catene dell’oppressione.
Per differenziarsi dagli altri cults, si vestono con pantaloni neri, camicia bianca, cravatta gialla o rossa, calze gialle, scarpe nere e basco nero, che a volte ha una striscia gialla. Il colore nero rappresenta l’identificazione con la razza nera, il bianco interpreta la pace e la purezza della mente e dell’animo, mentre il giallo è il colore dell’intelletto.

La festa della confraternita si svolge  ogni 7 luglio, data della sua nascita, e il numero 7 è utilizzato anche per rappresentare l’ascia, simbolo del cult.

In Italia la BLACK AXE è la seconda organizzazione cultista nigeriana per numero di affiliati,  dopo gli EIYE.
È presente in quasi tutte le regioni, con un’importante “cellula” operativa in Piemonte e in Sicilia, principalmente a Palermo, dove si è ritagliata un proprio microcosmo instaurando con Cosa Nostra una convivenza reciprocamente accettata. Ma non solo.
Le indagini hanno accertato una straordinaria affinità tra il cult e il modello mafioso di Cosa Nostra, tanto che in una sentenza di condanna emessa dal GUP del Tribunale di Palermo a maggio 2018 si legge che “…con una straordinaria affinità rispetto al modello mafioso tradizionale di Cosa Nostra, ormai tante volte analizzato nel territorio palermitano, deve osservarsi che l’associazione in oggetto ha replicato, non in piccolo ma addirittura a livello mondiale, l’organizzazione di uno Stato confederato. Essa, infatti, è dotata di elaborati statuti, di autorità legislative ed esecutive, di organi giurisdizionali, di proprie Forze dell’Ordine cui è demandato il compito di ristabilire l’ordine eseguendo inesorabilmente le punizioni decise dai  capi del governo nazionale, di un sistema di elezioni con le quali i vari affiliati possono esprimere la propria preferenza per la progressione in carriera degli altri, di un sistema di tassazione interna attraverso il quale si deve contribuire ad una cassa comune che faccia fronte alle spese dell’organizzazione. Si tratta cioè di un vero e proprio ordinamento, finito e autosufficiente, del tutto analogo a quello lecito statuale, sì che la Black Axe può senz’altro definirsi un Anti Stato il cui scopo è affermare il proprio predominio nella comunità etnica di appartenenza e realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri”.

Alla Black Axe, continua la sentenza, si può attribuire “…la ‘qualifica’ di associazione mafiosa poiché la differenza tra la norma di cui all’art. 416 c.p. e la norma di cui all’art. 416-bis sta proprio nel fatto che, nel primo caso, l’associazione deve essere finalizzata alla commissione di delitti, mentre l’associazione di tipo mafioso è caratterizzata, tra l’altro, dalla condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, in dipendenza della sua capacità di incutere timore e subordinazione psicologica”.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.