Vivere col diabete in un campo profughi libanese. Tre storie di bambini coraggiosi

Houssam

Un giorno Houssam ha perso conoscenza e stava per entrare in coma. È caduto a terra improvvisamente, davanti alla sua famiglia che non sapeva cosa fare. Houssam ha dodici anni e vive in un campo profughi nella valle della Bekaa, in Libano.
Ha saputo di avere il diabete di tipo 1 una volta arrivato all’ospedale di MSF, ad Aarsal. “La notizia della malattia ci aveva davvero spaventato. Non sapevamo che potesse colpire anche i bambini e avevamo idee sbagliate sul diabete e su come funziona il trattamento”, racconta il padre di Houssam quando gli chiedono come hanno reagito alla malattia del figlio. Oggi Houssam è più a suo agio con la malattia. L’équipe di MSF gli ha consigliato di fare esercizio fisico ogni volta che è iperglicemico.
Il suo sport preferito è il calcio e ci gioca col fratello vicino alla sua tenda ad Aarsal.

Il diabete di tipo 1 è una malattia cronica che colpisce in particolare bambini e adolescenti e può portare a gravi complicanze ed effetti collaterali di lunga durata. In Libano, nella Valle della Bekaa e nel campo rifugiati di Shatila, Medici Senza Frontiere (MSF) ha introdotto quest’anno due nuove tecnologie  – il dispositivo di monitoraggio continuo del glucosio e la penna insulinica – per migliorare il trattamento di 180 pazienti diabetici di età inferiore ai 15 anni e aiutare loro e le loro famiglie ad affrontare la malattia e vivere una vita normale.

Abdallah

“Quando siamo dovuti fuggire in Libano, avevo una sola preoccupazione: che cosa accadrà se non avrò le cure per Abdallah?”, racconta sua madre. “La mia famiglia mi ha detto che il sistema sanitario in Libano è caro. Ho portato con me un glucometro, qualche striscia e insulina per coprire 30 giorni nella speranza di trovare cure più economiche in Libano. Poi ho scoperto che MSF fornisce trattamenti gratuiti per le malattie croniche e sono andata nella loro clinica a Shatila”.
Abdallah ha otto anni, vive nel campo rifugiati di Shatila, vicino a Beirut, e gli è stato diagnosticato il diabete quando aveva solo un anno e mezzo.
Oggi rifiuta il trattamento. Ha capito di essere l’unico tra i suoi amici ad essere affetto da una malattia che richiede un trattamento continuo e l’unico che non può mangiare tutto liberamente.

Bambini e ragazzi affetti da diabete di tipo 1 hanno spesso difficoltà ad adattarsi alla malattia, che dura tutta la vita e la cui terapia si basa in gran parte sulle iniezioni di insulina perché non può essere trattata con farmaci orali.
Non solo.
Uno dei problemi più gravi, denuncia MSF, è mantenere una dieta sana. Spesso, infatti, la situazione economica delle famiglie è tanto disperata per via della loro condizione di rifugiati, che non possono assicurare ai figli un pasto salutare.

Moussa

Moussa ha sei anni e due anni fa gli è stato diagnosticato il diabete di tipo 1. “Quando vede che tutti i bambini mangiano ogni tipo di snack, lei vuole essere come loro – racconta la madre -, vuole andare al negozio con gli altri bambini e prendere quello che vuole”.
A volte la sua famiglia non può permettersi un pasto sano e Moussa si ritrova a mangiare solo patate e riso. Quando accade, la madre aumenta la dose di insulina. Non ha altra scelta.

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