Sorpresi e pure inconsapevoli. La moda del “a mia insaputa”

A lanciare la moda della sorpresa legata all’inconsapevolezza era stato un altro ligure illustre, quel Claudio Scajola, attualmente sindaco di Imperia, democristiano di lungo corso approdato nelle fila di Forza Italia e annessi, parlamentare ininterrottamente per quattro legislature dal 1996 al 2013 con il PdL, e ministro in altrettanti governi Berlusconi fra Interno, sviluppo economico, attuazione del programma e attività produttive. Fu lui a sdoganare il termine successivamente abusato “ a mia insaputa” quando, ormai più di nove anni fa, fu costretto a dimettersi dal dicastero a causa di un appartamento con vista sul Colosseo acquistato a suo nome e a sua insaputa e poi allo stesso modo ristrutturato. Messo sotto accusa per finanziamento illecito con la richiesta di una pena di tre anni venne successivamente assolto per la mancanza di dolo. Insomma la storia dell’ “ a mia insaputa” diventata una barzelletta venne recepita dal giudice romano Elena Santolini come del tutto plausibile. Ma ahimè, anzi ahilui, e forse ahinoi… il ministero lo aveva lasciato. In seguito lo stesso Scajola si lamenterà di una sorta di martirio nei suoi confronti da parte dei pubblici accusatori. Scrive a tal proposito il blogger Wil NonLeggerlo titolare della rubrica “Stupidario” su “L’Espresso”: “In principio fu Claudio Scajola. A lui il merito di aver tipizzato, delinato i confini di quella che sembra essere un’esclusiva dei vertici istituzionali italiani. La casa acquistata “a propria insaputa”. E’ grazie all’ex ministro berlusconiano, se oggi sappiamo districarci attraverso sorprendenti costruzioni, curiose tassazioni, inaspettate ristrutturazioni. Arrivi dal notaio, e zakkete!, al conto c’ha già pensato qualcun altro. Torni dalla spesa, ed ecco il bagno rifatto. A me non è ancora capitato, ma ci conto. Perché l’insaputa continua a dispensare, discreta e generosa. Privilegio mascherato da “mai avrei immaginato!”, bendato, bipartisan, che parte da quel famoso loft affacciato sul Colosseo, anno 2010, passa per le ville di Francone Fiorito, e sfocia nella “Jajo Gym” del ministro Idem, un ibrido tra palestra dilettantistica e prima casa, che sembrerebbe perfetto per eludere il fisco. A sua insaputa, naturalmente”.

E segue un lungo elenco di casi in cui “Mastro” Scajola ha fatto scuola, da sinistra a destra e da destra a sinistra, aggiornata sino al 2013. Comunque, come si può constatare, Scajola è in buona compagnia: “Josefa Idem, ministro dello Sport, accusata di aver tentato di eludere l’imposta sulla casa, 20 giugno 2013

“Non sapevo dell’Ici non pagata, come qualunque cittadino se ci sono state irregolarità pagherò con gli interessi. Io non mi sono mai occupata personalmente della gestione di queste cose. Nella mia vita ho passato tre settimane al mese in canoa, dodici mesi l’anno. Ho sempre delegato ai tecnici chiedendo loro naturalmente di fare le cose a regola d’arte”.

Franco Fiorito detto “Er Batman”, ex tesoriere Pdl in Regione Lazio, uscito dal carcere da poche settimane, 6 giugno 2013: “I ladri sono altri, io non ho fatto nulla di diverso dai miei colleghi. L’unica spesa fatta coi soldi pubblici sono 1.800 euro per una caldaia di una casa al mare pagata per sbaglio con i soldi del partito. Avevo dato l’incarico a un mio collaboratore di comprarla e installarla, io l’ho scoperto dai giornali”.

Vittorio Grilli, ex ministro dell’Economia, 24 aprile 2013: “La ristrutturazione di casa mia pagata con i soldi dei conti off-shore? Illazioni della mia ex-moglie”.

Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia, indagato per la casa in via del Campo Marzio, affittata dall’ex onorevole Pdl Milanese, e ristrutturata “a sua insaputa”, 15 aprile 2013:

“Ho totale fiducia nella magistratura inquirente che penso abbia dovuto agire nello sviluppo dell’attività istruttoria su Sogei. Sono naturalmente interessato a fornire ogni chiarimento”.

Marcello Dell’Utri, ex senatore Pdl, condannato per una casa sull’albero, abusiva “a sua insaputa”, 23 marzo 2013:

“Mi hanno condannato per aver costruito una casetta a Torno, mentre Comune e Soprintendenza hanno detto che era tutto a posto. Vi rendete conto? Mi condannano solo perché mi chiamo Dell’Utri. E’ una casa sull’albero, una tree house, una cosa bellissima, stupenda, tutte le barche si fermavano a vederla. Ci si mette lì per osservare la natura, gli uccelli, leggere libri, conversare e bere un tè, ma non l’ho mai finita perché non me l’hanno fatta finire. Qualche comunista del paese ha denunciato e poi è arrivato il giudice, uno che avrà problemi sociali…”.

Umberto Bossi, fondatore della Lega Nord, 4 aprile 2012:

“Denuncerò chi ha utilizzato i soldi della Lega per sistemare la mia casa. Io non so nulla di questa cose e d’altra parte avendo pochi soldi non ho ancora finito di pagare le ristrutturazioni di casa mia Francesco Rutelli, furibondo, commenta le gesta dell’ex tesoriere Luigi Lusi, che con i soldi sottratti alla Margherita è riuscito a comprarsi anche delle abitazioni di lusso, 4 aprile 2012: “Lusi ha agito per proprio esclusivo tornaconto, all’insaputa dell’intero gruppo dirigente della Margherita!” Alberto Monaci, Pd, venne incaricato della dismissione del patrimonio immobiliare della Dc senese, ed uno degli appartamenti più pregiati finì alla moglie: “Ha fatto tutto la Gioia, io non ne sapevo nulla!”.

Gianfranco Fini, leader di Fli, 25 settembre 2010:

“Anch’io mi chiedo chi sia il vero proprietario della casa di Montecarlo. È mio cognato Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so, gliel’ho chiesto con insistenza. Lui ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me. Si poteva spuntare un prezzo più alto? È possibile. È stata una leggerezza? Forse. Ma non sapevo che mio cognato vivesse in quell’appartamento. E se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la presidenza della Camera”.

Claudio Scajola, da ministro e parlamentare Pdl, 4 maggio 2010:

“Quella casa è stata pagata a mia insaputa! Un Ministro non può sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri. Se dovessi acclarare che la mia abitazione nella quale vivo a Roma fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l’interesse, i miei legali annullerebbero il contratto di compravendita. Non potrei come Ministro della Repubblica abitare in una abitazione pagata da altri!”.

E la moda, insomma, si è perpetuata, ampliata e, se possibile, addirittura estesa, nonostante l’irruzione sulla scena politica del fenomeno pentastellato al grido di “Honesta’. Sino a diventare prassi consolidata. Per i nostri politici, piu’ o meno di riferimento, esercitare il loro diritto di essere all’oscuro di alcunché è diventato, dopo il caso e l’assoluzione di Claudio Scajola, regola primaria di sopravvivenza.

E non si è dimostrato estraneo al fascino del “a mia insaputa” nemmeno il nostro beneamato sindaco Marco Bucci, che da manager e uomo di sostanza in qualche caso ha saputo trasformarsi in politico navigato. Del resto scendendo un po’ più in basso nella scala dei valori politici lo stesso stratagemma è stato adottato dal presidente di municipio Levante Francesco Carleo per l’ultimo caso di patrocinio che ha scosso palazzo Tursi. Quello legato alla discussa iniziativa  del blogger Davide Stasi “Aperitivo con lo Stalker” promossa dal municipio di Carleo per il 20 settembre e poi precipitosamente annullata dopo le reazioni veementi di una decina di associazioni, da “Non una di meno” alla Cgil con denuncia in consiglio comunale di tutti i gruppi della minoranza.

Insomma Carleo ha spiegato che, in pratica, quel patrocinio gli sarebbe stato carpito, naturalmente “a sua insaputa” e che il marchio del Comune era legato soltanto a una manifestazione di padri separati. Poi il sindaco Marco Bucci ha smentito di aver mai concesso il patrocinio a quell’iniziativa.  Con la minaccia che “Chi ha usato impropriamente il logo sarà chiamato a risponderne nelle sedi opportune”. Il tutto con una concatenazione di tempi sospettia, visto che la polemica, di li’ a poco, nel pomeriggio di martedì’, sarebbe stata portata in sala rossa dai rappresentanti dell’opposizione per avere opportuni chiarimenti.

 Solo che in quell’occasione, in assenza, a mio modo di vedere  almeno un po’ sospetta, dell’assessore alla cultura Barbara Grosso, e del sindaco Marco Bucci alle dichiarazioni in inizio di seduta (Art. 55) di Maria Tini  consigliere comunale del Movimento CinqueStelle, casualmente ha dovuto rispondere l’assessore Matteo Campora fresco super assessore, insieme al collega Pietro Piciocchi, con una lista lunga cosi di deleghe dopo il recente rimpasto. Deleghe fra cui, comunque, non rientrano ne’ la comunicazione saldamente nelle mani di Marco Bucci, ne’ la cultura. E comunque, sempre per quanto riguarda il patrocinio dei municipi alle manifestazioni, potrebbe giovare ricordare l’atteggiamento più vigoroso dello stesso sindaco Marco Bucci  a maggio di quest’ anno, quando si trattò di imporre la revoca al Municipio Ponente del patrocinio a una manifestazione collaterale prevista per la “Colorata Jam” iniziativa organizzata dall’associazione Linea Condivisa per sostenere la manifestazione per i diritti lgbt. Per carita’, tutto lecito, se non fosse che da una parte la revoca, anzi la dichiarazione che il patrocinio era stato arbitrariamente utilizzato, è arrivata dopo infinite polemiche da parte delle associazioni femminili e non solo, dall’altra il Sindaco si è immediatamente fatto promotore della revoca, con tanto di pressioni sul presidente del municipio. Due pesi e due misure vista la specificità degli argomenti. Però, con tutta evidenza un sottile filo rosso, o nero, che unisce una univocità di visione politica. E, tanto per metterci il carico, aggiungo anche la recente scelta di un esponente leghista, maschio e con presunte simpatie per la X Mas e quant’altro, per la delega alle pari opportunità. Come è andata a finire presumo che lo saprete tutti. Il patrocinio alla manifestazione “aperitivo con lo Stalker”, prevista per il 20 settembre è stato cancellato d’imperio.

Il Sindaco per bocca dell’assessore Campora, ha attribuito la responsabilità al presidente del municipio Levante Francesco Carleo, eletto in quota Fratelli d’Italia, ex carabiniere e quindi di provata  fede repubblicana, anche se incappato recentemente in un’inchiesta nella quale è stato indagato per apologia di fascismo. E, a scendere, Carleo ha attribuito la responsabilità ad una segretaria distratta. Come se scegliere o eliminare una manifestazione da patrocinare fosse soltanto un compito amministrativo e non avesse alcun risvolto politico. Mi chiedevo, per esempio, che responsabilità di tipo amministrativo potrebbe essere data ad una segretaria distratta e all’oscuro del fatto che giusto qualche tempo fa l’organizzatore dell’iniziativa si era distinto per un post pretestuosamente satirico e politico e al fin dei conti consciamente, o inconsciamente, rivoltante nei confronti di Lucia Annibali, parlamentare del Pd, avvocato, che si porterà tutta la vita il volto sfregiato con l’acido sei ani fa da due uomini mandati dal suo ex-fidanzato.

Che cosa puo’ saperne un’impiegata comunale del fatto che magari le organizzazioni di padri separati vengano strumentalmente opposte a quelle che lottano contro la violenza sulle donne? Spetterebbe probabilmente al politico, sempre che ne abbia capacità e sensibilità, sintetizzare tutte le questioni e decidere se conferire o meno il patrocinio a una manifestazione. Eppero’, così va il mondo a Tursi e dintorni. Tra gli “a mia insaputa” e disconoscimenti di paternità’ vari. Così, rattoppata la falla, ognuno ha dato il, suo giudizio. Talvolta anche strumentalmente fazioso. Naturalmente c’è stato chi ha creduto al Sindaco, pardon… all’assessore Matteo Campora, chi, criticamente, ha tirato fuori una precedente manifestazione sempre dello stesso ambiguo personaggio, e, più o meno, sulle tematiche delle genitorialita’ negata ai padri separati, a cui lo stesso Municipio di Francesco Carleo avrebbe dato il patrocinio oltreche’ un sovvenzionamento economico di 300 euro.

 E a quel punto siccome si vive, piu’ o meno, di dietrologie e… a pensar male si fa peccato ma spesso ci s’azzecca, c’è stato chi ha voluto mettere uno dietro l’altro gli indizi per parlare di un’amministrazione di centro destra che pericolosamente sta scivolando sempre più a destra. Tanto più che il governatore ligure Giovanni Toti il giorno prima a Roma aveva marciato fianco a fianco con gli esponenti di CasaPound e di Forza Nuova durante la manifestazione contro il governo nascente. Vabbe’, magari l’interpretazione di Toti che non si scompone nemmeno di fronte a saluti romani e fasci littori, potrebbe essere pure una forzatura. Che il sindaco Marco Bucci e il Governatore Giovanni Toti condividano una stessa strategia politica è invece un fatto assodato. Come è assodato che uno sia ormai più vicino alla Lega e a Fratelli d’Italia che al presidente Berlusconi e l’altro il sindaco sia, pur rappresentando il centro destra, in quota Lega.

E poi c’è, per esempio, quella strana dimenticanza sulle eventuali responsabilità di una fascia tricolore indossata ignominiosamente da un consigliere comunale con tanto di delega durante la commemorazione dei caduti della Rsi. Anche in quel caso a chi gliene chiedeva ragione Marco Bucci si trincero’ dietro a un silenzio assordante. Insomma come andò veramente, se fu il consigliere ad impossessarsi della fascia o se sia stato qualcuno a consegnargliela più o meno consapevolmente non si seppe mai. Ne’ siamo in grado di dire se qualcuno ha pagato per quell’azzardo. Chiara dimostrazione postuma di “a mia, a loro, insaputa”.

Infine, a coronamento di quanto sin qui detto c’è stato il tanto strombazzato rimpasto di giunta. Perché, in conclusione, gli esami di settembre non finiscono mai.
E anche in questo caso l’integrazione e le corrispondenti bocciature vanno in un verso ben preciso. Ad Arianna Viscogliosi, per esempio, non è servito passare in corsa da “Direzione  Italia” di Fitto agli arancioni di Bucci.

Come non è servito all’assessore Giancarlo Vinacci aver avuto l’imprimatur personalmente da Berlusconi.

A Paolo Fanghella, è andata male nonostante l’ amicizia con Edoardo Rixi e la rinnovata fede leghista. Ha pagato la differenza di vedute con il suo “capo” sfociata talvolta in liti dai toni altissimi. Cosi’ ha rassegnato le dimissioni per non dargli la soddisfazione di cacciarlo. Poi si è tolto qualche sassolino in una successiva intervista a “Il Secolo XIX” salvo poi smentirsi, magari a gentile richiesta, in una successiva intervista a “Radio Babboleo”, in cui ha spiegato, fra l’altro, che ritornerà alla sua professione di architetto. Come dire che è sempre avere buoni rapporti con tutti. Comunque  le deleghe importanti sono state distribuite ai super assessori Campora e Piciocchi evidentemente ritenuti da Bucci performanti e in giunta sono entrate tre nuove figure, sue leghisti doc, Giorgio Viale e Laura Gaggero. Mentre l’arancione Francesco Maresca è stato promosso insieme alla sua delega ad assessore vero.

E nel breve intercorrere della polemica e del rimpasto di settembre la numerosa compagine di Bucci ha perso qualche altro pezzo. Se ne è andato Il compositore Aldo De Scalzi, ambasciatore di Genova nel mondo, motivando il suo abbandono con un glaciale “Non mi riconosco più nella politica culturale di questa giunta”.

E se ne è andato sbattendo la porta anche Alberto Zangrillo, amico di Vinacci, medico personale di Berlusconi e fratello di Paolo, deputato di Forza Italia. E naturalmente chi vuol parlare di cambio di equilibri, ma anche di dissapori all’interno della compagine di Centro destra, a seguito dell’ abbandono di Giovanni Toti e della nascita del suo nuovo partito, e’ servito.

Naturalmente, se lo chiederete ai diretti interessati, quelli che, prima di comunicare le vittime e i nuovi beneficiati, hanno parlato di lrestazioni straordinarie della propria giunta uscente riceverete la solita risposta. “che tutto va ben Madama la marchesa”. Anzi si mostreranno, come è già più volte accaduto, del tutto sorpresi e inconsapevoli. E nel caso siano obbligati veramente constatare che tutto quanto sin qui raccontato è realmente avvenuto si rifugeranno nella formuletta abusata dell’ “a mia insaputa”. Decidete un po’ voi se vi stanno raccontando l’ennesima barzelletta.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.