Genova – Sono almeno trecento, davanti all’Agenzia delle Dogane genovese di via Rubattino, i commercianti che stamattina protestano per il fermo di qualche centinaio di container che da oltre un anno aspettano di essere spediti in Africa.
“Noi raccogliamo merci varie, compresi cibo e vestiti da mandare a casa – ci spiegano -, ma dopo così tanto tempo è inevitabile che il contenuto di alcuni contenitori sia andato perso”.
Una situazione insostenibile, per questo la comunità africana genovese scende in piazza con un corteo che si è mosso per le vie del Centro Storico fino alla darsena, al palazzo delle Dogane.
Molti mostrano cartelli con scritto: “I nostri prodotti stanno scadendo”, “Liberate i nostri container”, o ancora “È un crimine spedire in Africa?”.
Poi uno degli organizzatori comincia parlare al microfono e ci lascia una lezione di vita: “Noi che siamo in Italia siamo qui per lavorare forte e mandare da mangiare alle nostre famiglie, per dirgli di non venire in Europa con una barca. Siamo andati in banca per fare un prestito e comprare i mezzi per mandare qualcosa giù, così le altre persone giù possono trovare qualcosa da mangiare. Perché le persone stanno soffrendo, tantissimo”.
Il motivo della lentezza nelle spedizioni sembra essere una verifica che ASL continua a posporre e il problema è proprio nella tipologia di merce, deperibile e forse non opportunamente conservata.
Mentre scriviamo una delegazione della comunità è salita al palazzo delle Dogane e siamo in attesa di sapere come si evolverà la situazione.
Quel che è certo è che i ritardi hanno fatto scattare spese di giacenza per decine di migliaia di euro.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.