Arrestato professore di Storia della mafia legato a “Cosa Nostra”: faceva il postino per i detenuti al 41-bis

OPERAZIONE PASSEPARTOUT: ANCHE IL COLLABORATORE DI UNA PARLAMENTARE DI “ITALIA VIVA” TRA I 5 SOGGETTI FERMATI PER ASSOCIAZIONE DI STAMPO MAFIOSO. COLPITA LA FAMIGLIA DI SCIACCA

Palermo – I militari della Guardia di Finanza di Palermo e Sciacca e i Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Agrigento, alle prime ore dell’alba hanno dato esecuzione a un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 5 persone, ritenute appartenenti o comunque vicine alla famiglia mafiosa di Sciacca (AG).

Sono  in corso decine di perquisizioni su tutto il territorio di Sciacca, che vedono impiegati oltre 100 finanzieri e Carabinieri, supportati da mezzi aerei e unità cinofile, che riguardano abitazioni, uffici, aziende e negozi nella disponibilità degli indagati.

IL RECLUTATORE
Dall’indagine è emersa la figura carismatica di Accursio DIMINO, detto “Matiseddu”, già condannato per associazione mafiosa nel 2010 per il suo ruolo in Cosa Nostra. Una delle sue attività nell’organizzazione criminale era quella di “reclutatore”, ma la sua esperienza era importante anche nell’acquisizione di attività economiche ed appalti di opere pubbliche nel settore edile e turistico-alberghiero, per assumere, nel primo decennio degli anni 2000, il ruolo di capo della famiglia mafiosa di Sciacca.
DIMINO, negli anni ’90 ha avuto un ruolo centrale nel mantenere i contatti attraverso i consueti “pizzini” con i corleonesi, in particolare con Riina Salvatore e Brusca Giovanni e il latitante mafioso Matteo MESSINA DENARO. Ma sono emersi, dopo la sua scarcerazione, anche rapporti con la famiglia Gambino di New York.

In riferimento a rapporti con i Gambino, Accursio Dimino aveva avuto contatti con un esponente della famiglia newyorkese per un’attività criminale che poi era stata sospesa a causa dello strano omicidio avvenuto a New york lo scorso 13 marzo di Frank Calì (alias Frankie Boy) per mano di Anthony Comello. 

Fra i fatti contestati a DIMINO nel provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Palermo vi sono le pressioni su imprenditori locali per consentire a imprese riconducibili a propri sodali di ottenere appalti, l’attività di recupero crediti a beneficio di soggetti legati a uomini d’onore, propositi di danneggiamenti e altre attività criminali nei confronti di diversi soggetti per finalità estorsive. Alcuni colloqui captati nel corso delle indagini svelerebbero inoltre come il DIMINO abbia rappresentato, in passato, l’ala più dura della famiglia di appartenenza, facendo parte del cosiddetto “triumvirato”, lo storico gruppo di fuoco operante negli anni ‘90 a Sciacca.

IL PROFESSORE CHE FACEVA IL POSTINO PER I BOSS AL 41-BIS
Nell’ambito delle investigazioni è emersa la figura di NICOSIA Antonino, esponente di rilievo dei Radicali Italiani, pure lui destinatario del provvedimento di fermo in quanto ritenuto organico alla famiglia mafiosa di Sciacca, già noto perché condannato (ma scarcerato da ormai oltre 10 anni) in via definitiva alla pena di anni 10 e 6 mesi di reclusione per partecipazione ad associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Gli approfondimenti investigativi effettuati nei confronti di NICOSIA hanno consentito di documentare il suo pieno inserimento nel contesto mafioso, emerso con evidenza anche dalle conversazioni intercorse con Dimino. Nel febbraio 2019 Nicosia avrebbe incontrato due pregiudicati a Porto Empedocle per far pervenire al latitante Messina Denaro denaro contante, ma importante è anche l’incontro con la parlamentare Pina Occhionero di Italia Viva (eletta con LeU) per poter avere accesso all’interno di diversi istituti carcerari per avere contatti con alcune esponenti reclusi di “Cosa Nostra”.

NICOSIA, che vantava anche titoli di docenza all’estero – in diverse interlocuzioni, affermava anche di essere professore di storia della mafia presso l’università statunitense di Santa Barbara -, nonché quale appartenente al Comitato Nazionale dei Radicali Italiani e direttore della Onlus Osservatorio Internazionale dei Diritti dell’Uomo (O.I.D.U.), ha operato nell’ambito assistenziale del settore carcerario, accedendo all’interno di alcuni istituti di detenzione e intrattenendo rapporti con operatori penitenziari.

QUATTRO MESI DI COLLABORAZIONE CON UNA DEPUTATA DI “ITALIA VIVA”
Grazie alle sue attività sociali e ai rapporti con la parlamentare di  Italia Viva, durati 4 mesi, NICOSIA ha partecipato ad alcune ispezioni carcerarie e ha sicuramente fatto accesso all’interno delle carceri di Sciacca (AG), Agrigento, Trapani e Tolmezzo (UD) senza la preventiva autorizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, sfruttando le prerogative riconosciute dalle norme sull’ordinamento carcerario ai membri del Parlamento e a coloro che li accompagnano.

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