SONO 6.509 LE SCUOLE PRIMARIE E SECONDARIE SITUATE NELLE AREE COLPITE DALL’EBOLA DELLE PROVINCE DI ITURI, DEL NORD KIVU E DEL SUD KIVU. 3.800 DI LORO SONO IN AREE AD ALTO RISCHIO
Per circa due milioni di bambini che vivono nelle comunità colpite dall’epidemia di ebola nella Repubblica Democratica del Congo orientale (RDC), è ricominciato l’anno scolastico.
“Qui l’ebola ha avuto un impatto devastante e distruttivo sulle famiglie e le comunità”, ha dichiarato il rappresentante dell’UNICEF nella RDC, Edouard Beigbeder. “Garantire che questi bambini abbiano accesso a scuole sicure è la chiave per aiutarli a ritrovare la normalità e continuare ad apprendere”.
Sono 6.509 le scuole primarie e secondarie situate nelle aree colpite dall’ebola delle province di Ituri, Nord Kivu e Sud Kivu, 3.800 di loro sono in aree ad alto rischio.
“All’inizio dello scorso anno – ha dichiarato Fati Bagna Seyni, responsabile UNICEF per l’istruzione nella risposta all’ebola – “molti genitori avevano paura di mandare i loro figli a scuola, temendo che potessero essere contagiati in classe. Agli insegnanti mancavano le informazioni e la formazione per sensibilizzare i bambini sulla malattia o assistere i bambini vulnerabili delle famiglie colpite dall’ebola. Molto è cambiato nell’ultimo anno anche grazie al lavoro dell’UNICEF, in stretto contatto con il Ministero dell’Istruzione, che ha per mappato e fornito assistenza mirata a scuole, insegnanti, genitori e studenti nelle zone colpite”.
Ciò include la fornitura alle scuole di termometri (fondamentale in questi casi il controllo giornaliero della temperatura dei bambini che, con 38 di febbre, non possono entrare in classe) articoli igienici e postazioni per il lavaggio delle mani, e la formazione degli amministratori e degli insegnanti della scuola su tutto, dalle misure di prevenzione alla gestione dei casi di base se uno studente o un insegnante inizia a mostrare i sintomi. Sono stati prodotti materiali didattici, tra cui una guida con illustrazioni a misura di bambino che aiuta i maestri a insegnare ai bambini come si diffonde la malattia, come prevenirla e le buone pratiche igieniche.
Ad oggi, l’UNICEF e i suoi partner hanno formato oltre 32.400 insegnanti su come insegnare ai bambini la prevenzione dall’ebola e come rendere le scuole un ambiente protetto per i bambini. Raggiunto più di 928.000 studenti con informazioni vitali sull’ebola. Fornito sostegno scolastico, incluse tasse, uniformi e forniture scolastiche, a 432 bambini sopravvissuti e bambini orfani a causa dell’ebola. Dotato quasi 2.350 scuole in aree ad alto rischio di postazioni per il lavaggio delle mani, termometri e articoli per l’igiene.
Per gli insegnanti è stat prevista anche una formazione psicosociale, in modo da poter identificare e assistere un bambino che soffre di stigmatizzazione o discriminazione o un bambino che soffre la perdita dei propri cari, sia essa dovuta all’ebola, ad altre malattie o a conflitti violenti, che affliggono la regione. Tra gli studenti che ritornano in classe, infatti, ci sono centinaia di bambini sopravvissuti all’ebola e tanti rimasti orfani a causa dell’epidemia.
In preparazione al nuovo anno scolastico, l’UNICEF e i suoi partner hanno valutato quali scuole hanno bisogno di ulteriori forniture sanitarie e igieniche, aggiornando le guide didattiche e i messaggi basandosi sul feedback degli insegnanti, stampando nuovi manifesti e materiale informativo e aumentando la sensibilizzazione dei genitori e delle comunità per incoraggiare i bambini a tornare a scuola.
“Gli insegnanti informati sono incredibilmente preziosi per la risposta all’ebola, perché sono rispettati e ascoltati”, ha dichiarato Bagna Seyni. “I bambini imparano dagli insegnanti a prevenire la diffusione dell’ebola e portano questi messaggi ai loro genitori e alle comunità. Insegnanti e bambini possono essere grandi amplificatori e avere forte influenza, è essenziale approfittarne”.
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