Genova – È stato presentato questa mattina in fretta e furia in Sala Rossa il masterplan del Parco del Polcevera, il progetto dell’architetto Stefano Boeri che ha vinto il bando per la rigenerazione del “Quadrante Polcevera” ma che tra fantasia, creatività e un tocco british, ha lasciato sul tavolo non pochi dubbi.
Non si capisce, ad esempio, se ci siano i soldi per realizzarlo.
Nel disciplinare di gara si parla di avanzamento dei lavori per lotti e il costo stimato per il primo, cioè la parte non edificabile proprio sotto al viadotto, si aggira intorno ai 12 milioni di euro. Pare, però, che la copertura trovata fino ad oggi sia di soli 3 milioni di euro.
Come si farà ad ottenere le risorse per tutto il progetto?
Intercettato nel corso del secondo round di presentazione del programma del team Boeri, questa volta nella sala conferenze dell’Istituto Don Bosco di Sampierdarena, il Sindaco Bucci parla di una specie di project financing: “Stiamo cercando di fare tutta la parte finanziaria – dice -, io mi aspetto che le aziende contribuiscano a farsi la propria sede. Ci saranno porzioni di progetto che saranno fatte da chi alla fine viene ad occupare le aree. Si chiama project financing anche questo ma non è esattamente quello a cui siamo abituati. Chiamiamolo… Una finanza estesa“.
Poi lancia il suo cronoprogramma: “Io veramente penso che nella seconda metà del 2020, quando il ponte sarà completo, cominceremo a lavorare. Questo è il mio obiettivo”.
Una zona complessa quella sotto il nuovo viadotto, che si divide tra siti industriali, aree ferroviarie dismesse, uno slurrydotto programmato nel Polcevera, torrente che anche nei piani di bacino è classificato esondabile. Come si è tenuto conto di questo?
Il Sindaco alla nostra domanda risponde infastidito di andarlo a chiedere agli architetti: “Mi stupisce che non l’abbiano fatto. Certo che lo hanno fatto, è ovvio”.
In questo Paese poche cose sono ovvie, soprattutto quando si parla di bandi e lavori pubblici, comunque noi accettiamo di buon grado il consiglio del vertice del COC – quello, per intenderci, che ha l’ultima parola sulle allerte – e parliamo direttamente con Boeri che ci spiega: “Naturalmente sono stati tenuti in conto tutti i rischi di esondazione e contemporaneamente è stata fatta la scelta di recuperare le due sponde alla pedonalità, un rapporto meno duro, e quindi si è ipotizzato lo spostamento delle due strade che costeggiano il Polcevera e le sponde torneranno ad essere alberate”.
Sui soldi, che sono poi il dettaglio che eviterà di chiudere il progetto in un cassetto, risponde “che non è il tema del progettista” anche se poi precisa che “oggi in effetti le risorse disponibili non sono esattamente quelle che servono per realizzare il cerchio rosso, la torre del vento, il parco e la rigenerazione urbana” e quindi aggiunge: “Io credo che oggi in Italia e nel mondo ci siano aziende che lavorano nel campo dell’energia, ad esempio, o della mobilità che, se capiscono che questo diventerà un modello per tutto il mondo, energicamente autosufficiente e grandissima biodiversità, sicuramente c’è la possibilità di raccogliere investimenti importanti“.
E se non lo capiscono? “Questa è la sfida – controbatte Boeri -. Noi dobbiamo guardare al futuro”.
Un futuro che potrebbe non essere proprio roseo viste le voci che davano lo spostamento dei depositi chimici Carmagnani e Superba proprio in quell’area.
“Questo è un tema che vola sopra di noi – conclude Boeri -. Ovviamente non è il luogo migliore e tutto quello che stiamo facendo va nella direzione opposta. Non sarebbe una scelta ragionevole“.
Aspettiamo di vedere cosa succederà. “Domani è un altro giorno” e intanto le elezioni regionali si avvicinano…
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.