Milano – Busitalia-Sita Nord S.r.l., che come ben sanno i miei affezionati lettori è stata spesso oggetto delle mie attenzioni, è la società del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane che si occupa di trasporto pubblico locale urbano ed extraurbano (in questo caso in joint venture con la lombarda Autoguidovie di proprietà della famiglia Ranza) nonché di servizi di noleggio turistici. È attiva a Salerno, Padova, Firenze e in Umbria (come BusItalia), mentre nell’extraurbano gestisce linee in Brianza, nel Pavese e nel Cremonese, oltre a gestire il 49% della genovese Atp Esercizio Srl (come Autoguidovie), in quest’ultimo caso senza regolare gara, come rileva l’ANAC.
In pratica è un privato che con soldi pubblici e senza rischio di impresa cerca di trasformare il trasporto pubblico in una fonte di profitto, peggiorando ovunque i servizi, aumentando le tariffe e attuando un maggiore sfruttamento dei lavoratori.
Vi chiederete: perché ne parlo ancora? Sostanzialmente per due motivi: il primo perché BusItalia vorrebbe rilevare ATM Milano, l’unica realtà pubblica italiana di Tpl sana e all’avanguardia, il secondo perchè continuano le sue traversie legali.
Analizziamo il primo punto, Busitalia è uno dei soggetti che costituiscono «Milano Next», il consorzio pubblico/privato che si è proposto per gestire il trasporto pubblico milanese nei prossimi 15 anni, insieme all’azienda pubblica ATM, alla multinazionale Hitachi e alla società quotata A2A. L’ipotesi dell’affidamento di bus, tram e metropolitane di Milano a questo consorzio pubblico-privato, che avverrebbe con lo strumento giuridico del project financing, rappresenterebbe un passaggio dall’attuale gestione pubblica da parte dell’azienda ATM (di proprietà del Comune) ad una privata. Questo non sarebbe di per sé contro la legge, però mi porta a porre un quesito: “Perché un’azienda pubblica sana, all’avanguardia e senza alcun problema di progettazioni future, dovrebbe mettersi in affari con BusItalia-Autoguidovie?”.
E questo mi fa riflettere su un secondo punto, le traversie legali.
In molti casi in giro per l’Italia il Gruppo di proprietà FS dopo aver partecipato alle gare e aver vinto, si è poi visto contestare il risultato, come è successo in Toscana. È notizia di pochi giorni fa che sono undici gli indagati per la gara d’appalto organizzata per favorire l’aggiudicazione del contratto dell’azienda di Tpl Tep a Busitalia-Autoguidovie. È la tesi della procura di Parma, che ha notificato gli avvisi di conclusione indagine. La gara, da 290 milioni di euro, era stata vinta da Busitalia-Autoguidovie nell’aprile 2017 ma in seguito fu annullata dal Tar, dopo il ricorso delle altre concorrenti Tep e Tper. Sull’intera faccenda pesa come un macigno una questione di conflitto di interessi, confermata dall’indagine della procura: l’ingegnere Daniele Diaz ha rivestito prima il ruolo di manager incaricato della preparazione della gara in qualità di collaboratore di Smtp (stazione appaltante) e, successivamente, di dipendente Busitalia come manager per la pianificazione strategica, in pratica prima ha scritto i termini della gara e poi è stato assunto da un’azienda partecipante e poi vincente. Oltre a Diaz risultano indagati Stefano Rossi (amministratore delegato di Busitalia), il sempre presente Renato Mazzoncini (ex AD BusItalia e poi di FS dei tempi renziani poi silurato dal Governo Conte), Mauro Piazza (ex dirigente di Tep Service), Raimondo Brizzi Albertelli (DG di Smtp la società che aveva bandito la gara), Pierdomenico Belli (ex AU sempre di Smtp), Ezio Castagna, Stefano Cerchier, Francesco Pellegrino, Marco Allegrini, Natalia Ranza (consigliera delegata di Autoguidovie), accusati di corruzione tra privati, turbativa d’asta e rivelazione di documenti segreti. Il testo della sentenza del Consiglio di Stato è chiaro, la gara è da rifare: «A sostegno del ricorso sono state dedotte le seguenti censure: 1) l’illegittimità dei requisiti di partecipazione individuati dalla stazione appaltante nella parte in cui, con riferimento alla capacità tecnica, veniva equiparata la pregressa gestione di un servizio filoviario a quella di un servizio tranviario (tipologia estranea all’affidamento oggetto del presente giudizio), nonché la conseguente illegittimità dell’ammissione in gara della aggiudicataria in ragione del solo possesso della predetta referenza contestata; 2) l’illegittimità della partecipazione dell’aggiudicataria in virtù della situazione di conflitto di interessi determinata dalla presenza nel suo organico aziendale di un dirigente già amministratore della Lem Replay, che aveva fattivamente partecipato all’approntamento della documentazione di gara; 3) l’insufficienza del parco mezzi dell’aggiudicataria, con particolare riferimento alla consistenza delle scorte; 4) la sottostima da parte dell’aggiudicataria del personale necessario per l’esecuzione del servizio e l’illegittimità della pretesa riformulazione, relativamente allo specifico profilo, dell’offerta da quest’ultima presentata ad opera della commissione; 5) la genericità dei criteri motivazionali predisposti ai fini della valutazione tecnica delle offerte e la conseguente insufficienza del supporto motivazionale espresso mediante attribuzione del solo coefficiente numerico; 6) l’indebita commistione di profili tecnici ed elementi di natura economica operata dalla lettera di invito; 7) la complessiva insostenibilità dell’offerta dell’aggiudicataria; 8) l’illegittimità della mancata astensione di due membri della Commissione in preteso conflitto di interessi con l’aggiudicataria.
Ora mi chiedo, perché il Comune di Milano si voglia mettere in affari con questa gente, finendo per rovinare ATM?
Nel frattempo un abbraccio a tutti Voi dal Vostro Barnaba
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