Bruciavano cavi elettrici per recuperare rame nell’ex baraccopoli di San Ferdinando, due arresti

Reggio Calabria – La presenza dei migranti nella Piana di Gioia Tauro è indispensabile. A chi li recluta per lavorare nei campi non interessa se siano clandestini o regolari. A loro servono solo braccia robuste per lavorare dieci ore nei campi per due spiccioli.
La vecchia baraccopoli di San Ferdinando, dopo la demolizione avvenuta con un’operazione ciclopica di mezzi, uomini e propaganda, è ridotta a un cumulo di macerie, una distesa a perdita d’occhio di spazzatura, sostituita da una tendopoli ministeriale dove possono entrare solo i migranti con il permesso di soggiorno.
Troppo pochi per lavorare nei campi. E allora si tollera che gli altri, quelli non regolari, si disperdano sul territorio, tanto i caporali sanno benissimo dove trovarli. E nella distesa di spazzatura, come è avvento nel pomeriggio di ieri, Polizia di Stato e Carabinieri hanno tratto in arresto due cittadini rumeni, Balog Petru e Nica Ionut, colti in flagranza del reato di combustione illecita di rifiuti.

La colonna nera di fumo che si levava dall’area limitrofa all’ex baraccopoli smantellata lo scorso anno, ha insospettito le forze dell’ordine che svolgevano il servizio di vigilanza e che sul posto hanno sorpreso i due rumeni in procinto di bruciare dei cavi elettrici per recuperarne il rame, per un peso di circa 26 kg, poi posto sotto sequestro dagli agenti. Perché alla fine, quando si tratta di far rispettare la legge noi italiani siamo dei fenomeni.

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