Maltrattamenti in famiglia e stalking: nella prima settimana di efficacia del “Codice rosso” la polizia genovese emette tre ordinanze di allontanamento

Il “Codice rosso” introduce 4 nuove fattispecie di reato e accorcia i tempi dell’avvio dei procedimenti per stalking e maltrattamenti in famiglia

Genova – Nella prima settimana di entrata in vigore del “Codice rosso”, la Polizia genovese ha eseguito tre ordinanze di misure cautelari emesse dal G.I.P. di Genova, due delle quali impongono a due stalkers il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalle rispettive vittime e una misura di allontanamento dalla casa familiare.

Il primo caso ha riguardato una cinquantatreenne di origine siciliana, sposata dal 2016 con un ventottenne straniero, che da febbraio si è trasferita a Genova per lavoro e, a causa dei maltrattamenti subiti, ha chiesto la separazione decidendo a giugno di non frequentare più l’ex marito, terminando la convivenza. L’uomo non ha accettato la decisione della donna ed ha cominciato a recarsi in zona San Fruttuoso, dove l’ex moglie frequentava un gruppo di amici, inizialmente per cercare di convincerla a tornare sui suoi passi. A seguito del fallimento dei vari tentativi di riallacciare il rapporto, in più occasioni l’ha minacciata, passando anche alle vie di fatto, spintonandola e percuotendola. Solo l’arrivo della Volante, in almeno due occasioni entrambe verificatesi ad agosto, ha impedito all’uomo di proseguire nelle azioni violente.
Considerati i reiterati comportamenti persecutori, minacciosi e violenti gli agenti del Commissariato di San Fruttuoso, il 17 agosto hanno fermato l’uomo ed eseguito il provvedimento restrittivo, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Genova, che gli impedisce di avvicinarsi all’abitazione, al luogo di lavoro e ai luoghi frequentati abitualmente dalla sue ex moglie.

Nel secondo caso una trentaseienne, dopo aver terminato a giugno una relazione sentimentale con un quarantaduenne, ha incominciato nei primi giorni di luglio a ricevere numerosissime telefonate dall’uomo, messaggi minatori in cui manifestava la sua rabbia per la fine della relazione. La situazione è peggiorato quando l’uomo si è presentato sotto casa della ex, pretendendo di vederla. Inoltre, l’uomo aveva anche iniziato ad appostarsi con la propria vettura sotto casa della donna e in una occasione, quando lei è uscita, l’ha seguita e bloccata in mezzo alla strada, afferrandola per un braccio. L’escalation è proseguita con il danneggiamento dello scooter della donna, la quale, per timore di incontrare l’ex fidanzato, era costretta a  farsi accompagnare a casa e al lavoro da amici o dai suoi genitori.
Gli atteggiamenti persecutori e violenti dell’uomo sono stati raccontati dalla donna in una denuncia dettagliata, presentata agli agenti della Polizia di Stato.  Gli agenti della Squadra Mobile, dopo le immediate indagine coordinate dalla locale Procura in cui sono stati  riscontrati gli episodi e i fatti raccontati dalla parte offesa, in data 23 agosto, hanno fermato l’uomo ed eseguito il provvedimento restrittivo, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Genova, che gli impedisce di avvicinarsi all’abitazione, al luogo di lavoro e ai luoghi frequentati abitualmente dalla parte offesa.

Infine, gli agenti del Commissariato di Chiavari, all’esito di attività d’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica, hanno eseguito la misura dell’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento a carico di un cittadino comunitario ultra settantenne.  Gli investigatori del Commissariato hanno accertato che, a causa dell’indole gelosa e prevaricatrice dell’uomo, questi aveva ingiuriato e minacciato quotidianamente la moglie ultraottantenne. In alcune occasioni, quando lui si allontanava, la chiudeva in casa impedendole ogni comunicazione con l’esterno. Nell’ultimo periodo l’aggressività del marito era aumentata, anche in occasione di banali discussioni, arrivando a schiaffeggiare più volte la moglie. L’episodio più grave si è verificato nella seconda settimana di agosto, in cui a seguito di una lite e successiva aggressione, il marito aveva procurato alla vittima ferite giudicate guaribili in trenta giorni.

Tutti i provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti a distanza di pochi giorni dalla denuncia delle donne, o comunque dalla conoscenza della notizia di reato immediatamente trasmessa dalla Polizia di Stato alla locale Procura della Repubblica.
I tempi celeri dei provvedimenti restrittivi sono una conseguenza delle novità introdotte dal “pacchetto” di modifiche al codice penale e di procedura penale apportate dalla legge a tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, il cosiddetto  “Codice rosso”, entrata in vigore il 9 agosto scorso.

Cos’è il “Codice rosso”?

Il “Codice Rosso” prevede, infatti, che la polizia giudiziaria, una volta acquisita la notizia di reato,  possa riferire immediatamente al pubblico ministero anche in forma orale. A questo si aggiunge l’obbligo per il PM di assumere informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato (a meno che non ci siano impedimenti imprescindibili per esigenze di tutela di minori).
Non solo. Il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi viene ricompreso tra quelli che permettono l’applicazione di misure di prevenzione come ad esempio il braccialetto elettronico.
Il Codice introduce anche 4 nuove fattispecie di reato:
il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate (revenge porn), punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15mila euro.
Il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, che prevede la pena della reclusione da otto a 14 anni, o l’ergastolo nel caso in cui si provochi la morte della vittima.
Il reato di costrizione o induzione al matrimonio, punito con la reclusione da uno a cinque anni, con previsione di aggravante quando il reato è commesso a danno di minori.
Infine, la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, viene sanzionata con la detenzione da sei mesi a tre anni.

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