Emergenza Ebola in Congo: salgono a 1.380 i bambini orfani dell’epidemia

IL REPORT DELL’UNICEF: 1.380 ORFANI E 2.469 BAMBINI SEPARATI DAI GENITORI
Sono 1.380 nella Repubblica Popolare del Congo i bambini che hanno perso uno o entrambi i genitori dall’inizio dell’epidemia di Ebola, poco più di un anno fa.
Un numero che è raddoppiato da aprile 2019, richiedendo un rapido aumento delle cure specialistiche nelle province dell’Ituri e del Nord Kivu, colpite dall’infezione.
In questo stesso periodo, 2.469 bambini sono stati separati dai genitori o da chi si prende cura di loro mentre gli adulti venivano sottoposti a screening e trattamento, o messi in isolamento perché in contatto con qualcuno colpito da Ebola.

“Questa malattia è stata particolarmente straziante per i bambini” – dice Pierre Ferry, responsabile dei programmi di protezione dell’infanzia dell’UNICEF nella RDC -. I bambini guardano i genitori che muoiono davanti a loro o vedono i loro cari portati nei centri di trattamento Ebola, incerti su quando o se torneranno. Stanno lottando con il dolore e l’ansia, mentre devono confortare e prendersi cura dei fratelli più piccoli. Molti affrontano la discriminazione, la stigmatizzazione e l’isolamento“.

SERVE ASSISTENZA PSICOLOGICA
L’UNICEF sta lavorando a stretto contatto con le comunità per identificare rapidamente i bambini colpiti e personalizzare il supporto per rispondere ai loro ampi bisogni fisici, psicologici e sociali.

Tutti i bambini hanno bisogno di assistenza psicosociale per mitigare gli effetti debilitanti della perdita, dello stigma e dell’isolamento, ed è per questo che l’UNICEF sta lavorando per aumentare rapidamente i programmi di protezione dei bambini nelle aree colpite dall’Ebola.

“Il numero di bambini orfani dell’Ebola o lasciati da soli sta crescendo con la stessa velocità dell’epidemia”, dice Edouard Beigbeder, rappresentante dell’UNICEF nella RDC. “La cura, l’assistenza specializzata e le risorse per questi bambini vulnerabili devono tenere il passo”.

GLI OPERATORI PSICOSOCIALI
Ad oggi, l’UNICEF ha formato 906 assistenti psicosociali e psicologi che forniscono una serie di servizi di assistenza personalizzata per i bambini orfani e separati.

“Provenendo dalle comunità colpite, gli operatori psicosociali sono tra gli attori più fidati nella risposta” – spiega Ferry -. L’esperienza dimostra che sono stati in grado di ridurre discriminazione e disinformazione, e aumentare l’accettazione e l’impegno della comunità, che è fondamentale per fermare l’epidemia”.

UN LAVORO IN TEAM
Per i bambini che non hanno genitori sopravvissuti
, i bisogni sono lungo termine. I team psicosociali lavorano per collocarli con parenti o famiglie affidatarie, un compito non facile dato l’onere economico di allevare altri bambini e la paura di prendere la malattia o di essere associati ad essa. Spesso questo richiede una delicata mediazione e un sostegno finanziario per il cibo, le rette scolastiche e altri beni di prima necessità.
Per i bambini non accompagnati, i team psicosociali forniscono un’assistenza dedicata che include cibo, sostegno psicologico e assistenza materiale.  L’UNICEF gestisce tre asili nido accanto ai centri di trattamento di Ebola nei punti caldi dell’epidemia, dove i sopravvissuti di Ebola, che sono immuni alla malattia, assistono e monitorano da vicino i neonati e i bambini molto piccoli fino a quando i loro genitori o chi si prende cura di loro non hanno completato il trattamento.

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