Duello dei Matteo e la fiera dei Massim(o)alisti

Reo confesso devo ammettere di essere stato uno, evidentemente fra i pochi, a rimanere davanti alla Tv, su RaiUno, dopo la partita della nazionale di calcio. Per la gara di ritorno di un altro sport, popolare o impopolare, dei nostri giorni nel nostro paese: la politica. Per il derby d’Italia definito “Il duello dei Mattei”. E di essere arrivato sino alla fine, tanto da aver impudicamente annotato su facebook “IL DUELLO DEI MATTEI. Dopo la minestrina degli azzurri a Vaduz che la partita vera sia questa? Chiede Salvini ma e siamo tutti rimbambiti?”

In buona compagnia, sarei stato disposto a giurare, anche se stamattina, incuriosito, sono stato costretto ad ammettere che magari in molti hanno fatto come me, interessati, ma hanno avuto il,pudore di non confessarlo. Anzi di indirizzarmi su false traiettorie. E poi ho scoperto che era soltanto per dar sfogo alle loro percettive ambizioni di diversità. Non so se per staccarsi da quel 33/34 per cento a cui ha fatto frequentemente riferimento uno dei due Matteo del duello, il Salvini, parlando del suo miracoloso elettorato, oppure a quel 4 per cento che viene accreditato all’altro Matteo duellante, il Renzi. Che poi la percentuale residuale è notevole, appunto il 62 per cento. Per l’Italia roba da elezioni bulgare.

Già i tifosi e i diversi, più o meno come quelli che il Festival di Sanremo, altro tormentone tutto Italiano, lo guardano tutto, compreso dopofestival e titoli di coda, ma sulla loro bacheca social non saranno mai disposti ad ammetterlo  pubblicamente, e anzi motteggiano e sbeffeggiano, quelli che ahiloro, anzi ahinoi, hanno/abbiamo il coraggio di fare pubblica ammenda. Percio’ vi dicevo che, incuriosito, mi è capitato di annotare qualche commento, tra lo stupito e lo schifato di alcuni miei amici social di cui non farò il nome, per carità, che di inimicizie ne ho fin troppe e l’anonimato talvolta aiuta. E ne ho provveduto a comporre una sorta di Zibaldone, navigando fra post e commenti.

E perciò il primo, quello probabilmente meglio formulato, con implicito riferimento alla crisi internazionale, alla Turchia, a Erdogan, ai Curdi, alle armi italiane e quant’altro: “Il mondo è in fiamme e in Italia siamo qui tra il grottesco, crudele caricaturale principio di realtà da cui siamo soggiogati”. Appena il tempo di annotare quel “siamo” che ci fa tutti compartecipi, nessuno escluso, e parte la banderuola di commenti. Perche’ facebook è così, qualcuno inizia ad ammiccare e gli altri affondano il coltello nella piaga. Percio’ si va da “circo” ad “agghiacciante”, da “vomitevole” a “due pagliacci, anzi tre”, da “indecente”- che la sintesi sui social è tutto e assicura letture e qualche like – a “tre giullari”. Sino a un più assertivo “Fede tocca ogni volta un fondo più basso”, non senza qualche confusione fra pagliacci o giullari, che dir si voglia, e reti televisive. Vabbe’ ma i social sono proprio questo. Parole in libertà e tanta confusione.

Comunque, proseguendo, sono inciampato su un onanistico “E stasera siamo tutti Matteo”. Solo che interpretare i due personaggi in cerca di autore puo’ risultare pesante. Perciò qualche tempo dopo leggo di una sorta di ritirata “Sono noiosi torno su Netflix”.

 Eggià delle serie Netflix tutti parlano, eppero’ distingue, fa in un certo qual modo giovanilisti. E che fa se poi i trailer di un altro duello, quello fra i due papi, ci hanno ormai tramortito. Giro ancora un po’ fra le bacheche e annoto: “Mi sono addormentato. Questa politica non mi appassiona più”. E intanto uno dei due Matteo, quello del 34 per cento continua a ripetere che prima o poi, fra le regionali e altre amministrative gli italiani avranno il diritto di votare. Penso fra me e me che probabilmente la prima occasione utile sarà proprio il Festival di Sanremo. E vado avanti.

Goliardico: “Meglio che alla Baistrocchi”. Rivoluzionario, anche se un pelino postmoderno, tipo “la creatività al potere”, oppure “una risata vi sommergerà”: “Dopo aver assistito ad una trasmissione televisiva durante la quale il “capitano” ha sospirato profondamente e frequentemente mi spingo a potere esclamare un POLPETTE AL POPOLO”. Con tanto di stella a cinquepunte. Che ricorda tanto l’aplomb di Maria Antonietta “Se non hanno più pane, che mangino brioche»

Infine incappo nel post risolutivo di un mio amico social che fa l’avvocato: “Comunque Renzi-Salvini è come Juventus- Cittadella (non a caso all’inizio vi avevo messo in guardia parlando di una partita di ritorno n.d.r.). In effetti è proprio come dice Salvini: il 33 per cento alla Lega significa che gli italiani sono proprio dei cretini…”. Appena il tempo di annotare che l’avvocato usa il “sono” e non il “siamo”, tipo plurale maiestatis. Ma lui evidentemente fa parte di quell’altro 4 per cento, oppure del 62. E inciampo nel commento tempestivo e lapidario: “Alla fine di dare dei cretini agli italiani Salvini va al 50 per cento e Renzi scompare”.

Giusto, tutto giusto. E allo Zibaldone in cui mi sono prodotto, che la dice lunga anche sui Rolex da polso. “Roba da macellai” diceva una volta un mio amico, povero è razzista, che non se lo poteva permettere e per colmo di snobismo ne usava uno tarocco, costringendo molti a domandarsi se fosse vero o falso. Dicevo che a concludere lo Zibaldone vorrei annotare l’ennesima frase di Ennio Flaiano, che tutto il mio inutile concionare intenderebbe comprendere: “chi rifiuta il sogno è costretto a masturbarsi con la realtà”.

Giona

Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta