L’Associazione Nazionale Presidi ha affidato a ENI l’educazione ambientale degli insegnanti delle scuole italiane. E non è una barzelletta.
La denuncia arriva da Greenpeace, Kyoto Club e Legambiente che manifestano la propria sorpresa e preoccupazione alla notizia che ANP – l’Associazione Nazionale Presidi – ed ENI, hanno annunciato l’avvio di un programma di incontri sui temi della sostenibilità ambientale per la formazione dei docenti delle scuole italiane. In particolare, i seminari riguarderanno il cambiamento climatico, l’efficienza energetica, i rifiuti e le bonifiche ambientali.
Appare paradossale che sia proprio un colosso petrolifero, che ha responsabilità non irrilevanti proprio su due dei temi che riguarderanno le attività di insegnamento, “cambiamenti climatici” e “territori da bonificare”, ad essere chiamata dai Presidi a svolgere un ruolo chiave in questo percorso formativo. Percorso che, dovrebbe essere svolto da soggetti terzi, rappresentanti degli interessi collettivi e non di un’azienda privata che, non solo fa profitti sfruttando i fossili – di cui si dovrebbe ridurre drasticamente il consumo per evitare l’aumento esponenziale delle temperature nel nostro Pianeta – ma che in questi anni è stata responsabile di grandi impatti ambientali sul nostro territorio.
Greenpeace, Kyoto Club e Legambiente ricordano la recente vicenda di pubblicità ingannevole che ha coinvolto proprio ENI, sanzionata nei gironi scorsi dall’Antitrust con una multa da 5 milioni di euro per pubblicità ingannevole: in uno spot, infatti, definiva “green” il suo EniDiesel+ altamente inquinante.
Le Associazioni ambientaliste esprimono perplessità sul fatto che una modifica normativa – in vigore da settembre 2019 e con la quale si inserisce l’insegnamento dell’educazione civica, comprensivo dell’educazione ambientale, a partire dall’anno scolastico 2020/2021 -, venga utilizzata, in questo momento storico così importante per il futuro del nostro Pianeta, per fare pubblicità nelle scuole a un’azienda peraltro così impattante proprio su quegli stessi argomenti.
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.