Ceres una volta, elogio dell’aria fritta

Guardate bene questa foto, perché devo confidarvelo che un certo qual imbarazzo quell’immagine me lo ha provocato. Intendiamoci, colpa della mia scorza legata alla città d’origine che ci vuole diffidenti e guardinghi, caustici, legati alle radici, oltre che parsimoniosi. Perciò vedere u scindico, meistro Bucci – quello del “sono il sindaco veda lei” e u governou, prescindente Toti, prendersi una botta di esotismo con tanto di “haori” translucido, (una sorta di giacchetta da camera d’antan” indossato su giacca e cravatta per partecipare alla cerimonia del sakè non poteva che toccarmi dentro, suscitando in me sentimenti contrastanti.

Dicevo che il fine del travestimento che, secondo il Machiavelli continuerebbe a giustificare il mezzo, non solo era buono, anzi ottimo. Anche perché la cerimonia del sakè a cui hanno partecipato i nostri “Toti e Peppino” ammaliati dal rito del passaggio dal mestolo al contenitore del “vino di riso” nella tradizione Il sakè  è ancora associato a cerimonie o occasioni formali come matrimoni e grandi eventi celebrativi. Ai matrimoni, la cerimonia del sakè simboleggia spesso l’unione delle due famiglie. E probabilmente quello era il senso del finale dell’evento a cui scindico e prescindente avevano appena presenziato. Un formale impegno, più o meno indissolubile, fra i rappresentanti delle nostre due amministrazioni (Comune e Regione) e la famiglia Montanella del gruppo Ge, storica concessionaria genovese operativa da oltre cinquant’anni e numerose sedi sul territorio.

L’occasione per il patto del sakè è stata appena qualche giorno fa l’inaugurazione del Car Village in Lungo Bisagno Dalmazia, non solo una concessionaria hanno evidenziato i proprietari ma un palazzo dedicato all’auto con i marchi Toyota e Lexus, aperto nell’edificio che un tempo ospitava un centro per la grande distribuzione commerciale. Ventimila metri quadri di cui 12 mila al coperto, 700 di showroom e 3 mila di officina. Un investimento di 4 milioni di euro e meno di un anno di lavoro per un’intuizione imprenditoriale che si è trasformata in realtà. Tanto che Michele Montanella, giovane presidente del gruppo ha spiegato con un pizzico di orgoglio “Diventiamo il punto di riferimento per l’automobile a Genova e in Liguria, grazie al progetto il gruppo ha incrementato del 30 per cento i dipendenti, arrivando a 135 unità, cosa di cui siamo orgogliosi”. Con il sindaco che ha posto l’accento sugli elementi della tradizione: “Questa è una storia con molti elementi tipici del nostro modo di fare imprenditoria, una famiglia che trasferisce di generazione in generazione il business e riuscirci non è facile, c’è una storia imprenditoriale sul territorio di successo, non solo da un punto di vista finanziario ma per il fatto che si capisce che quando c’è la crisi è il momento di tirarsi su le maniche e investire, un po’ come sta facendo la città, e quindi è un successo meritato. Questo è un esempio non solo per Genova ma anche per fuori, perché dimostra anche che a Genova si può investire e far fruttare gli investimenti meglio che dalle altre parti”.

 

 

 

 

 

Stesso euforica soddisfazione offerta dal presidente Toti – (che oggi non ha potuto mancare al primo giorno di scuola con un bagno di folla, tipo “lasciate che i fanciulli vengano a me”) – in un post sul suo profilo istituzionale nel quale oltre che comparire in giacca da camera traslucida, cioè l’haori, sottolinea “ECCO LA LIGURIA CHE LAVORA! L’occupazione nel secondo trimestre del 2019 è cresciuta dello 0,2%. Un bel segnale di ripartenza, che ci incoraggia ad andare avanti con le nostre politiche per sostenere il tessuto economico e aiutare i nostri giovani a trovare lavoro. Nonostante le difficoltà dell’ultimo anno, tante imprese hanno avuto il coraggio di scommettere sul nostro territorio. Proprio ieri sera, con la tradizionale cerimonia del sakè di buon auspicio per le nuove imprese, abbiamo inaugurato a Genova la nuova concessionaria della famiglia genovese Montanella, che ha aumentato del 30% i suoi dipendenti e assunto in questa struttura 60 persone a tempo indeterminato. Così lavoriamo per la Liguria, così la Liguria lavora e cresce”. Vabbe’ insomma l’occupazione val bene un po’ di euforia post sakè. Abbiamo perso la birra ma possiamo rifarci, magari cole sakè, che altro non è che una sorta di birra prodotta dal riso. Il sakè è realizzato in un processo in due fasi, simile a quello per la produzione della birra. Come prima cosa il riso viene levigato con cura (spesso a mano) per rimuovere gli strati esterni, un processo che riduce il chicco del 50-70% rispetto al suo volume iniziale. Poi viene aggiunto il koji (aspergillus oryzae), una muffa che converte l’amido di riso in zuccheri fermentabili. Il koji, mescolato con acqua e riso al vapore, viene impastato (tradizionalmente a mano) in una pasta liscia e messo in una vasca con altro riso e acqua. Questa miscela, lasciata fermentare per circa quattro settimane con l’aggiunta di lievito, diventa mosto, con un contenuto alcolico di circa l’11%. Altro koji, riso al vapore e acqua vengono aggiunti alla vasca, e inizia una seconda fermentazione, della durata di circa sette giorni. Dopo aver riposato per un’altra settimana, il sakè viene filtrato, pastorizzato e imbottigliato.

Insomma sakè, Brindisi…. e tanta “vernice”, paillettes e cotillon. Se non ombrellini e girandoline.

 

 

 

 

Anche perché a guardar bene il tutto, nonostante i dati regionali propagandati dal “prescindente” Toti, la situazione in prospettiva apparirebbe tutt’altro che florida, soprattutto per la nostra città. Perché c’era una volta una città ricca industrializzata definita “strategica” per industrie e marchi nazionali ed internazionali, ma adesso, purtroppo non c’è più. L’ultimo abbandono annunciato è quello di Ceres, il marchio controllato dalla multinazionale danese Royal Unibrew, che traseferirà da Genova a Milano la sede. La motivazione è che Genova non è una città strategica. “Questa chiusura arriva dopo l’abbandono della città (o la definitiva chiusura) da parte di molti marchi importanti sia nel settore alimentare(ricordiamo Saiwa) sia in  quello commerciale (come Rinascente) sia in altri settori. È preoccupante e umiliante per Genova e la Liguria e non solo per i 30 dipendenti della società”, fa osservare il sindacato Flai della Cgil che incalza: “esprimiamo la nostra preoccupazione per questo continuo impoverimento del tessuto sia direzionale sia industriale della città e, soprattutto, per l’assordante silenzio delle istituzioni locali, intente, come il Comune, a pensare ad azioni di cosmesi cittadina come ombrelli e girandole, o, con il presidente della Regione, a manifestazioni politiche nazionali ma apparentemente ben poco interessate a questi temi. Chiediamo quindi  al Comune e alla Regione di attivarsi per approfondire le ragioni di questa nuova chiusura che contrasta con le promesse istituzionali di attrattività del nostro territorio e di mettere in atto tutte le possibili azioni per scongiurare l’ennesima ulteriore perdita per l’economia, il lavoro e l’immagine della nostra città”
E già, cotillon, paillettes, girandole e ombrellini, e tanta memoria corta.

 

 

 

 

 

 

Non più tardi di qualche mese fa, era fine giugno, aveva chiuso i battenti lo Store di Gucci nella centralissima via XXV Aprile, dopo nove anni di attività avviati con una inaugurazione in grande stile a cui avevano partecipato oltre millecinquecento persone. E resta aperta la questione “Rinascente”, e del palazzo storico in cui per anni è stato ospitato lo store, gioiello architettonico in parte dimenticato disegnato a fine anni Cinquanta dagli architetti Marco Lavarello e Aldo Molteni. Ad oggi diviso tra le proprietà Carige (i tre piani sotterranei, il piano terra e il primo, di fatto quelli in cui subentrerebbe anche il gruppo tedesco), Generali (secondo, terzo e quarto piano) e il fondo americano Varde Partners (quinto e sesto), solo dopo la ricollocazione totale degli spazi lasciati dalla Rinascente Carige deciderà se tenere e affittare la propria parte, o se cederla a uno tra i fondi d’investimento interessati all’acquisto. L’ex assessore Giancarlo Vinacci si era preso a cuore il compito di rilanciare l’intera zona di Piccapietra e aveva avviato contatti per riutilizzare il fabbricato a fini commerciali senza trovare comunque soluzione. Poi è stato dimissionato dal sindaco Bucci.

Epperò, tanto per dare un segnale il Comune all’inizio di agosto ha aggiunto sette aziende commerciali ai 39 esercizi storici che abbiano dai 50 ai 70 anni di attività già esistenti. E presto arriverà anche un logo per renderli riconoscibili ai genovesi e ai turisti.

 

 

 

 

 

Intanto qualche giorno fa all’interno del mercato di Bolzaneto, altro sito commerciale riconvertito si è tenuta la festa per il decennale. E anche in questo caso insieme ai rappresentanti di categoria non potevano mancare il Scindico è il prescidente, per una grande festa open day, evento dal titolo importante “Ianuensis ergo mercator – La città si ritrova al Mercato”. Una sorta di grane festa per adulti e bambini tra giochi, musica, percorsi didattici, stand di prodotti tipici, street food. Con incontri e tecnici che hanno spiegato l’evoluzione del mercato trasformato oggi in un centro logistico agroalimentare e tanto di mercatino street food con la presenza delle eccellenze della nostra tradizione enogastronomica. E per finire la grande sfida al grande calciobalilla (7 contro 7) a suon di musica. E anche in questo caso non potevano mancare ne’ u scindecu ne’ u prescidente. Fianco a fianco con le stecche del calciobalilla saldamente in pugno.
E Giovanni Toti che al termine della festa/cerimonia ha postato “Il mercato ortofrutticolo di Bolzaneto compie 10 anni! Uno straordinario esempio di collaborazione tra pubblico e privato che funziona e un sabato pomeriggio di divertimento per tutti i cittadini… anche per me e il sindaco Bucci che ci siamo cimentati con il calcio balilla! Questa è la Liguria che vive e che ci piace”. Anche qui un po’ di “vernice”, da aggiungere a paillettes e cotillon, girandoline e ombrellini, insieme a qualche goccia di ottimismo.

Sì, perché qualche giorno fa altra grande festa, con post/ annuncio dell’assessore al commercio Paola Bordilli: “ LO SPIRITO DI GENOVA RACCHIUSO IN UN PROFUMO CHE INVADERÀ LA CITTÀ: IL PRIMO LOGO OLFATTIVO DEL MONDO. Si chiama “Genova” ed è un mix di basilico, erbe aromatiche e agrumi: ecco la fragranza che racconta la nostra città, la prima al mondo ad avere un profumo ufficiale! Da domani fino al 13 ottobre, nei giorni del Salone Nautico, il profumo disegnerà un percorso olfattivo di due chilometri in dieci tappe nel nostro centro storico per accogliere i turisti e raccontare lo spirito di Genova ❤ E voi quale profumo usereste per descrivere la nostra città?”.

Insomma spiega un articolo di “Genova 24”:  “Per gli articoli in “odorama” dobbiamo ancora attrezzarci, ma provate a immaginare un mix ben calibrato di basilico, maggiorana, timo, bergamotto e ancora rosmarino, coriandolo, lavanda. È questo il profumo di Genova, o meglio, la fragranza creata per Genova da una start-up, Euthalia, diretta dal giovane Martino Gavazzi”. Con un entusiasmante primato come spiega ancora Genova 24 “Genova sarà quindi la prima città in Italia (al mondo, dicono gli ideatori) a dotarsi di un “logo olfattivo” ufficiale. E lo farà con un evento sensoriale della durata di un mese. Dal 12 settembre al 13 ottobre tra i vicoli del centro storico, ma anche in aeroporto, alla stazione marittima e all’accoglienza del Salone Nautico, sarà diffusa la speciale fragranza che potrà essere apprezzata (o meno, dipende dai gusti) da genovesi e turisti”. E ad avvantaggiarsene sarà soprattutto il centro storico in vista dei turisti proveninenti dal Nautico “In centro storico il percorso, messo in atto in collaborazione con le associazioni di categoria, i negozianti e grazie ad alcuni sponsor (Eet, Boero, Circolo A), sarà lungo via Scurreria, via San Lorenzo, via Luccoli, via XXV Aprile, via Roma, galleria Mazzini, via di Canneto il lungo, piazza delle Erbe, via Banchi e Sottoripa. I diffusori saranno oltre duecento, per due chilometri di strade e 500 litri di fragranza. L’iniziativa è stata presentata questa mattina nella sala della Trasparenza di piazza De Ferrari, dall’assessore regionale al Turismo Gianni Berrino, dall’assessore al Commercio del Comune Paola Bordili, dal presidente di Confocommercio Genova Paolo Odone, e dallo stesso Martino Gavazzi di Euthalia, che spiega: “La fragranza nasce dopo mesi di lavoro dalla creatività di tre giovani, cerca di cogliere l’essenza della Liguria e di Genova, tra basilico ed erbe aromatiche, e potrà arredare olfattivamente le strade di Genova”.

E non solo. Ovviamente la fragranza sarà in vendita, sia on line sul sito della start up sia nella sede di via di Scurreria. Il sindaco di Genova Marco Bucci, da settimane, racconta di avere un diffusore nel suo ufficio e fino ad oggi era difficile credere che quel profumo fosse così speciale”. Già, un un mix ben calibrato di basilico, maggiorana, timo, bergamotto e ancora rosmarino, coriandolo, lavanda. Per attenuare almeno un po’ quel puzzo acre misto ad urina che contraddistingue molti vicoli del nostro centro storico.

 

 

 

 

 

 

E quell’altro che la mia amica social Isabella Susy De Martini definisce così in un suo post a commento dell’articolo sulla nuova essenza che consacra un’assenza lanciata da Comune e Regione. Del resto le elezioni sono quasi alle porte e il presidente della Giunta è impegnato in una svolta epocale, con tanto di scissione nel centro destra. Gia “Cambiamo”. Susy la pasionaria, ex parlamentare europeo, con carriera politica da destra a sinistra, e un incarico  come vice capo struttura nel G8 che nel 2001 si svolsero a Genova, perciò dice la sua, come al solito senza peli sulla lingua, sul profumo che sa tanto di ricchi premi, cotillon, sakè, calcetto, ombrellini e girandoline. Come dire…. sotto il Kimono niente. Comunque la parola alla Susy: “Ora mi è assolutamente chiaro il concetto di “aria fritta” quando si parla di sviluppo di una città…”

Giona

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