“Raga”, ve lo avevo detto, ve lo avevo detto che dopo ferragosto le cose che voi umani…. non avreste osato nemmeno immaginare, le avremmo finalmente viste. E le avremmo viste tutte. In uno spettacolo di trasformismo ed arti varie. Intanto l’ex “impalpabile”, che come posseduto da un mostro buono, prende a schiaffoni e calci nel sedere il bullo di turno. Che poi lasciato, con il cerino in mano, quando il dj cerca di rientrare dicendo “manno’, abbiamo scherzato” e ritira la sfiducia, spegne la fiammella con il sibilo agghiacciante di un soffio, toglie la spina per davvero, e mette la sordina alla solita musica del capitano che cerca di gettarla in caciara. Diffondendo cortine fumogene ed evocando il vecchio gomplotto. Quello tanto caro a Ciriaco De Mita, novantunenne ex plenipotenziario dicci’, nativo di Nusco e li’ attuale fresco sindaco, passando per l’ottantatrenne Telecavaliere Silvio Berlusconi, gran padre padrone, visir di Forza Italia. Insomma quando qualche cosa non quadra usa ormai evocare il gomplotto dei soliti brutti e cattivi.
Alieni, avversari di turno, opposizione o giudici e magistrati, solitamente dalla toga rossa.
Essi’, perché tra la maratona di Enrico Mentana su “La7” e la Rai Nazionale, che è riuscita a sospendere il collegamento proprio quando il premier replicando ai senatori che erano intervenuti, ma soprattutto al suo ex braccio destro, ha detto che di fronte a problemi di coraggio sarebbe stato lui a staccare veramente la spina a chi aveva minacciato di farlo e poi aveva ritirato la sfiducia se ne sono viste e riviste delle belle. Delle belle di un repertorio infinito. Pero’ la RaiNazionale ci ha lasciato con il fiato in gola. Come fosse il finale di una fiction, rinviato alla prossima puntata. Doveva andare in onda il Tiggi, per riassumere quanto era accaduto qualche ora prima, tenendo inchiodati gli italiani davanti allo schermo Tv. Sull’orlo del baratro a rimirare di sotto e a immaginarmi che cosa ci potesse essere in fondo all’orrifo. A immaginarmi un incubo… che peggio di cosi’…..
Qualcuno ha sostenuto che di fronte alla conclusione del feydeau annunciata per le 18 di ieri pomeriggio, in collegamento con palazzo Madama, non ci sarebbe stata serie Netflix, da “La casa di carta” a “Breaking Bad” in grado di reggere il confronto. E insomma i colpi di scena non sono mancati. Con il bullo di turno che ha finito per essere bullizzato a sua volta ed uscirne con le ossa rotte. E con quello sguardo un po’ confuso anche dopo aver baciato per l’ennesima volta il rosario. Con quei posizionamenti e riposizionamenti. E con quei giochi di scranni e poltrone. In piedi, poi alle spalle di Conte, con le poltrone occupate dai ministri CinqueStelle, a protezione del premier. E ancora con Salvini alla destra di Conte e Di Maio alla sinistra. E gli sguardi, gelidi, in cagnesco. E il linguaggio del corpo con Salvini che scuote la testa. Infine per intervenire torna nei banchi dei senatori leghisti che gli fanno la ola. Come uno qualunque che si svesta dei panni del ministro. E tanto per evidenziare la rottura, fino a lì’ insanabile. Come un guitto di quart’ordine.
E così’ ho visto cose e sentito, lamenti, improperi, perfino morali che un po’ mi hanno lasciato interdetto. Vedere, per esempio un personaggio come Emma Bonino, radicale ed ex parlamentare europeo, dire a Salvini che se ne doveva andare…. e vabbe’. Ma dirlo fianco a fianco a Pierferdinando Casini… e vabbe’. Ma poi sentire sentenziare Pierferdinando Casini – per il quale mi sono permesso in questo momento tanto delicato nomen omen – come possibile premier di un governo di scopo, che “ in politica le furbate si pagano , diventano un boomerang”….dai quando è troppo è troppo. Insomma proprio lui, sostenitore del mini lodo per garantire l’allora presidente del consiglio Berlusconi. E’ vero erano tanti anni fa, e in politica di cambia velocemente, troppo velocemente e spesso la memoria non assiste.
E poi ho visto il comandante Gregorio De Falco, quello che aveva intimato allo Schettino, comandante della Costa Concordia naufragata dopo l’inchino al Giglio “Torni a bordo cazzo”, navigare controcorrente, con il ministro degli interni Matteo Salvini. Chiaro il segno della mano con cui lo invitava a togliere il disturbo e ad andarsene. Solo che dal capitano non ha ricevuto nessun riscontro quasi non lo avesse visto. Anzi poco dopo, al contrario Salvini ha ritirato addirittura la mozione di sfiducia.
Insomma, il vicepremier ha blaterato per giorni che avrebbe fatto dimettere i suoi ministri, ha chiesto le dimissioni del premier menando in lungo e in largo il torrone, e poi se ne è pentito, nell’estremo tentativo di addossare a qualcun altro il peso e le responsabilità della crisi. Solo che l’ex “impalpabile” era ancora posseduto dalla “Bestia” – non quella che fa la narrazione del Bullo sovranista Salvini -, la bestia con gli attributi. E il bullo sovranista ha avuto la peggio. Forse per questo Anna Pettene, che contro il bullismo nelle scuole ne sta facendo un impegno pressante, gli ha dedicato un post coprendolo di complimenti. Mentre un’altra amica social si chiedeva dove si fossero andati a nascondere, di fronte allo stato confusionale del “Ruspa”, tutti gli estatici esteti ammiratori della sua comunicazione.
E ho visto ancora l’ex ministro della difesa, la genovese Roberta Pinotti, soprannominata durante i governi Renzi e Gentiloni, la generalessa di ferro con l’elmetto, presenzialista almeno quanto un generale che mostra fieramente il petto costellato di medaglie, far problemi di presenzialismo onanistico, proprio all’ex referente Matteo Renzi. Anche perché il Pd e’ fortemente diviso su chi cavalcherà un eventuale paternariato di alleanza di governo, con tanto di nuovo contratto, con i pentastellati. E lei, la Pinotti, che monta un “sonar” sofisticatissimo, capace di guidarla fra le correnti e ad arrivare sempre in quella più redditizia, Renzi lo ha già abbandonato da tempo.
Insomma detto, non detto, abiure e professioni di fede. Tanto la storia e’ sempre la stessa. Commentavo in un post in cui avevo condiviso la gag degli autogol che, puntando sull’omonimia dell’ex allenatore juventino ed attuale allenatore dell’Inter e del premier dimissionario, riandavano con la memoria all’episodio del 2014, quando a Antonio Conte successe Massimiliano Allegri. Con una gag parallela: il prossimo premier in questo caldo e confuso ferragosto sarà Massimiliano Allegri. Oltretutto la crisi fra Antonio Conte e la dirigenza bianconera sopraggiunse improvvisa a allenamenti già iniziati. Un cortocircuito inaspettato che ricorda molto questa crisi di governo balneare.
Al che mi sono sentito di postare “ RETE. Scusa Ameri, scusa Ameri…. devo prendere la linea, c’è una novità…. tanto sempre li’ siamo. Il calcio e’ il calcio e il bar e’ il bar.
Eppoi, in fondo, a destra, c’è la politica”.
Gia’, per la politica…. in fondo a destra. Da non confondere con il colle, dove Conte ha rassegnato le dimissioni. Lì – che non può essere, in fondo a destra, o forse si’ aspettiamo di vedere come andrà a finire- nel pomeriggio di oggi iniziano le consultazioni. Lì saliranno le delegazioni dei partiti per affrontare la situazione, delicata con il presidente della Repubblica. Si spera fortemente che lo spettacolo di arti varie iniziato qualche giorno prima di ferragosto, tra consolle, nani e ballerine, sia finalmente terminato. Perché anche gli umani, nel loro piccolo si….
Giona
Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.