Mentre l’esercito turco flagella il Nord Est della Siria con l’aiuto dei jihadisti e lo stesso Recep Tayyip Erdoğan se ne frega dell’UE e avverte dalla TV di Stato che “hanno minacciato di imporci sanzioni economiche e l’embargo sulla vendita di armi. Ma quelli che pensano di poter fermare la Turchia con queste minacce si sbagliano“, il nostro Paese non ha ancora ben deciso cosa fare.
O meglio, è dichiarazione di ieri del neo Ministro degli Esteri Di Maio che “lunedì al consiglio Ue dei ministri degli Esteri chiederemo che tutta l’UE blocchi la vendita di armi alla Turchia”.
Peccato che mentre Olanda, Norvegia, Finlandia, Germania, e Francia hanno già annunciato lo stop alla vendita, l’Italia si mobiliti solo a parole.
Sarà perché è proprio in Turchia che si fabbricano le coproduzioni belliche italo-turche di “elicotteri d’attacco leggero” Agusta Westland AW129? O sarà perché Ankara è il terzo paese al mondo per importazioni di armamenti dall’Italia?
Per certo parliamo di numeri importanti.
Riferisce l’ultima Relazione al Parlamento sull’export di armamenti del Governo Gentiloni, che negli ultimi quattro anni l’Italia ha autorizzato forniture militari per la Turchia pari a 890 milioni di euro e consegnato materiale di armamento per 463 milioni di euro. In particolare nel 2018 sono state concesse 70 licenze di esportazione definitiva per un controvalore di oltre 360 milioni di euro.
Tra i materiali autorizzati e inviati a Erdoğan ci sono armi e sistemi d’arma di calibro superiore ai 19.7mm, munizioni, bombe, siluri, razzi, missili, oltre ad apparecchiature per la direzione del tiro, aeromobili e tecnologia per la produzione e sviluppo software.
Che dire di più sulla fiacca del nostro Governo? Business is business!
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Documenti scaricabili:
Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento. Volume I
Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento. Volume II
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.