Legambiente, ecco i dieci punti per una mobilità a emissioni zero

Inquinare meno è diventato un imperativo e tutti hanno una ricetta per arrivare a “emissioni zero”. 
Vero è che diventa difficile sperare in risultati apprezzabili quando si prospetta per le amministrazioni di dover investire montagne di quattrini per convertire il parco del TPL, ad esempio, da combustibile fossile a elettrico. Che poi anche la produzione di veicoli elettrici ha la sua quota di inquinamento e non è irrilevante. Intervenire sui singoli cittadini e sulle buone pratiche per inquinare meno è certamente una politica da perseguire, ma anche eliminare tutta la plastica superflua dalle confezioni al supermercato è uno dei passi indispensabili da effettuare.

Da qualche parte bisogna iniziare e i dieci punti di Legambiente sono condivisibili e ragionevoli.

Poi rimarrà da risolvere il problema dell’inquinamento delle navi da crociera, degli aerei, del riscaldamento cittadino, dei mezzi pubblici, della produzione di derivati dal petrolio. Possiamo fermare scooter, motociclette e Vespe che sono Euro 0 ma finché non si deciderà a far cambiare passo ai grandi gruppi industriali la salute dei cittadini non sarà salvaguardata.

LIBERI E MOBILI
“Accelerare verso una mobilità a emissioni zero”: ecco le proposte di Legambiente per la legge di Bilancio 2020

Legambiente ha presentato le sue proposte in materia di mobilità e di trasporto, in vista della prossima legge di Bilancio. Dieci punti su cui si sono confrontati, questa mattina a Roma, Edoardo Zanchini (vicepresidente Legambiente) e Giorgio Zampetti (direttore Legambiente), Andrea Poggio (Legambiente, responsabile mobilità e stili di vita), Chiara Braga (deputato PD), Gianni Girotto (senatore M5S, presidente Commissione Industria), Rossella Muroni (deputato LEU), Tullio Berlenghi (capo segreteria tecnica ministero Ambiente), Veronica Aneris(Transport&Environment), Sandro Cobror (Assodistil), Michele De Palma (Fiom Cgil), Anna Donati (Kyoto Club), Mariano Gennari(sindaco di Cattolica), Gianni Martino (Share Now, Aniasa), Dino Marcozzi (Motus-E), Stefano Sordelli (Volkswagen), Federico Vitali(Gruppo Seri).

Tra i principi che guidano le proposte, il fatto che rientri tra i compiti dello Stato assicurare l’accesso ai servizi e ai mezzi utili alla mobilità, efficienti, economici, sicuri e possibilmente a emissioni zero o quasi. Ecco i dieci punti del documento:

Rottamazione

Un bonus di duemila euro per chi rottama la vecchia auto (mille per moto e ciclomotore), anche senza l’acquisto di un nuovo mezzo elettrico, spendibile in due anni per abbonamenti al trasporto pubblico, servizi sharing mobility, taxi e acquisto di veicoli elettrici leggeri. Il bonus rottamazione è così accessibile a tutti e non solo a chi può acquistare auto o moto elettriche nuove. La proposta fissa il tetto di spesa a 500 milioni di euro, limitando per il 2020 l’incentivo alle città metropolitane e con più di 30mila abitanti, affidato ai comuni in proporzione al parco circolante.

Welfare mobilità

Sostegno alla mobilità pendolare sostenibile finanziato da aziende e enti pubbliciper dipendenti e famigliari: fino a mille euro a dipendente all’anno (esente IRPEF), per l’acquisto di abbonamenti e biglietti del trasporto pubblico, servizi sharing mobilitycittadino e utilizzi a carico del dipendente di veicoli in flotte aziendali in corporate sharing. Oggi la misura è valida solo per il TPL e la ferrovia, anche interregionale, ma coinvolge solo qualche decina di migliaia di lavoratori. La spesa stimata è di 10 milioni di euro, da coprire con un modesto aumento delle accise sul gasolio.

Sharing mobility

Come per i biglietti dei mezzi pubblici, IVA al 10% per la sharing mobility, compresi fino al 2021 i veicoli con motori a combustione interna. Per i veicoli aziendali elettrici usati anche in condivisione per gli spostamenti privati dei dipendenti, si prevede anche la deducibilità totale dell’acquisto o del noleggio a lungo termine. La stima delle mancate entrate è di 6 milioni di euro all’anno, da coprire con un modesto aumento delle accise sul gasolio.

“Bonus” elettrico

Incentivo, pari al 20% del prezzo e fino a un massimo di tre mila euro, per l’acquisto di mezzi elettrici leggeri(dall’e-bike al quadriciclo). Anche senza la rottamazione di un veicolo a motore a combustione interna, come avviene già oggi per le auto elettriche e quelle ibride plug-in. Rimane di quattromila euro l’incentivo per le auto elettriche, ma si propone di non incentivare più le plug-in. Le entrate e le uscite rimangono quelle già previste nella legge di Bilancio 2019 per la parte auto, mentre per la misura aggiuntiva si stima un costo in mancate entrate di circa 15 milioni di euro, da compensare con l’avanzo 2019 del bonus moto e la disponibilità residua della differenza bonus-malus auto 2019.

Iva mezzi elettrici e rigenerazione Bus

IVA al 10%per l’acquisto di mezzi elettrici per trasporto pubblico, condiviso (sharing mobility pubblica e di comunità, anche corporate) e noleggi. Si propone il lancio di una nuova filiera industriale: la rigenerazione di autobus e mezzi speciali elettrici. Spesa e copertura per il 2020 stanno nella previsione di spesa pluriennale del piano nazionale per il trasporto pubblico.

Costo elettricità per la mobilità

Nessuna accisa per l’energia elettrica per la ricaricadei veicoli in ambito pubblico o privato. Inoltre, gli Stati membri dell’Ue hanno facoltà, concordandolo con la Commissione, di ridurre gli oneri di rete per l’elettricità usata per i mezzi elettrici pubblici e la mobilità condivisa. La misura è già stata studiata da Arera (Autorità energia) e può trovare copertura nella bolletta elettrica.

No tasse per rinnovabili e no sussidi olio di palma

Nessuna accisa per i biocarburanti “avanzati”e abolizione dal 1 gennaio 2021 dei sussidi all’olio di palma (e derivati) e all’olio di soia, e progressivamente dal 2025 a tutti i biocarburanti “non avanzati”. Abolire le accise sui biocarburanti avanzati non rappresenta solo un lieve aggravio per lo Stato perché riguarda al momento meno di 50 mila tonnellate equivalente petrolio. Si tratta di togliere dalla contabilità l’olio di palma e quello di soia.

Rimodulazione accise carburanti

Riduzione della sperequazione tra accise sui carburanti, cercando di diminuire la sproporzione tra l’inquinamento prodotto e i vantaggi fiscali: riduzione delle accise sulla benzina di 7 centesimi al litro, aumento di 3 centesimi al litro per il gasolio e di 3 centesimi sul GPL e metano. La rimodulazione delle accise sui carburanti vale oltre un miliardo di euro, ma genera un aumento del gettito per lo stato di appena 300 milioni, da usare a sostegno di altre forme di mobilità, come la proposta 1 sulla rottamazione.

Sussidi autotrasporto e trasporto aereo

Eliminazione dei sussidi all’autotrasporto per i camion Euro3e destinazione del medesimo importo all’incentivo per la loro sostituzione con mezzi nuovi a gas naturale liquefatto (GNL), nella prospettiva del bio-GNL con biometano avanzato, quindi esente accise. Anche gli aerei e le navi, oggi a zero accise, devono cominciare a pagare; se non è possibile già dal 2020 per i necessari tempi di accordo europei, la proposta è di introdurre una tassa portuale o aeroportuale provvisoria per ogni atterraggio e decollo in scali nazionali.

Smart city

Nei trasferimenti delle risorse statali ai Comuni, privilegiare i piani (per esempio PUMS, PAES) con obiettivi sfidanti, basse emissioni, elettrificazione del trasporto, quartieri “car free” e ridisegno dello spazio pubblico. I trasferimenti potrebbero essere vincolati a obiettivi di sostenibilità. La spesa stimata è di 60 milioni di euro in più all’anno, da coprire con un modesto aumento delle accise sul gasolio.

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