Savona – Ieri mattina, presso il Tribunale di Savona, si è svolta l’udienza che vedeva indagato per diffamazione Francesco Zanardi, vittima e Presidente dell’unica rete nazionale delle vittime dei preti pedofili, Rete L’ABUSO.
Zanardi era stato citato in giudizio da padre Ilario Verri, un sacerdote di Bergamo missionario in Mozambico, che insieme a un altro prete, padre Luciano Cominotti, erano stati indicati da un insegnante portoghese, João Oliveira, come i responsabili dell’organizzazione di un giro di turismo sessuale ai danni di alcuni minori dell’orfanotrofio che Cominotti gestiva in Mozambico.
Indagato dalle autorità locali, padre Cominotti era rientrato in Italia determinando, di fatto, l’archiviazione delle indagini.
Tutta la vicenda nasce perché Zanardi, nella sua attività di inchiesta e denuncia, aveva tradotto e pubblicato la lettera di reclamo che l’insegnante, all’epoca dei fatti volontario proprio nel Centro polivalente Dehon a Gurúè, in Mozambico, aveva inviato alle autorità del suo paese che con il Centro e l’orfanotrofio collaboravano per un programma di sostegno allo sviluppo finanziato dal Ministero degli Affari Esteri del Portogallo.
Questa, insieme alla pubblicazione di un’intervista allo stesso João Oliveira, la molla che ha fatto scattare la querela.
Difeso dall’avvocato Riccardo Di Rella, il Presidente di Rete L’ABUSO non è stato neppure chiamato a deporre: durante l’audizione di padre Verri, infatti, è chiaramente emersa l’eccezione di querela tardiva che ha portato all’assoluzione di Zanardi.
I tempi tecnici delle denunce per diffamazione prevedono un termine di tre mesi dal giorno in cui si ha notizia del fatto che costituisce il reato. Padre Verri ha sporto querela nel 2015 ma ha dichiarato al Giudice di essere venuto a conoscenza degli “articoli diffamatori” già nel 2013.
Una querela fuori tempo massimo.
Non solo.
Alla luce di altre dichiarazioni rese da padre Verri durante l’audizione, Zanardi annuncia che Rete L’ABUSO aprirà un secondo fascicolo sul caso (il primo mod. 21 fu depositato lo scorso 26 luglio 2018) e si riserva di rendere note le incongruenze emerse durante l’audizione.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.