Terzo sciopero mondiale per il clima: Legambiente, approvare subito il decreto clima

Legambiente: “Dalle parole si passi ai fatti. Approvare subito il decreto clima. Entro la fine dell’anno serve un ambizioso piano energia e clima e una legge di bilancio che dia inizio al Green new Deal italiano”.

“Nel nostro Paese è il momento di passare dalle parole ai fatti. È ora di concretizzare interventi e azioni per aiutare il Pianeta, dare gambe ad un innovativo green new deal italiano  e soprattutto rispondere alle richieste dei tanti giovani che anche in Italia sono scesi in piazza oggi per far sentire la propria voce e scioperare per il clima seguendo l’esempio di Greta Thunberg. Dal punto di vista ambientale – dichiara il Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – l’Italia ha ancora tanti problemi cronici e emergenze da affrontare, uno di questi è l’inquinamento prodotto anche dalle fonti industriali come le centrali a carbone di Civitavecchia e Brindisi, dalla centrale di Sarroch in Sardegna o dall’area industriale  di Taranto che sono tra le prime 20 attività produttive italiane per emissioni di CO2annue e tra i nemici del clima, in quanto contribuiscono in maniera drammatica al cambiamento climatico e all’inquinamento locale. Per questo chiediamo al Governo Conte delle risposte concrete a partire da un ambizioso piano nazionale energia e clima entro la fine dell’anno che renda possibile l’uscita graduale dal carbone, ed un urgente decreto clima, la cui bozza circolata la scorsa settimana deve essere a nostro avviso rivista e migliorata a partire dalla eliminazione graduale dei sussidi alle fonti fossili anticipando la loro eliminazione al 2030 e non al 2040. Inoltre l’altra sfida che si deve trasformare in azioni concrete riguarda la legge di bilancio che ci si appresta a discutere e che deve diventare il principale pilastro su cui costruire il Green New Deal italiano”.

“Come hanno ricordato i ragazzi scesi nelle tante piazze italiane, non c’è più tempo da perdere, anche i dati diffusi dall’IPCC ci ricordano la gravità della situazione e quanto il Pianeta sia malato. Il problema dei cambiamenti climatici ha una portata internazionale, per questo auspichiamo che si lavori in maniera sinergica andando oltre gli impegni presi con gli Accordi di Parigi. Noi come associazione, anche attraverso la nostra nuova campagna Changeclimatechange, continueremo a informare e sensibilizzare i cittadini sui cambiamenti climatici e su quello che ognuno di noi può fare per contrastarli. Sulla piattaforma online della campagna i cittadini potranno approfondire cause e soluzioni, ma anche denunciare i Nemici del clima e valorizzare le tante esperienze positive già presenti in Italia”, aggiunge Ciafani in occasione del terzo global strike per il clima che ha visto la partecipazione dal Nord al Sud della Penisola anche di tanti giovani volontari dell’associazione ambientalista. Tra gli eventi di punta organizzati da Legambiente anche quelli ad alta quota “Requiem per un ghiacciaio” con una serie di veglie funebri per i ghiacciai alpini che si stanno sciogliendo. Tra questi, quello di Lys, in Valle D’Aosta, evento di punta della giornata di oggi.

Purtroppo al recente Climate Action Summit di New York le grandi economie del pianeta hanno ancora una volta rinviato l’impegno a rivedere, entro il 2020, gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 in linea con la soglia critica di 1.5°C.

L’unico risultato del vertice è stato la costituzione della “Carbon Neutrality Coalition” (alla quale sino ad ora hanno aderito solo 66 paesi, tra cui diversi paesi europei inclusa l’Italia e la stessa Unione), che si impegnano a raggiungere zero emissioni nette entro il 2050. Si tratta per Legambiente di un impegno ancora inadeguato per l’Europa, che per contribuire a contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1.5°C deve raggiungere zero emissioni nette entro il 2040 e ridurre di almeno il 65% le sue emissioni al 2030. Proprio alla luce di queste considerazioni, va rivisto anche lo stesso Piano Nazionale Clima-Energia dell’Italia, perché quello attuale consente una riduzione di appena il 37% entro il 2030, che va aumentato al 65% per raggiungere zero emissioni nette entro il 2040.

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